L'essenziale poesia del paesaggio. Quaranta oli provenienti da collezioni lombarde, alcuni disegni e paesaggi che vanno dal 1912 agli anni Settanta. A cura di Marilisa Di Giovanni e Daniela Simoni.
a cura di Marilisa Di Giovanni e Daniela Simoni
Si inaugura domenica 18 dicembre presso La Piccola – ex scalo merci ferroviario – di Porto San’Elpidio
la mostra Dante Montanari. L’essenziale poesia del paesaggio a cura di Marilisa di Giovanni e Daniela
Simoni, promossa e realizzata dal Comune di Porto Sant’Elpidio, con il contributo della Regione Marche
e della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, della Provincia di Fermo, della Provincia di Pesaro Urbino, dei Comuni di Fossombrone, di
Sant’Elpidio a Mare, di Ascoli Piceno, della Camera di Commercio di Fermo, con la collaborazione della
Fondazione Progetto Città & Cultura e della Associazione Amici di Dante Montanari.
Il Comitato Scientifico è composto dalle curatrici Marilisa di Giovanni, storica e critica d’arte, docente di
storia dell’arte contemporanea all’Università di Pavia, Daniela Simoni, storica e critica d’arte, presidente del
Centro Studi Osvaldo Licini, da Francesco Rossi, storico dell’arte e museologo, già direttore della Pinacoteca
dell’Accademia Carrara di Bergamo, ora direttore onorario della Quadreria Cesarini di Fossombrone e da
Chiara Gatti Pecco, nipote dell’artista e presidente dell’Associazione Amici di Dante Montanari.
Con la mostra Dante Montanari. L’essenziale poesia del paesaggio l’artista “ritorna” nel suo paese, dove
era nato nel 1896. Vissuto a Bergamo tra il 1920 e il 1939, si era poi trasferito nel 1940 a Milano dove è
rimasto fino alla scomparsa, avvenuta nel 1989. Nel corso di una lunga carriera artistica, Montanari ha
partecipato a tutte le Biennali di Venezia dal 1924 al 1950 (nell’edizione del 1930 gli viene assegnato
un premio), a tutte le edizioni del premio Bergamo, a quattro edizioni della Quadriennale romana e a
numerose mostre nazionali e internazionali, ottenendo importanti riconoscimenti.
Il suo percorso si svolge tutto nell’ambito dell’arte figurativa, trovando espressione in tematiche diverse: il
paesaggio in cui dà gli esiti migliori, la figura femminile, la maternità, i diseredati, la pittura sacra.
“Sono nato a Porto Sant’Elpidio lungo l’Adriatico della Provincia di Ascoli Piceno, da padre romagnolo a
madre marchigiana. Infanzia e adolescenza meravigliose a contatto con i figli dei pescatori protagonisti,
tutti allo stesso modo, di giochi spericolati [...] La zolla l’arbusto, la madia, la loro emanazione di essenziale
poesia è sempre stata alla base della mia attività pittorica nella speranza di riuscire almeno in qualche
momento, ad esprimerla.”
Questi appunti autobiografici di Montanari focalizzano i punti chiave della mostra: il legame con la terra
d’origine e la costante attenzione per il paesaggio, presente in modo determinante anche in molti dipinti con
figure. Il paesaggio come dimensione umana, sia esso evocazione delle colline o delle marine marchigiane,
sia suggestione della campagna lombarda o spazio urbano, paesaggi costruiti con forme salde, con uso
sapiente del colore che definisce i volumi, che suggerisce i valori atmosferici, che restituisce la poesia, una
sorta di laica sacralità dei luoghi, a tratti sconfinante con la surrealtà, fino alla trasfigurazione delle vedute
più tarde, in cui il dato reale perde definizione e diventa ricordo, emozione pura.
