Galleria Arche' - Arte nel Tempo
L'istinto ed il gusto: migrazioni, nuovi appunti. Nei suoi quadri l'artista indaga i fenomeni naturali come la migrazione degli animali e i processi che la governano.
La Galleria Arché - Arte nel Tempo ospita la mostra personale del pittore Danilo Maestosi.
“Quale richiamo misterioso spinge le tartarughe a scegliere proprio quella striscia di costa del deserto
peruviano,non certo la più accogliente, non certo la più sicura, come nido per deporre le loro uova? Perchè le
rondini devono percorrere ogni anno così lunghi viaggi per rinnovare il loro annuncio di primavera?E perchè le
balene vengono a partorire proprio in quell'estremo lembo d'Africa, dove al largo incrociano le navi giapponesi
che danno loro la caccia?
Anche la Natura come la Storia gioca a dadi col destino delle creature migranti. La stessa trama di fili inivisibili,
lo stesso ricamo di scritture da decifrare che ritrovi nel travaso di sapori con cui spesso il trapianto dei popoli,
delle merci e delle diversità camuffa e compensa i suoi drammi. Nel gusto amaro della nostalgia che governa e
popola di fantasmi e colori il mettere e il perdere radici.
Prove di pittura che danno respiro leggero di appunti a questa mostra”.
Danilo Maestosi
Pittura del vissuto, pittura viva
Danilo Maestosi ritorna su un tema in parte già affrontato, ma questa volta lo guarda da un diverso
punto di vista, interrogandosi sul fenomeno della migrazione degli animali e sui misteriosi processi che lo
governano e, nel contempo, esplorando le potenzialità creative che il contatto tra culture differenti
determina là dove la dimensione dell’apertura domina sul pregiudizio. Migrazione dunque come realtà fisica
e come realtà culturale.
Se la natura detta regole, cui non ci si può sottrarre, allora vivere implica migrare da un luogo a un altro,
seguendo un istinto che conduce a una meta ben precisa. Quella e non un’altra. Ecco, Maestosi si pone
“dentro” questo viaggio, perché la migrazione è un viaggio. Un viaggio verso l’ignoto e attraverso l’ignoto.
E, allo stesso modo, se il processo creativo è, per certi aspetti, un andare verso l’ignoto, allora l’artista è, di
fatto, un “migrante”. La non stanzialità, la non assolutezza e, di contro, lo spaesamento, il relativismo che
connotano la condizione esistenziale contemporanea, collocano in primo piano l’urgenza di rifondare il
concetto d’identità su nuovi parametri, dove l’identità non è più qualcosa a sé, ma è invece da ridefinire
nella relazione, nel rapporto con l’altro. L’artista, in tal senso, nel suo spostarsi dentro e fuori di sé, nella sua
tensione verso un quid cui dare corpo sulla tela, rispondendo a una necessità interna, mette in atto un
processo dove parti di sé saranno depositate in un altrove: l’opera.
Guardare i dipinti di Maestosi ponendosi in un atteggiamento di ascolto, più che nella sola visione dei
soggetti raffigurati o cui si allude, consente di recuperare quanto accade nello spazio-luogo della tela. La sua
pittura è, infatti, una pittura del vissuto, dove il valore esperienziale della vita è forte. Nel sovrapporsi, nello
scontrarsi dei segni e delle materie cromatiche si avverte il flusso di suoni, di colori, di sapori, di odori
incontrati, di cui la memoria conserva traccia e che ritrovano oggi presenza fisica, tangibile pur nella loro
inafferrabilità.
In quello spazio-tempo l’immagine appare, afferrata e sottratta al ricordo, alla storia, ma senza
interromperne il continuum che quei solchi sulla tela sembrano rappresentare. E in questo riaffiorare, si
tessono curiose trame, le culture s’intrecciano e, percorrendo vie misteriose, le peculiarità dell’una si legano
con quelle dell’altra, scoprendo nuove risorse e nuovi stimoli verso altre direzioni.
Maestosi cattura, restituisce per necessità. E nel suo migrare verso l’immagine intesa come luogo di
relazioni, come incontro tra differenti possibilità di essere, nasce l’opera.
Maestosi è un artista “non radicato”. Condizione che lo apre al nuovo, all’accoglimento del diverso che
consente alla sua pittura di essere pittura del vissuto, pittura viva.
Ida Mitrano
Danilo Maestosi, nasce a Roma nel 1944.
Danilo Maestosi, nato nel 1944 a Roma. Giornalista ( Tempo, Paese Sera, Ansa, Rai, Messaggero con cui
continua a lavorare come critico d'arte) e pittore. La prima mostra personale Come ombre sui muri nel 1998 a
Ravello, la sua ultima Migrazioni a Roma, Galleria Ca' d'Oro nel 2011. Lavora per cicli. Tre di questi sono stati
esposti al museo del Vittoriano: Lunario(2005), Le mille e una seta(2008) portata anche a Berlino. Concerto-
Sconcerto(2010.La mostra Parabole nel 2007 è stata esposta al Macro e poi al Cairo e in altre città egiziane. Nel
2011 ha partecipato alla collettiva, In memoria della Shoa, a Tel Aviv, e Sulle orme di Marco Polo ad Hang Zou
in Cina.Nel 2010 e 2011 invitato al festival di Giffoni. Ha partecipato alla mostra Noi credevamo, Identità
graffiata, che si è appena conclusa ai Dioscuri del Quirinale . Anno scritto, tra gli altri ,di lui; Vittorio Sgarbi,
Marco Tonelli, Claudio Strinati, Massimo Bignardi, Gabriele Simongini, Carmine Siniscalco, Danilo Eccher, Ennio
Calabria, Erminia Pellecchia, Walter Veltroni.
Inaugurazione Martedì 13 Dicembre 2011, ore 18,30
Galleria Arche'
Via del Pellegrino, 59 - Roma
Lunedì 16-20 / martedì-sabato: 11-13 / 16-20, domenica e lunedì mattina chiuso
Ingresso libero