Transitorieta' anche confutabili. Di formato quasi sempre quadrato, le tele di Paolo Cosenza esprimono della sua pittura la transitorieta' di una ricerca che non vuole dimostrare certezze affermative stabili. L'evento e' il terzo appuntamento del ciclo Interferenze, in cui i critici Ivana D'Agostino e Loredana Rea presentano nell'arco di tempo compreso tra gennaio e giugno otto artisti, differenti per formazione, scelte, metodologie e progettualita'.
Transitorietà anche confutabili
Martedì 18 febbraio 2003, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte
Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la personale di Paolo
Cosenza. Transitorietà anche confutabili, curata da Ivana D'Agostino.
La mostra rimarrà aperta fino al 7 marzo, secondo il seguente orario:
dal martedì al venerdì dalle 17 alle 20.
L'evento, è il terzo appuntamento del ciclo Interferenze, in cui i
critici Ivana D'Agostino e Loredana Rea presentano nell'arco di tempo
compreso tra gennaio e giugno otto artisti - oltre a Cosenza, Antonio
Menenti, Aldo Bandinelli, Vito Capone, Paolo Gobbi, Roberto Rocchi,
Raffaele Maddaluno, Andrea Ambrogetti - differenti per formazione,
scelte, metodologie e progettualità . Si spazia dalla pittura, alla
scultura, alla fotografia nell'intenzione di offrire uno spaccato delle
sperimentazioni linguistiche e progettuali della contemporaneità .
Di formato quasi sempre quadrato, le tele di Paolo Cosenza esprimono
della sua pittura la transitorietà di una ricerca che non vuole
dimostrare certezze affermative stabili.
La banalizzazione intenzionale dei colori dei fondi, rosa e azzurri come
di certe pubblicità di dolciumi e articoli per l'infanzia degli inizi
del Novecento, agisce da supporto di icone altrettanto banali, che
l'artista seguendo sue logiche compositive vi dissemina sopra,
captandole dalla comunicazione mediatica in rete, dai video-game, dai
display dei cellulari. Ne nascono, tra gli altri soggetti pittorici,
immagini icasticamente lievi come i Paesaggi internazionali con
previsioni del tempo, con la striscia di sabbia in primo piano e
l'ombrellino e le nuvolette, ed altri come Quasi un gioco da nulla, dove
l'uso del segno vivacemente cromatico tracciato con la guida del cerotto
adesivo dei carrozzieri, inframmezzato da cuciture della tela, da lui
previste come ulteriori segni a spessore di spaziatura del campo visivo,
stabiliscono il criterio di una personale concettualità espressiva. Che
proprio perché intenzionalmente ludica e realizzata quasi come un gioco,
non vuole traguardare certezze, quanto piuttosto alludere ad una zona
borderline di risultati transitori, perfino confutabili.
Studio Arte Fuori Centro,
via Ercole Bombelli 22
Roma