La mostra comprende quaranta oli provenienti per lo più da collezioni lombarde e alcuni disegni, paesaggi
che vanno dal 1912 agli anni Settanta, coprendo tutte e tre le fasi esistenziali ed artistiche di Montanari, da
quella dell’infanzia a Porto S. Elpidio fino al primo dopoguerra, ovvero gli anni della formazione, al periodo
bergamasco, dal 1920 al 1939, quello più stimolante sul piano culturale e più prolifico su quello creativo,
fino ai decenni milanesi, dal 1940 alla morte, trascorsi cercando la solitudine all’interno del proprio
studio nel cuore della metropoli, punto di incontro delle neoavanguardie, una realtà vivace e complessa
con la quale Montanari dovrà comunque confrontarsi ma dalla quale prenderà nettamente le distanze,
difendendo la propria libertà di rimanere al di fuori da speculazioni intellettualistiche.
Della prima fase sono presenti in mostra le due tavolette Bambini al mare e Panni stesi del 1912 con un
senso del colore di matrice espressionista; della seconda fase sono esposte vedute della città orobica
come Borgo Canale a Città Alta del 1924 o Colle Aperto del 1929, immagini che rievocano il paese di origine
come Giocando con la capretta del 1921 o Spiaggia con bimbi del 1922, dipinti connotati da un senso
della luce vicino alle ricerche condotte dalla tarda Scapigliatura sui valori atmosferici come Paesaggio
con temporale del 1930 o Cipressi dello stesso anno, altri vicini alle istanze novecentiste, quali Tronchi o
Case rosse del 1929, anno in cui l’artista partecipa alla seconda mostra del Novecento. Fanno parte della
terza fase alcuni dipinti in cui il dato naturale cede progressivamente il passo ad un morbido fluire delle
forme, come Castello nel bosco del 1940 o Tramonto sul fiume del 1945; questa tendenza alla dissoluzione
dei volumi si accentua nel tempo, fino a giungere a dipinti come Temporale o la serie delle Atmosfere degli
anni Settanta in cui Montanari approda ad esiti quasi informali. Degli stessi anni solitarie vedute cittadine,
cristallizzate in nette forme geometriche come Paesaggio urbano del 1940 e Mattino in periferia del 1948.
Il catalogo contiene saggi delle due curatrici e di Francesco Rossi; le note biografiche sono a cura di Chiara
Gatti Pecco.
Note biografiche
Dante Montanari nasce nelle Marche, a Porto Sant’Elpidio, il 19 luglio 1896 da padre romagnolo, Luigi,
preside a Osimo e da madre marchigiana, Luisa Ferrante. Conseguita la licenza tecnica all’Istituto Campana di Osimo, infatuato della natura e dai colori, matura
l’idea di seguire il fratello maggiore Giuseppe e di frequentare come lui a Milano l’Accademia delle Belle
Arti di Brera.
La prematura morte del padre e l’insofferenza per i dettami accademici sono tra i motivi che pongono fine
al suo progetto e al suo soggiorno milanese. Tornato a Porto Sant’Elpidio non rinuncia però al suo sogno
e, aiutato dagli zii Salvatore Ferranti e Ada Ferranti Sinibaldi, prosegue da autodidatta la sua formazione
artistica.
Del 1912 - Montanari era allora sedicenne - sono infatti due piccole tavole ad olio da lui donate ad una
compagna di studi del luogo, della famiglia Raccosta.
Del 1915 è un ritratto a matita del padre, eseguito sul retro di un biglietto da visita: seppur ridotto nel
formato è di una veridicità impressionante e rivela la misura delle sue capacità.
Nel 1915/18 la grande guerra lo vede al fronte dalla Valsugana al basso Isonzo. Del periodo sono un dipinto,
titolato Pace, e quattro cartoncini che con semplici tratti di matita blu, rappresentano momenti di quella
tragica esperienza.
Dopo la guerra, seguendo le orme del fratello Giuseppe, anch’egli artista, si stabilisce a Bergamo dove,
come affermò più volte, trascorre i migliori anni della sua giovinezza (1920/39). Nella città orobica stringe
amicizia con vari artisti: Vanni, Scattola, Mutti, Morzenti, Rossi, ma soprattutto con Alberto Vitali e Giacomo
Manzù, maestri che apprezzarono le sue qualità di pittore. In questi anni incontra e sposa Pia Pecco, che
sarà la meravigliosa compagna della sua vita.
La sua prima mostra, nel 1920, alla Scuola dei Tre Passi a Bergamo viene recensita ottimamente da Bardi
che diventerà da quel momento (di Bardi la definizione autografa su foto): “l’inseparabile”.
