L'artista ha fotografato il sistema sociale, culturale e religioso del quartiere 'operaio' di Alamar, un'area ad est de L'Avana scelta per ospitare una citta' nuova costruita attorno agli anni '70. "Appena 10 anni piu' tardi l'utopia fallisce e oggi Alamar e' espressione di sconfitta e degrado, scenario perfetto del conflitto tra sogno e realta".
a cura di Carlo Madesani
Il quartiere "operaio" di Alamar si estende ad est de L'Avana, in un area prescelta ad ospitare una città completamente nuova, pensata e costruita (dagli stessi lavoratori) attorno agli anni Settanta come città modello: il progetto della famiglia comunista del futuro.
Appena dieci anni più tardi l’utopia fallì e oggi Alamar è espressione di sconfitta e degrado, scenario perfetto del conflitto tra sogno e realtà.
Mauro D’Agati (Palermo 1968) ha deciso di posare il suo sguardo su questa scena poco attraente e ben lontana dall’immaginario collettivo che si ha di Cuba. La ricerca del fotografo è antropologica, orientata a individuare i frammenti di un complesso sistema sociale, culturale e religioso.
I luoghi rappresentati dall’artista non sono lontani da quelli di altre periferie del mondo in cui ogni giorno le persone lottano per sopravvivere a causa della povertà estrema in cui vivono e della difficoltà di inserirsi nel sistema economico.
Nessuno riesce a capire e spiegare perché Alamar smise di essere un’avanguardia degenerando nel caos. Alamar, e forse tutta Cuba stessa, non sono più il simbolo dell’ideologia socialista ma il luogo dove la precarietà e l’incertezza hanno annullato la volontà e la possibilità di cambiamento trasformandosi invece nell’abitudinario.
Le fotografie di Mauro D’Agati testimoniano e raccontano un presente reale, un passato virtuale e un futuro spettrale. Tuttavia Alamar non perde la sua speciale anima forse perché ancora cristallizzata nella sua utopia, continuando a rappresentare un momento unico nella storia di Cuba.
“La sua macchina fotografica è immediatamente diventata un’estensione dei suoi sensi grazie ad una spiccata sensibilità che gli consentiva di vedere, odorare, sentire, ascoltare la gente, i palazzi, i parchi e le strade, gli alberi e gli animali, gli oggetti. Da questa integrazione organica tra apparato meccanico e vita, da questa fusione tra estetica ed umanità, sono emerse queste immagini piene di sensi e colori che qui non sono utilizzati per occultare, edulcorare o abbellire la realtà, ma piuttosto per mitigare un eccesso di realismo che ci farebbe rabbrividire”
(Nelson Herrera Ysla ).
Immagien: Campo deportivo de la escuela secundaria - "XI festival"
Inaugurazione: mercoledì 16 novembre ore 18.30
Camera16
via Pisacane 16 - Milano
orari: martedì - sabato / 15.00 - 19.00
Ingresso libero