De l'eau - Trame liquide alla ricerca della vita. "Le opere in mostra criticamente e necessariamente stimolano a ricalcolare l'itinerario del pensiero dalla confutazione alla considerazione: quali sono i diritti dell'uomo?" (Angelo Favaro).
Un’esposizione di metafore e iperbati fra luce e ombra, vita e espressione della vita, voci del presente e echi lontani nella storia, miserie e virtù umane, ignoranza e consapevolezza civile, che tramano per trovare la relazione confidenziale con lo spettatore invitato a penetrare nel processo creativo e nella scissione del pensiero, che vuole comprendere cartesianamente, e dell’emozione, che vuole trovare il proprio sfogo nello stato di natura rousseauviano. I continui andirivieni fra logica e sentimento contestano la fruizione di ciascun pezzo mostrato-dimostrato, perché l’evangelo è stato scritto misteriosamente, quel che resta da comporre è il suo decreto attuativo.
Le trame alla ricerca di Fucsia s’intricano nel tempo di anni fluviali e nell’organico di spazi liquidi-scroscianti: quelli in cui si sviluppa l’Essere e per cui l’Essere procede, si mantiene, si riproduce. La liquidità informe e difforme allegorizza la potenza della libertà e della necessità. Comunque, sempre. Invincibile lo spirito dell’acqua che abita le opere di Fucsia. Inesauribile.
Le opere di Fucsia in mostra testimoniano di un impegno vagante e divagante nella forma e nella materia per afferrare (è sempre un agire fallimentare) il senso nel suo conflitto con il non-senso: si passa e trapassa opera dopo opera attraverso segni, tracce, scie di classificazioni ormai inenarrabili alla schizofrenica nostra nevrotica magnificazione degli opposti, in una insuperabile coincidentia oppositorum. Ed invece l’Opera (tutti i pezzi in mostra, che diversamente raccontano una medesima Istoria) di Fucsia con la sua poliedrica fratturazione della realtà impone che si cerchi un ordine, freme affinché si ricomponga la priorità, postula che si impari a distinguere nella mistione l’eccezione e la norma. Se compare una Venere, (dall’innografia omerica alla botticelliana reduplicazione, fino allo spot pubblicitario) che nasce dalle acque -senza stracci-, è per rammentare che la vera bellezza nasce sempre dalla fluidità del pensiero e delle forme, della civiltà, che non può esserci forma se non dall’informe, che bisogna capovolgere e moltiplicare quel che appare uno in molti, quel che appare solido in liquido, quel che nasce celeste in terrestre. È un Navigare (come apprendiamo dal titolo di una tela a tecnica mista) senza bussola, con una rotta incerta, attraverso un mare aperto, in una notte senza astri, alla volta dell’ “altrimenti” del Tondo il Mondo (altra opera in mostra, un’incisione a punta secca su cera molle).
Quel che funziona da strategia della reciprocità nelle Opere in mostra è la sorpresa di un costante rimettere in discussione (che deve proiettarsi in un rimetter-si in discussione) la vicenda artistica del tempo, dei tempi, per proporre una nuova narrazione post-identitaria globale. La cura (Battiato docet) è proprio il rincrescimento per l’errore dell’indifferenza e l’orrore del Super-capitalismo, ancora più brutale e crudele del Neo-capitalismo. Gli Angeli (falsi, falsissimi) di Volatili e suoni sono quelli della buona coscienza, che ogni notte nelle camere da letto pregano sottovoce i capricciosi bambini dell’Occidente (nativi digitali e più bestiali) nutriti dall’ egoismo e cresciuti nella finzione (affettiva-umana-religiosa): come lumache anche chi sa e ha compreso si muove lasciando scie di bava appiccicosa, e attendendo che qualcun altro agisca. Domani.
Ricercare! Non altro rimane che ricercare. Dopo essere stati tramutati in macchine da consumo e animali da lavoro, non rimane che ricercare quel che si era prima della macchina, prima dell’animale. L’intensità del dolore di quel che si fu è così storicamente penetrante che arzigogola l’anima. L’arte rimembra. L’arte ricerca. L’arte libera.
Le Opere di Fucsia in mostra criticamente e necessariamente stimolano a ricalcolare l’itinerario del pensiero dalla confutazione alla considerazione: quali sono i diritti dell’uomo? Quali quelli acquisiti ormai e condivisi dal pianeta intero? Quali quelli ancora fluttuanti nell’indecisione? Dissacrazione già dell’uomo e dei suoi diritti in quella dimensione di sogno che si sta trasformando in incubo per tutti: Matrix -trilogia del crucifige la macchina che vince l’uomo e lo supera e lo annichila- è stata profezia inascoltata: una civiltà intera (planetaria/globale) sta naufragando e non è dolce questo naufragio, ma tremendo.
Angelo Fàvaro
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Banca nazionale del Lavoro Sede Centrale
piazza Venezia, 6 - Roma
Orario: 8:35-16:15, 16 e 17 dicembre dalle 10 alle 24 in occasione di telethon
Ingresso libero