L’importante conferma avviene nel 1925 con la vincita del I premio al Concorso Francescano dell’Angelicum
di Milano. La grande tela S. Francesco tra il lupo e l’agnello verrà donata a Benito Mussolini. Antifascista,
Montanari non si presenterà a ritirare il premio, poiché il regolamento imponeva la divisa. Partecipa alle
Biennali di Venezia dal 1926 al 1950 e nell’edizione del 1930 viene premiato per l’opera Aratura.
Dal 1924 al 1941 è presente alle manifestazioni nazionali di pittura al Palazzo della Permanente di Milano
e alle Quadriennali di Roma e Torino.
Nel 1926 alla mostra di Ca’ Pesaro, un suo quadro viene acquistato da Vittorio Emanuele III di Savoia.
Nel 1929 partecipa alla II Mostra del Novecento italiano a Milano.
Dal 1930 al 1940 partecipa alle Mostre Internazionali di Novecento Italiano e precisamente a Birmingham,
Budapest, Atene, Colonia, Lipsia, Stoccarda e Berlino.
Dal 1939 al 1942 espone a tutte le edizioni del “Premio Bergamo”.
Dal 1940 si trasferisce a Milano, dove rimarrà fino alla morte.
Nel 1942 è premiato alla Sindacale di Milano al Palazzo della Permanente.
Dal 1954 al 1960 lavora alla monumentale Via Crucis che verrà esposta per la prima volta nel 1981 a
Bergamo.
Nel 1960 per iniziativa dell’Angelicum di Milano, il suo quadro ispirato al tema del Figliuol prodigo fa parte
della esposizione itinerante in Brasile.
Due pale d’altare furono eseguite da Montanari, la prima nella cappella privata dei Conti Picinelli a
Scanzorosciate (Bergamo) e la seconda nella Chiesa di San Giorgio alle Ferriere, per conto delle Acciaierie
Falck a Sesto San Giovanni (Milano).
Sue opere si trovano nel Museo Bonzagni di Cento (Ferrara), nella Quadreria Cesarini di Fossombrone
(Pesaro Urbino), nella Pinacoteca di Ascoli Piceno, nelle Civiche Raccolte d’Arte Antica e Moderna al
Castello Sforzesco di Milano e in diversi Istituti di Credito.
Recentemente è stata rintracciata e resa visibile per gentile concessione del Consigliere per la Conservazione
del Patrimonio Artistico presso la Presidenza della Repubblica, Louis Godard, l’opera Viso di fanciulla a
suo tempo acquisita da Vittorio Emanuele III; il quadro è stato esposto al Quirinale tra marzo e maggio
2010 per la mostra “Piccole Donne al Quirinale”.
Montanari ha pubblicato disegni in diversi giornali e riviste quali: “Italia Letteraria”, “Frontespizio”,”
Cronache” e “Emporium”.
Molti soggetti di Montanari vignettista sono raccolti nel Catalogo “Buonumore Bergamasco”, curato
dall’avvocato Cugini suo estimatore e grande amico.
Numerose le citazioni su riviste e giornali: Mario Tinti “La Nazione di Firenze”, Carlo Carrà “L’Ambrosiano
di Milano”, Piero Torriano “L’illustrazione Italiana”, Gino Visentini “L’Italia letteraria”, Emilio Zanzi “La
Gazzetta del Popolo”, Vincenzo Costantini “Il Popolo d’Italia”, Marziano Bernardi “La Stampa”, Dino
Bonardi “Il Secolo e La Sera”, Ismaele Mario Carrera “Giornale di poesia”, Ugo Ojetti “Corriere della Sera”,
Vincenzo Bucci “Corriere della Sera”, Ugo Nebbia “Emporium”, Michele Biancale “Rivista”, Emilio Radius
“Corriere della Sera”, Widmar “Nuova Gazzetta di Zurigo”, Salvatore Fiumi “The Studio di Londra”, Corrado
Pavolini “L’Italia Letteraria”. E altri come Bindo Missiroli, Decio Buffoni, Leonardo Borgese, Cesare Morali,
Lino Lazzari, Gabriele Nepi.
