La mostra fotografica 11/3 raccoglie gli scatti realizzati dall'artista nei territori colpiti dal terremoto di Fukushima che ha devastato il Giappone la primavera scorsa.
a cura di Chiara Oggioni Tiepolo
La mostra fotografica 11/3 raccoglie gli scatti realizzati da Giulio Di Sturco nei territori colpiti dal
terremoto di Fukushima che ha devastato il Giappone la primavera scorsa.
Nei giorni immediatamente successivi allo tsunami, spingendosi ben oltre le zone di interesse mediatico,
Giulio è riuscito a documentare con sensibilità e rispetto la condizione di abbandono dei sopravvissuti,
oltre all'evidente devastazione ambientale.
Un'occasione per riportare l'attenzione su una tragedia che non è più sotto i riflettori ma con la quale il
popolo giapponese continua tuttora a convivere con coraggio e fatica.
“Il mio primo contatto con Giulio Di Sturco è avvenuto proprio in corrispondenza del terremoto in
Giappone, quando aderì all’iniziativa “3/11 Tsunami Photo Project,” un libro fotografico digitale e
collettivo sul sisma e lo tsunami che avevano devastato il mio Paese.
Solo al termine del lavoro ho avuto l’occasione di incontrarlo personalmente. Avevo sempre avuto una
buona sensazione circa la persona attraverso le sue foto, perché sono simpatetiche ed espressive in
una maniera unica. Quando poi mi ha raccontato come aveva lavorato e scattato a Tohoku ho avuto la
certezza che le mie impressioni erano corrette, e il mio istinto non aveva fallito. Molti fotografi avevano
illustrato la drammaticità e la tragicità delle condizioni, mentre le sue immagini avevano un qualcosa di
caldo, ed empatico. Un’attenzione verso le persone molto più che verso le macerie che li circondavano.
Ho condiviso con Giulio i miei pensieri riguardo le migliaia di fotografie eccessivamente grafiche
pubblicate dopo la tragedia dell’11 marzo. Avevo la sensazione che alcuni fotografi mostrassero una
certa mancanza di umanità nel modo che avevano di illustrare le proprie immagini, presentare i “loro”
soggetti, tentando di rappresentare una catastrofe naturale e umana come se fosse un’opera d’arte. Ero
disgustata dalle foto presentate da questi individui, e mi sentivo a disagio nel sentirle definire
“entusiasmanti” o, peggio ancora, “belle”. Quello che è accaduto ha cambiato il mio modo di considerare
le fotografie. Mi sono accorta, mentre mi occupavo dell’editing dei lavori presentati sul disastro di
Tohoku, di essere diventata particolarmente sensibile ai sentimenti delle persone ritratte.
Giulio mi ha raccontato la sua versione della stessa storia. Mentre era in Giappone, gli era stato
sconsigliato di andare in alcune zone, semplicemente perché non avrebbe trovato nulla di interessante
e “notiziabile”. Giulio aveva ignorato il suggerimento, convinto che comunque ci fossero delle persone
abbandonate, e che valesse la pena raccontare la loro storia. La sua perseveranza ha significato
raggiungere zone e confini in prossimità dei quali gli altri fotografi si erano fermati. Le grandi sfide
affrontate sono evidenti nelle foto presentate qui, in “11/3”.
Sono particolarmente contenta che sia stata prodotta una mostra dal lavoro di Giulio. Perché le sue
fotografie sono umane, reali e dense. E perché le sue immagini sono quelle che io, tanto perché
giapponese di nascita quanto perché curatore di professione, vorrei che la gente vedesse. Il Giappone
ha ricevuto aiuti da tutto il mondo, ma la strada della ricostruzione è comunque lunga. A dispetto delle
avversità, le vittime dello tsunami, comprese quelle ritratte da Giulio, hanno una volontà forte. Sono
convinte, e certe, e fiduciose, che riusciranno a superare il momento di difficoltà e tornare ad una vita
normale. E mi auguro che chiunque possa vedere questo, e avere i miei stessi sentimenti, di fronte a
queste immagini.”
Yumi Goto
Biografia
Giulio di Sturco, 32 anni, vive attualmente a Bangkok, Thailandia.
Ha studiato fotografia all’Istituto Europeo di Design di Roma. I suoi lavori sono stati pubblicati su
numerosi quotidiani e magazine internazionali quali l’Espresso, Vanity Fair, Io Donna, The Daily
Telegraph, Time, Marie Claire, Geo, The Sunday Times Magazine, Newsweek.
Si è aggiudicato alcuni fra i più importanti riconoscimenti internazionali, fra i quali il World Press Photo
(nella categoria Arts and Entertainment), il Picture of the Year, il PDN’s 30, il Prix de la Photographie
Paris.
Dal 2008 collabora con alcune delle maggiori organizzazioni internazionali e non governative come
WHO, le Nazioni Unite, Medici Senza Frontiere, Greenpeace, Unitaid e Action Aid.
Inaugurazione giovedì 24 novembre ore 18.30
OpenMind Gallery
Via Dante, 12 – Milano
Ingresso libero