Virdi, Luciano Rignanese, Giorgio Dante, Tommaso Didimo e Roberto Ferri si rivolgono alla storia riappropriandosi della pittura.
La tragedia dell’Italia sta tutta nel fatto che siamo passati dal premoderno al postmoderno neomedioevale saltando sostanzialmente la modernità. Tutto ciò comporta semplicemente una barbarie diffusa, capillare e disperante; Roma non poteva rimanere esente da un tale fenomeno.
E’ per questo che Virdi, Luciano Rignanese, Giorgio Dante, Tommaso Didimo e Roberto Ferri si rivolgono alla storia. Il fruitore non si lasci però ingannare da Claudio Sciascia e dalla sua presunta “attualità”; infatti la Roma del Laghetto di Villa Borghese non è la Roma accertabile dall’empiria. Chiediamoci se esista una linea comune che unisca posizioni senz’altro diverse fra di loro. La linea esiste ed è quella della duplice fedeltà alla pittura e alla qualità; il che implica il perseguimento della bellezza ed il rifiuto della “strategia dell’impurità” celebrata dalle neoavanguardie.
Conseguentemente i sei ritengono che la “riapparizione della pittura” costituisca la “novità” dei nostri tempi. Infatti, dopo chilometri e chilometri di video e di lavori concettuali, l’epifania di un quadro può rappresentare una sorpresa così come apparve, ai suoi tempi, l’opera di Marcel Duchamp.
Robertomaria Siena
Inaugurazione 29 novembre
Galleria Incontro d'Arte
via del Vantaggio, 17 Roma
Ingresso libero