Fischi e botta (topi matti). Piccole formelle, valigie-scatole, grandi tele e teloni, raccontano un immaginario contemporaneo legato alle tradizioni che l'artista livornese, per la prima volta in mostra a Milano, reinterpreta in modo personale.
Prima mostra a Milano di Matteo Giuntini, artista livornese.
I fischi e botta e i topi matti, appunto, a Livorno sono i fuochi d’artificio
e i petardi.
Piccole formelle, valigie-scatole dipinte dentro e fuori, a volte animate,
grandi tele e teloni, raccontano un immaginario contemporaneo legato però alle
tradizioni che Giuntini ama e reinterpreta in modo assolutamente personale.
Il suo mondo è popolato di eroi: Mandrake, la Donna Cannone, Superman, l’uomo
con i baffi a manubrio che solleva pesi, il boxeur impavido. A questi Giuntini
toglie ogni patina di eroismo, li spoglia della retorica e li trasforma in
colorate silhouettes con cui gioca come si gioca con le figurine, in un mondo
circense, annunciato da spavalde insegne liberty-texane.
Nei lavori di Giuntini, oltre ad un’anima certamente pop, c’è tanta ironia,
malinconia, stupore, memoria, sogno: la vita, insomma.
Un lungo racconto illustrato con colori forti, linee nette di contorno,
intreccio di personaggi, che trova la sua massima espressione in una parete,
fitta di oltre duecento formelle, come tanti ex-voto luminosi e colorati,
tracce e impronte di un immaginario sospeso tra passato e futuro.
La sera del dì di festa
testo in catalogo di Sergio Vanni
Non è facile per chi, come Matteo Giuntini, è nato a Livorno, scrollarsi di dosso una
tradizione pittorica pesante, opprimente si potrebbe addirittura dire. A Livorno, si sa,
è nato Fattori e dopo di lui una schiera di artisti ha continuato imperterrita con i
buoi al pascolo, i carretti trainati dai cavalli, i covoni di grano. Qualcuno ce l’ha
fatta, a liberarsi, qualcuno che è dovuto andare lontano. Modigliani, si parva licet,
che ha trovato a Parigi la gloria e, tra amori e assenzio, la morte giovane di chi è
caro agli dei, o quel gran pittore di Gianfranco Ferroni, che ha trascinato al nord la
sua vita mangiata. Anime maledette, portatrici di pesi esistenziali che ritroviamo nella
vena dolorosa delle canzoni di Piero Ciampi, ad esempio, o, più vicino a noi,
nell’ironia amara di Bobo Rondelli.
Poi c’è un’altra Livorno, umana, divertente, chiassosa, un po’ malinconica a volte,
quella dei film di Paolo Virzì, per intenderci. E infine la Livorno tutta da ridere,
quella del Vernacoliere o dei doppiaggi irresistibili di quei monelli della banda del
Nido del Cuculo.
E Giuntini, dove lo mettiamo? Il ragazzo, indubbiamente, non denuncia nessun padre
labronico, artisticamente, si intende. Non è figlio della tradizione e neppure di
quell’aura maudit che dicevamo. Eppure ha già un suo mondo, un suo immaginario preciso,
popolato, come tutti i cieli dei giovani, di eroi. Mandrake, la Donna Cannone, Superman,
l’uomo con i baffi a manubrio che solleva i pesi, il boxeur impavido. A questi eroi
Giuntini toglie ogni patina eroica, li spoglia della retorica e li trasforma in colorate
silhouettes, per gettarli in un suo personale Barnum e giocarci come si gioca con le
figurine in giochi circensi, annunciati da spavalde insegne in liberty-texano.
Chi sa di pittura potrebbe guardare ai lavori di Giuntini con l’occhio saputo e lo
sguardo blasé, e parlare di una via italiana al pop. Vizio assurdo del critico di voler
sempre trovare una casella, e restringere il tutto nell’ambito di una definizione.
