Capricci. Il tema dell'acqua e' ricorrente nella pittura di Bayter: il ricordo della sua terra, ma anche della sua nuova citta' di adozione, Genova, dove ha trovato il suo studio tra i carruggi e il porto.
Giovedi 1° dicembre si inaugura la personale di Federico Romero Bayter “Caprichos” alla galleria Federico Rui Arte Contemporanea, Spazio Crocevia, via Appiani 1, Milano. Il giovane artista colombiano (Bogotà, 1981), presenterà venti nuove tele dedicate a Milano e al tema dell'acqua. La mostra durerà fino al 20 gennaio ed è aperta dal martedi al venerdi dalle 15 alle 19. Il tema dell'acqua è ricorrente nella pittura di Bayter: il ricordo della sua terra, ma anche della sua nuova città di adozione, Genova, dove ha trovato studio in un palazzo quattrocentesco tra i carruggi e il porto. Ma anche Milano ha la “sua” acqua. Non solo quella dei Navigli rimasti scoperti, ma anche quella che una volta attraversava l'intera città rendendola una sorta di Venezia o Amsterdam. Il sistema dei fossati serviva a scopo di difesa e a fornire l'acqua necessaria per la vita della città e per le attività artigianali, in particolare per il trasporto delle derrate e delle merci.
Quella che oggi si chiama “cerchia dei navigli” non era altro che un canale unico che attraversava la città. Anche Leonardo da Vinci contribuì a progettare ampliamenti e chiuse, in particolare la conca del naviglio di San Marco: il suo progetto consisteva nell'allacciare il Naviglio Martesana alla cerchia interna dei Navigli attraverso due chiuse, a San Marco e all'Incoronata; in questo modo si sarebbe potuta attraversare la città via acqua, e in prospettiva collegare l'Adda al Ticino. La chiusa è ancora in parte visibile oggi. Gran parte dei Navigli vennero infatti progressivamente coperti a partire dall'Ottocento fino agli anni Trenta, quando venne completamente coperta la cerchia interna. I “Caprichos” sono storicamente delle composizioni inconsuete, fantasiose e bizzarre. Si sottraggono alla pura imitazione della natura, contrapponendonsi in origine alle regole del classicismo. Nel manierismo, nel barocco e nel rococò, iniziano le creazioni di architetture fantastiche e illusionistiche – come i paesaggi del Guardi, le carceri del Piranesi, fino ai “caprichos” di Goya, che sono una critica morale e sociale alla vita civile. Federico Romero Bayter re-interpreta in chiave contemporanea i Caprichos, immaginando una Milano ancora oggi pervasa dall'acqua, riaprendo antichi Navigli e vie fluviali che sono ormai coperte dal cemento edilizio. La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Galleria Rotta Farinelli di Genova. Capricci metropolitani acquorei di Emanuele Beluffi Osservare un capriccio in pittura dev’esser come leggere un racconto di Lovecraft o Poe. In entrambi i casi il sentimento dello spaesamento è controbilanciato dalla quiete in cui – di solito – si apprezzano tali opere dell’ingegno creativo, in piedi davanti al quadro e comodamente adagiati sul talamo col libro aperto davanti agli occhi. Pensate ad esempio a Intérieur d'une abbaye en ruine del pittore romantico francese Hippolyte Sebron. E’ la decontestualizzazione di vestigia del tutto immaginarie in un paesaggio fatto e finito che non appartiene alla realtà. L’inquietudine e la tetraggine della raffigurazione, certamente enfatizzate dalla figura enigmatica che vagola nelle ombre profonde come la notte senza fine e misteriosamente illuminata dal varco di luce gelida che da lontano s’arresta al limitare del colonnato, sembrano chiedere, per poter essere apprezzate, il porto sicuro di una fruizione quieta. Un po’ come per la categoria estetica del sublime, summa del terrore occasionato dall’infinitamente potente e dall’infinitamente grande, apprezzabile solo e soltanto se si sta dall’altra parte del delirio, osservando la scena chetamente interessati.
Naturalmente il turbamento dell’anima non è sempre caratteristica intrinseca al capriccio. Si potrebbero fare numerosi esempi, tanti quanti sono i rimandi esplicativi offerti dalla storia dell’arte occidentale. Si pensi ai Caprichos di Francisco Goya (sempre un po’ “nero” anche lui, in verità) o alle vedute e ai capricci di Francesco Guardi, dove l’anima, invece che perdersi nella verisimiglianza delirante della raffigurazione, sembra quasi riposare, protetta e ancorata a un porto sicuro. In tutti i casi agisce certamente un meccanismo che fa leva sull’inconscio, al punto tale che si potrebbe ritenere il capriccio una categoria dello spirito, un sottoinsieme di quella forma simbolica che è l’arte visiva dal forte valore archetipico. In qualche modo, consapevolmente o meno, col capriccio noi c’intendiamo. Questi capricci metropolitani di c non si sottraggono alla regola. L’ambientazione è acquorea, l’acqua dei Navigli di Milano come ora non è più. E nemmeno potrebbe essere. C’è tutto Bayter, in questa serie d’opere inedite, ma anche qualcosa di più. L’acqua e le architetture, elementi tanto cari al pictor optimus, ritornano con espressione ancora più nervosa e libera, conferendo a questa nuova produzione un afflato universale che parla il nostro linguaggio. Gli ultimi lavori di Bayter respirano di più, la loro forza è ora intensificata dalla tranquillità del segno che lascia desnude porzioni di tela e si presentano all’osservazione sufficientemente aggressivi senza perdere l’eleganza di una potenza espressiva che non abbisogna di trucchi e punti esclamativi. Sono scabri ma non virulenti, fedeli al passato ma non passatisti, ligi alla lezione dei maestri ma operativamente autonomi, si autoterminano nel non finito ma si tengono a debita distanza dalla leziosità furbetta dell’incompiuto di comodo. Insomma, Mauro Federico Romero Bayter era, è e sarà, sempre, un pittore che spacca.
Inaugurazione 1 dicembre ore 18.30
Federico Rui Arte Contemporanea
Via appiani, 1 (spazio crocevia) milano
Orari: da martedì a venerdi dalle 15.00 alle 19.00; sabato su appuntamento
Ingresso libero