10 stampe e 10 polaroid, tutte opere inedite, sono presentate nella mostra "A pochi km da casa" accanto ad immagini fotografiche sulle periferie dei grandi insediamenti urbani del nord Italia che sono parte di un progetto avviato nel 2010.
a cura di Sara Fontana
Venerdì 13 gennaio 2012, alle ore 19:00, presso il Centro Civico Culturale di Treviglio, verrà inaugurata una mostra personale di Edoardo Valle (Como 1975), a cura di Sara Fontana.
L’iniziativa è figlia della prima edizione del Premio d’arte “Città di Treviglio” realizzato dal Comune in collaborazione con ALT Arte Contemporanea di Alzano Lombardo. Si tratta infatti della seconda delle due personali offerte come “premio”, in base al regolamento del Concorso Giovani Talenti 2010. Nel settembre scorso, si è tenuta la personale di Alessandro Quaranta.
Per l’occasione Valle presenta due sequenze di opere inedite: dieci stampe e dieci polaroid.
Edoardo Valle si è conquistato questa personale risultando tra i vincitori del concorso legato al Premio d’arte “Città di Treviglio” 2010. Il mistero della fotografia presentata in quell’occasione - uno scivolo abbandonato sulle acque gelide del lago - si rinnova intatto in questa serie di opere. Anzi, la sequenza di lavori ora esposti chiarisce con quale tenacia l’artista sia impegnato nella ricerca di paesaggi emblematici.
Le premesse da cui parte Valle sono inequivocabili: “Per quanto è possibile, cerco di evitare di prendere come soggetto fotografico l'uomo. L'essere umano presenta così tante variabili che i margini di errore non sono più controllabili”.
Fotografare l’uomo potrebbe risultare fuorviante. Molto più ci dice, dell’uomo, quanto l’uomo è veramente in grado di produrre. In questo senso, nelle sue immagini, Valle si limita a registrare il lato più velleitario e grottesco dell’agire umano.
Una parte delle opere in mostra sviluppa un lavoro già avviato nel 2010. Sono immagini catturate nelle periferie dei grandi insediamenti urbani del nord Italia, dove la frattura tra città e campagna potrebbe essere banalmente indefinita. E’ vero che quando la presenza umana fa un passo indietro, la natura s’insinua ambiguamente fra le architetture e recupera il suo spazio. Ma è altrettanto vero che quando l’uomo decide di lasciare dello spazio alla natura, finisce per scegliere un sempreverde/sempregrigio che faccia pendant con il cemento e con l’eternit.
Valle s’impegna a evidenziare al massimo questo senso d’inevitabile sconfitta reciproca nella folle contesa tra uomo e natura, scegliendo di scattare soltanto in giornate dai colori lividi e anonimi, quelle che tutti conosciamo e che sembrano interminabili. Valle stesso spiega meglio la sua tecnica: “Le mie inquadrature sono sempre neutrali, dritte, in bolla e possibilmente con luce diffusa, priva di ombre. Non voglio che chi guarda sia influenzato da inquadrature troppo particolari o effetti luminosi che possano in qualche modo distrarre dal "significato". Deve esserci sospensione, atemporalità, assenza/presenza”.
Nell’affascinante brano di archeologia industriale scovato a Treviglio in una fabbrica dismessa, uno strato di erba è riuscito a fatica a recuperare un proprio spazio. In altri luoghi, invece, le strutture arboree, animate e quasi umanizzate, hanno ridisegnato il paesaggio, trasformandolo in un parco fantastico nel senso più gotico del termine.
E’ chiaro che la tristezza delle fotografie di Valle è già nello sguardo che le aveva coltivate prima di coglierle. Ascoltiamolo: “Non amo pensare che la fotografia è cogliere il momento, fermare l'istante. Per me è l'esatto contrario. È fermarsi, aspettare che tutto passi, è una dilatazione. L'immagine deve essere uguale ogni volta che torno sul posto, l'unica variabile che accetto è la luce”. Nel lavoro di Valle, quindi, è escluso il ciclo della natura, non ci sarà una futura primavera, ma solo residui di un sistema divenuto anelastico. Ancora funziona, ancora lotta, ma non è più in grado di adattarsi e non può più dare frutti.
E’ interessante notare, a questo punto, come l’origine della ricerca artistica approfondita nelle stampe di grande formato sia forse da individuare nei limiti tecnici delle polaroid in mostra. In esse infatti l’impossibilità di prevedere il risultato di stampa è stato sfruttato per creare effetti di colorazione e di solarizzazione che esaltano l’atmosfera desolante dei soggetti. In una fase successiva, la cessata produzione di queste carte fotografiche autosviluppanti ha costretto Valle ad attendere pazientemente le giornate “ideali” in cui poter disporre di una luce analoga.
Luoghi un tempo deputati al divertimento e all’operosità dell’uomo sono ora diventati il deposito di scheletri arrugginiti, tracce di un progetto di aggregazione umana colto nel momento del suo abbandono. Si ha di nuovo l’impressione di trovarsi di fronte a un sistema interrotto, eppure ancora parzialmente funzionante.
Dietro il cieco affidarsi alla casualità di Valle, si nasconde in verità un bisogno assoluto di controllo. Come spiega bene l’artista: “Il filo conduttore che lega le mie fotografie è la necessità di cercare lo sbaglio che sopravvive, l'errore che crea il suo spazio, il nuovo sistema che sfrutta il vecchio sistema e spinge per rimpiazzarlo”. (Sara Fontana)
La mostra di Edoardo Valle presso il Centro Civico Culturale (vicolo Bicetti 11, Treviglio) rimarrà aperta fino a domenica 29 gennaio 2012 con i seguenti orari: da lunedì a venerdì: 15.00 - 18.00; sabato e festivi: 15.00 - 18.30.
Per ulteriori informazioni: ufficio.cultura@comune.treviglio.bg.it
0363 317502 – 0363 317520
Inaugurazione 13 gennio ore 19
Centro Civico Culturale
vicolo Bicetti, 11 - Treviglio (BG)
Da lunedì a venerdì: 15.00 - 18.00; sabato e festivi: 15.00 - 18.30