Ha tenuto poche ‘personali’ e non ha mai ceduto le sue opere ai ‘mercanti’ – come lui stesso affermava –
ma solo ad amici, precludendosi così anche una vita economicamente più facile.
Dante Montanari muore a Milano il 16 aprile 1989.
Tanto materiale inerente la sua vita artistica è stato ritrovato in un vecchio baule nello studio di via
Boccherini: agenzie, giornali ancora fascettati, intonsi, lettere suddivise con i nomi degli amici più cari da
Manzù al maestro Gavazzeni, da Leonardo Borgese a Bindo Missiroli, Alberico Sala, Lino Lazzari, Giuseppe
Cesarini, Gino Visentini.
Su questo materiale è cominciato lo studio e la ricerca miei e di Claudia Perversi che ha discusso la tesi
di laurea sull’artista presso l’Università di Pavia nell’anno accademico 1998/1999, relatrice Marilisa Di
Giovanni.
Sempre dal vecchio baule un piccolo foglietto, probabilmente uscito da qualche busta allegato alla lettera
di un’amica, recita: “[..].ti unisco un pensiero sulle Marche letto recentemente: “Le Marche, una gemma
scavata nel paesaggio da un acuto rossiniano, una pausa scavata nell’infinito da un desiderio di Leopardi”.
Montanari ha conservato questo piccolo appunto così come sempre ha conservato nel cuore e trasmesso
alle sue tele lo struggente ricordo dei colori e dell’armonia del suo paese.
Dopo un lungo periodo di lontananza, e per breve tempo, l’arte di Dante Montanari ritorna protagonista
nella sua città natale, Porto Sant’Elpidio.
La mostra, L’essenziale poesia del paesaggio, è infatti l’occasione per ripercorrere, attraverso circa
quaranta opere provenienti per lo più da collezioni lombarde, la lunga carriera di questo artista che ha
lasciato le Marche nel corso degli anni Venti del Novecento alla volta di Bergamo e Milano.
Un’intensa attività pittorica la sua, nel corso della quale ha saputo dare voce ed esprimere con ricchezza
di spunti e profondità poetica il senso del paesaggio in tutte le sue molteplici sfumature. Da quello della
sua infanzia, trascorsa tra le coste dell’Adriatico e le colline marchigiane, a quello della maturità, rivissuto
nella dimensione della memoria dove, al ricordo delle colline e delle marine marchigiane, si sono aggiunti
la suggestione della campagna lombarda e degli spazi urbani, testimonianza del lungo periodo trascorso
a Bergamo ed a Milano.
Montanari, come tanti altri illustri marchigiani prima di lui, ha espresso la propria vena lirica al di fuori delle
speculazioni intellettualistiche, conquistando l’apprezzamento del pubblico ed acquistando notorietà al
di fuori dei confini regionali.
L’esposizione restituisce ora il giusto riconoscimento a questo artista marchigiano, illustrandone con
ricchezza di spunti la qualità pittorica, legandone l’attività al territorio di origine e valorizzando ciò che
esso può ancora offrire in termini di fascino, arte e poesia: l’immagine del paesaggio.
Pietro Marcolini, Assessore ai Beni e alle Attività Culturali della Regione Marche
Questa mostra dedicata ad un artista del ‘900 italiano, Dante Montanari, originario di Porto Sant’Elpidio
ma vissuto in Lombardia, costituisce una nuova e importante iniziativa volta a promuovere, presso il
pubblico e gli studiosi, le grandi risorse storico-culturali del nostro territorio.
Una vita intera per l’arte quella di Montanari, artista solitario ma non isolato, uno spirito libero che ha
navigato nelle agitate, a tratti tempestose acque del secolo scorso mantenendo sempre una propria rotta,
facendosi guidare unicamente dalle propria sensibilità.
Quasi coetaneo di Osvaldo Licini, Montanari offre un punto di vista diverso nel rapporto con la sua terra
e con la contemporaneità: la sua è un’arte legata alla tradizione italiana, avversa alle avanguardie,
assolutamente figurativa. Vissuto prima a Bergamo e poi a Milano, l’artista ha mantenuto un legame
profondo con il suo paese natale nella dimensione del ricordo ed ha sempre mostrato con orgoglio le sue
radici marchigiane, che emergono costantemente dalla sua produzione artistica e dagli scritti.
