Ufficio stampa Palazzo Pigorini
1910 - 1989. Il ritorno di un figlio. Una grande mostra antologica dedicata all'intera attivita' artistica del pittore Nino Gasparri. Vi saranno esposte una quarantina di opere tra oli, disegni e studi a china: la serie di ritratti della fase giovanile, i paesaggi e soprattutto i dipinti di figura che, insieme alle opere di maggiore impegno pittorico, occupano la maturita' dell'artista.
1910 - 1989
Il ritorno di un figlio
Alle 18.30 di venerdì 28 Febbraio 2003 si inaugura a Parma, presso la Galleria
S. Ludovico, una grande mostra antologica dedicata all'intera attività artistica
del pittore Nino Gasparri. Vi saranno esposte una quarantina di opere tra oli,
disegni e studi a china: la serie di ritratti della fase giovanile, i paesaggi e
soprattutto i dipinti di figura che, insieme alle opere di maggiore impegno
pittorico, occupano la maturità dell'artista. L'esposizione, dal titolo "Nino
Gasparri 1910-1989. Il ritorno di un figlio", è organizzata dall'Assessorato
alle Attività Culturali e Teatrali del Comune di Parma e dalla Fondazione Monte
di Parma, e chiuderà il prossimo 30 Marzo. L'evento, oltre a ricordare l'artista
scomparso, le cui opere sono diffuse presso collezionisti di tutta Italia, vuole
celebrare la donazione di un'imponente dipinto alla città di Parma. La donazione
è volontà degli eredi dell'artista scomparso, tuttora considerato artista
parmigiano, anche se gran parte della sua vita artistica si svolse a Roma.
Gasparri, attualmente noto a livello internazionale, elabora una propria ricerca
formale già prima di entrare in contatto con l'ambiente romano. Dopo le
esercitazioni giovanili nei paesaggi di gusto post-impressionista, in cui la
tradizione emiliana e bolognese (Luigi Bertelli) è superata in un programma
artistico aperto alle innovazioni e sensibile alle culture europee, si inoltra,
con i maestri Carena, Romagnoli e Morandi, nello studio della figura.
Alle nature morte Gasparri si accosta giovanissimo e, pur con quella
inclinazione al colore che riporta ancora a Romagnoli e Morandi, individua giÃ
una propria via e una personale formula espressiva. Successivamente, nelle altre
nature morte dipinte fra gli anni cinquanta e sessanta, si sovrappongono
all'impianto emiliano i registri cromatici del nuovo realismo romano, con
riprese cézanniane: gli oggetti, come le figure, sono parte di quella densitÃ
biografica che è lo specifico del mondo e del modo del dipingere per Gasparri.
Negli anni centrali della sua attività prevalgono le prove di ritratto in piedi,
l'esercizio sul nudo, lo studio compiuto sulla figura, che prevede la
modellazione del colore e l'accentuazione delle luci nello spazio breve dove si
disegna la psicologia del soggetto ritratto. Diventa sempre più stringente per
l'autore l'indagine intorno al destino degli uomini: ormai, a questo punto, non
bastano nemmeno più le scene familiari a temperare una inquietudine che scorre
crescente sotto la pelle bruna del colore.
La sociologia degli anni centrali del XX secolo, da Durkheim ad Adorno e a
Marcuse, aveva tentato di spiegare il malessere della società occidentale. Ma il
pittore avverte qualcosa di diverso, di più complesso: la disperazione è parte
medesima della storia degli uomini, non è solo il portato della societÃ
capitalista o neo-capitalista. Il senso del dramma assume una risonanza corale,
si annida nelle strette fessure delle case stipate nel cuore di una città , nella
inquieta stabilità degli esseri che si accalcano nella polverulenta quotidianitÃ
senza luce e che non si acquietano nelle evasioni. La pittura diventa un rovo di
inquietudini prima dell'assillo finale che beckettianamente non giunge al
finale: assenza nella presunta presenza dell'esistere. Gasparri insegue in modo
lucidamente programmatico la sinfonia della disperazione umana. Anche i paesaggi
della maturità rappresentano le ultime pause prima della sofferenza cosmica, che
affiora nei nudi come sentimento interiore riferito alla condizione umana: la
luce si insinua come tentativo di dissolvenza del dramma esistenziale, mentre il
campo cromatico, sempre più scurito dai blu di Prussia, si estende quasi come
una pellicola esposta e annerita.
Valerio Mariani scrive: " (.) il valore poetico di questi quadri risiede nel
fatto che essi sono stati immaginati e dipinti per una esigenza lirica del
colore (.) E' questa coerenza di stile che fa dell'artista uno dei migliori del
nostro tempo (.)" (Il Narciso, rassegna internazionale d'arte e cultura, maggio
1969, pp. 52-53).
Orio Ribelli aggiunge: "(.) i quadri di Gasparri emanano, attraverso il loro
fascino arcano, pur ancorato a realtà contingenti di luoghi o figure, più che
una poesia, una musicalità che non è languore ma fremito, non nostalgia
crepuscolare, ma consapevolezza vissuta e intuita di un artista che si sente
personaggio pensante dell'epoca in cui vive, con tutti i derivanti travagli e
alternative", e, ancora affettuosamente rivolto all'autore: "(.) non possono
quindi esserti stati estranei gli impeti di un Rimskij, i folclori di
Mussorgski, o le bellezze assolute e dolente di Stravinski, in quegli estenuati
abbandoni di musica e danza che evocano fatalità e morte sino alle ritornanti
ossessività di un Maurice Ravel (.)" (Scena illustrata, luglio 1978, pp. 24-25).
INAUGURAZIONE:
Venerdì 28 Febbraio alle h 18.30
La mostra, realizzata grazie al contributo di Banca Monte Parma e della
Fondazione Monte di Parma, è aperta tutti i giorni tranne il martedì con orario
10 - 13 e 16 - 19. L'ingresso è libero.
Sarà disponibile in mostra il catalogo curato da Francesco Barocelli.
Informazioni: Silvana Randazzo, tel. 0521/218669, fax 0521/231142
ORGANIZZAZIONE:
Comune di Parma - Pal. Pigorini
Strada della Repubblica, 29
43100 Parma
Galleria S. Ludovico, Borgo Parmigianino 2/b (angolo via Cavour) - 43100
Parma