Certo, il pop può anche entrarci, la riduzione dell’eroe a figuretta quotidiana ci sta,
l’attingere con disinvoltura al mondo dei fumetti e della pubblicità in qualche modo
c’entra, ma ricondurre il tutto ad una definizione non basta. Il pop è analitico, una
critica alla società dei consumi in colori acidi e freddi.
Nei lavori di Giuntini c’è di più, molto di più. L’ironia (rieccola l’anima livornese) e
la malinconia, lo stupore, la memoria, il sogno. La vita, insomma. Un lungo racconto
illustrato con colori forti, linee nette di contorno, intreccio di personaggi.
E poi il gusto del divertimento, in un’invenzione che non si ferma alle immagini, ma va
oltre, e investe i supporti. Giuntini reinventa i portatili, quegli altarini da viaggio
che i fedeli si portavano dietro nei lunghi trasferimenti medievali, e li reinterpreta
con le sue figure che raccontano una diversa religio, quella di noi contemporanei, la
religio dell’immagine che quotidianamente ci accompagna. E poi le valigie di legno, che
si aprono e ci mostrano un mondo fantastico di figure intagliate, dove, a volte,
rudimentali marchingegni imitano le meraviglie del luna-park. Infine i teschi,
utilizzati fino alla noia nell’arte contemporanea, declinati con infiniti significati
diversi. Giuntini se ne appropria spogliandoli di qualsiasi sentimento lugubre, ci gioca
facendoli diventare divertenti maschere di Halloween.
Per questa sua prima mostra milanese l’artista ha scelto un titolo divertente: Fischi e
Botta (Topi matti), che nell’efficace e colorito lessico livornese rimandano ai fuochi
d’artificio, i primi, ed ai petardi, i secondi. In questo titolo c’è un messaggio
gioioso.
Chi scrive condivide con Giuntini l’origine livornese, e ricorda che quando eravamo
bambini e ci portavano a vedere i fischi e botta, o a sparare i topi matti, voleva dire
che era festa. Nelle tele recenti di Giuntini appaiono, qua e là, questi segni colorati,
questi fuochi d’artificio, questo festivo segno di gioia.
Ci aspettiamo da Giuntini che continui su questa strada, che continui a raccontarci il
mondo con le sue tristezze, le sue perplessità, le sue memorie, ma che tutto, come in
una sera del dì di festa, si concluda con lo spettacolo pirotecnico che mandi a letto
tutti contenti, i grandi e i bambini. Evviva.
Matteo Giuntini
(Livorno, 1977)
Vive e lavora a Livorno.
Mostre personali
2011 Life Goes On, Galleria De Freo, Berlino
2009 Riding Number, Galleria De Freo, Göteborg
2007 Delightful Story, Galleria De Freo, Malmö
Waiting the Summer, Galleria De Freo, Pietrasanta
2006 Wings for Sale, Kens Art Gallery, Firenze
2005 Good Luck, Pfeiffer Design Gallery, Basilea
2005 13 Sfoghi, Kens Art Gallery, Firenze
2004 Tutto mi viene suggerito dal mare, Galleria Arte&Arte, Pietrasanta
2003 Negli abissi della mia mente, Galleria Arte&Arte, Pietrasanta
2002 Io presento me stesso, Galleria Arte&Arte, Pietrasanta
Mostre collettive
2011 Arte Padova, con Galleria l’Affiche
2011 Affordable Art Fair, Milano, con Galleria L’Affiche
2010 ArtVerona, con Galleria l’Affiche
2010 Controvento, La Virgola - Castello Pasquini, Castiglioncello a cura di Sergio Vanni
2010 Serate illuminate, Pac 108, Centro Basaglia, Parco d’Arte Contemporanea, Livorno
2010 Giuntini-Maranghi-Broussard, Galleria De Freo, Simrishamn
2008 Italia –Indonesia 1-1 (Giuntini-Suamba), Kryptos Gallery, Milano
Catalogo in galleria
Inaugurazione: giovedì 17 novembre dalle 18.30
Galleria l’Affiche
via dell’Unione 6 Milano
Orario: da martedì a sabato, ore 16-19
Ingresso libero