È ancora una volta il nostro paesaggio collinare, nei suoi valori naturalistici, antropologici, storici, ma
soprattutto con la sua forza evocativa ad alimentare l’arte e la poesia.
Nel quadro di un progetto culturale finalizzato alla riappropriazione delle proprie origini culturali, reputo
che questa mostra offra un’ imperdibile opportunità di incontro con l’arte di un marchigiano poco
conosciuto dai suoi conterranei nonostante i significativi riconoscimenti conseguiti tra i quali il premio alla
Biennale di Venezia del 1930.
Auspico che siano soprattutto le scuole a visitare l’esposizione che offre un possibile percorso nella
complessità dell’arte del ventesimo secolo.
Giuseppe Buondonno, Assessore alla Cultura della Provincia di Fermo
Per la seconda volta, dopo la Via Crucis esposta nell’aprile del 2010 presso la chiesa Ss Annunziata,
accogliamo nella nostra città una mostra di Dante Montanari, un concittadino illustre nato il 19 luglio 1896
in una casa affacciata sulla piazza Garibaldi.
Montanari è una di quelle personalità di spicco del panorama artistico italiano che ha operato lontano
dalla sua regione natale, ma che ha sempre custodito le visuali e le amicizie della sua terra d’origine e
delle città dove ha abitato. I suoi oli, infatti, evocano i luoghi in cui ha trascorso momenti importanti della
giovinezza e della maturità come il litorale adriatico, le colline marchigiane e le valli bergamasche.
Attualmente, nella nostra regione i suoi dipinti sono presenti nella Quadreria Cesarini di Fossombrone (PU)
e la Pinacoteca civica di Ascoli Piceno. Differentemente da quanto avvenuto in altre regioni italiane e città
estere, nelle Marche non ci sono state esposizioni rilevanti. La mostra L’essenziale poesia del paesaggio
vuole colmare questa lacuna e soprattutto si prefigge di far conoscere agli elpidiensi un artista che ha
avuto un ruolo importante nella pittura del ‘900 ma che, paradossalmente, è più noto e apprezzato in altri
ambienti piuttosto che nella sua terra natale.
Il ricco percorso espositivo realizzato presso La Piccola, un ex scalo merci ferroviario ristrutturato, situato
nel cuore di Porto Sant’Elpidio, si snoda attraverso quarantuno opere provenienti da collezioni pubbliche
e private che forniranno al visitatore uno spaccato esaustivo dell’attività pittorica e della predilezione
artistica di Montanari: la rappresentazione del paesaggio. Gli ambienti rurali, urbani, industriali e marittimi
esprimono il suo amore per gli spazi aperti attraverso dipinti al tempo stesso evocativi e fedeli alla realtà.
Con questa mostra si rinnova, dunque, il benvenuto della città di Porto Sant’Elpidio a Dante Montanari
che torna nel suo luogo natale, presentato da una selezione ampia e pregevolissima di dipinti compiuta
da Daniela Simoni, presidente del Centro Studi “O. Licini” di Monte Vidon Corrado, componente della
Fondazione Progetto Città & Cultura di Porto Sant’Elpidio e da Marilisa Di Giovanni, docente di Storia
dell’Arte presso l’Università di Pavia. I materiali d’archivio, invece, sono stati messi a disposizione da
Chiara Gatti Pecco, infaticabile, affezionata ed entusiasta nipote del pittore, animatrice dell’Associazione
“Amici di Dante Montanari” di Milano.
Siamo sicuri che gli elpidiensi sapranno rendere al loro concittadino il tributo che merita, avendoli
rappresentati egregiamente in molte mostre e in tante raccolte pubbliche, private e gallerie nazionali.
Annalinda Pasquali, Mario Andrenacci
Info
Comune di Porto Sant’Elpidio
Assessorato alla Cultura
T. 0734 908314 - 908717
www.elpinet.it
Inaugurazione 18 dicembre
La Piccola
(Ex scalo merci della stazione ferroviaria) Porto Sant’Elpidio
Orari: aperto tutti i giorni dalle 18.00 alle 20.00
Ingresso libero