L'inatteso del quotidiano. Le immagini in mostra descrivono il 'momento' che e' si' prosaico, ma al tempo stesso appare ai confini del Surrealismo, ricordando la singolarita' intrinseca in ogni istante.
a cura di Fabrizio Gilardi di Action Art
L’inatteso del quotidiano
Matteo Alvazzi è sicuramente uno spirito inquieto, sempre alla ricerca di nuovi stimoli come è in genere un artista che si possa definire tale; egli ha infatti toccato vari approdi dell’attività umana, dalla musica suonando il pianoforte, alle attività commerciali portate avanti con un certo successo, fino alla fotografia nata dal suo gusto del girovagare a piedi per le città. Da questo suo gesto tanto scontato del camminare, anche se poi nella contemporaneità tanto quotidiano non è, prendono vita i suoi scatti fotografici e qui si puo’ suggerire un parallelo tra la caratteristica delle sue immagini che colgono situazioni in qualche misura sorprendenti che accadono durante il consueto scorrere della quotidianità, e il sorgere di qualcosa connotato in modo fortemente soggettivo, come è l’attività di un fotografo, dalla gioia semplice del camminare.
La forza delle immagini di Alvazzi è proprio quella di proporci il momento che è si prosaico, forse persino banale, ma che al tempo stesso ci appare ai confini del surrealismo e ci ricorda così la singolarità intrinseca in ogni istante.
Le singolarità sono, in fin dei conti, la normalità, cosa che si potrebbe mettere in relazione con l’affermazione, sempre sottovalutata, che non vi è niente di più definitivo del provvisorio.
Visti tutti insieme questi istanti insoliti rappresentati nelle fotografie di Matteo Alvazzi, ci pongono anche dei quesiti sulla possibile contemporaneità, se pur teorica dato che il nostro non possiede il dono dell’ubiquità, di quanto ritratto; e senza voler scomodare i grandi filosofi che su questo hanno ragionato da un bel po’ di tempo, ci chiediamo se avrebbe comunque senso parlare di contemporaneità visto che ogni istante è così fortemente connotato da essere assolutamente unico e da diventare quindi così importante per chi in qualche modo lo vive.
Matteo Alvazzi ama però anche la rigorosità geometrica e il rispetto di canoni compositivi classici come si nota anche dal frequente inserimento di elementi geometrici, siano essi particolari architettonici, di arredo urbano o anche ombre, e proprio dall’equilibrio che egli riesce a trasmettere tra questi aspetti e quelli che si rifanno maggiormente al suo istinto di esploratore inquieto, si estrinsecano le maggiori potenzialità della sua opera.
( Testo di Fabrizio Gilardi )
Matteo Alvazzi Delfrate è nato a Milano nel 1978 e vive tra Milano e Londra. Di se dice : “Ho iniziato a fotografare nel 2008, ma avrei potuto iniziare all’età di 10 anni…penso che ogni cosa avrebbe potuto essere diversa”. Lavora con strumenti analogici e solo in alcuni casi effettua interventi “vecchia maniera” in sede di stampa ma mai con programmi al computer.
La sua macchina fotografica preferita per le foto “en plein air” è la piccola Leica M6 utilizzata con obiettivo Leica F2 35 mm noto come Dentone, mentre in studio preferisce usare una Nikon D700. Fotografa per solito con pellicola Kodak Tri-X ma ci ha confessato di voler ancora provare molti tipi di pellicola.
L’organizzazione della mostra è di ‘Action art’ e di Alessandro Rizzo.
Action Art è una realtà sorta nel settembre 2009, che si propone l’obiettivo di sostenere giovani artisti emergenti, alla ricerca di visibilità sul mercato, ma privi della rappresentanza di una galleria o di un curatore. L’iniziativa nasce da una serie di appassionati del settore ed è guidata da Fabrizio Gilardi, operatore culturale e artista egli stesso.
Alessandro Rizzo collabora a diversi periodici cartacei e telematici quali Tam Tam, L’attualità, cinemaindipendente.it, culturagay.it, I segreti di pulcinella; è direttore responsabile della rivista ondine Le voci dell’agorà.
Vernissage : martedì 24 gennaio 2012, dalle 18.30 fino a tarda sera
“da Luca e Andrea”
alzaia Naviglio Grande 34, Milano
Orari : tutti i giorni dalle 7 antimeridiane alle 2, anch’esse antimeridiane. Chiuso il lunedì mattina.
Ingresso libero