In circa 50 pezzi sapienza costruttiva, materiali come legno e carta e colori vivi incontrano levita' e gioco in un'espressione che in Giappone, sullo sfondo di un immaginario ludico hypertech, e' ancora sorprendentemente attuale e perpetrata.
L’Istituto Giapponese di Cultura in Roma si pregia di presentare una forma d’arte desueta
e affascinante, densa di valenze folcloriche e di riferimenti culturali. I circa cinquanta pezzi
in mostra, raccolti sul territorio nazionale, forniscono preziose informazioni sull’ethnos del
Giappone, con le varianti locali e i richiami alle ricorrenze stagionali. Sapienza costruttiva,
materiali non artefatti come legno e carta e colori vivi incontrano levità e gioco in
un’espressione che in Giappone, sullo sfondo di un immaginario ludico hypertech, è
ancora sorprendentemente attuale e perpetrata.
Alcune testimonianze storiche hanno accertato che aquiloni e trottole, di origine cinese,
sono presenti in Giappone da più di 1200 anni.. Unico caso al mondo, ancora oggi in molte
zone dell’arcipelago se ne costruiscono migliaia di esemplari a livello artigianale,
utilizzando i design e i colori della tradizione o caratteristici delle varie regioni di
produzione. Sebbene l’interesse dei bambini giapponesi verso questa forma di
divertimento sia andato man mano scemando in seguito alla carenza di aree ludiche
all’aperto e all’introduzione di giochi tecnologici e interattivi, rimane pur vero che in
Giappone esistono ancora diverse feste ufficiali, festival e incontri amatoriali che
permettono di apprezzare e tramandare questa antica forma d’arte e d’intrattenimento.
GLI AQUILONI DEL GIAPPONE
I primi aquiloni, di origine cinese, risalgono a duemila anni fa. La loro comparsa in
Giappone è datata in epoca Heian (794-1185 d.c.), quando essi erano denominati “falchi
di carta”, traduzione letterale del loro nome cinese e riprova della provenienza
continentale. Dalla sua creazione, attraverso mille anni di storia, l’aquilone ha conosciuto
uno sviluppo straordinario, la cui ragione va rintracciata nella reperibilità delle materie
prime ottimali ai fini della costruzione dell’oggetto, come carta giapponese, bambù e
canapa, le quali, utilizzate secondo l’abilità degli artigiani giapponesi, hanno dato vita a
esemplari diversi per gusto e forma. Il Giappone è l’unico paese al mondo a presentare
una tale varietà di aquiloni.
Si narra che durante il periodo Heian gli aquiloni fossero utilizzati quali veicolo di messaggi
e che costituissero un mezzo privilegiato per la consegna di comunicazioni attraverso i
fossati o gli antri dei castelli. La vera età dell’oro, tuttavia, può dirsi il periodo Edo (1603-
1868), durante il quale la riduzione del costo della carta rese possibile la diffusione tra i
ceti meno abbienti dell’aquilone, fino ad allora esclusivo appannaggio delle classi nobili.
Quando poi la tecnica xilografica progredì e diede origine all’espressione ukiyo-e, gli
aquiloni si arricchirono di elementi pittorici e cromatici, con risultati del tutto sorprendenti.
Essi divennero talmente popolari da venire utilizzati come forma di ribellione contro lo
strapotere dei militari sui civili, i quali, facendo volare i propri aquiloni sulle proprietà dei primi, avevano l’ardire di osservarli dall’alto: tale fenomeno si diffuse a tal punto che il
governo finì per bandire il lancio degli aquiloni.
Tra gli esemplari visibili nei cieli oggi, la maggior parte reca messaggi augurali o di buon
auspicio. Si crede infatti che una maggiore altezza sia foriera di maggior fortuna, o che alla
nascita di un figlio maschio, in occasione della Festa dei Bambini (5 Maggio), debba
lanciarsi un aquilone recante il suo nome, assieme alla raffigurazione del guerriero
leggendario Kintaro, o del valoroso eroe Ushiwakamaru, al fine di assicurare al neonato
forza e salute. Molto diffuse sono anche le decorazioni con tartarughe e gru, simboli di
longevità. Spesso gli aquiloni volano a scopo apotropaico. Decorati con volti mostruosi o
demoniaci, hanno il compito di proteggere la casa, o di assicurare ai suoi abitanti salute e
serenità. Visi che mostrano la lingua hanno anch’essi una funzione tutelare, così come i
giochi basati sulla lunghezza del filo dell’aquilone.
Oggi, a causa dell’urbanizzazione dilagante, gli spazi per il volo degli aquiloni sono
sempre più limitati; a eccezione delle rive dei fiumi, i luoghi preposti scarseggiano, e i
bambini sono sempre più interessati a videogame e modellismo, involontari protagonisti
della scomparsa di una forma di divertimento tradizionale.
Alcune strutture scolastiche o comunali tendono oggi al ripristino della manualità nelle
scuole elementari, dove l’istituzione di ore di insegnamento di metodi e oggettistica
popolare ha contribuito alla riscoperta dell’aquilone. Oltre alla riproduzione delle varianti
regionali vengono realizzati esemplari nuovi, allo scopo di trasmettere ai posteri un’arte
folclorica tramandatasi di generazione in generazione.
LE TROTTOLE DEL GIAPPONE
La trottola, attraverso Cina e Corea, giunge nel Giappone pre-Heian circa milleduecento
anni fa. Considerata inizialmente un divertimento per nobili, conosce in seguito un’ampia
diffusione. Nell’era Genroku del periodo Edo (fine XVII/inizio XVIII secolo) la trottola è
protagonista di una forma di intrattenimento professionistica detta kokyukoma, che diviene
presto molto popolare. Contemporaneamente riscuote un notevole interesse anche il
kenkakoma, lett. trottole combattenti, che anima un vivace gioco d’azzardo, spesso causa
di fortune o sventure per gli scommettitori.
Attualmente esistono in Giappone oltre mille tipi di trottole, dalle semplici rotanti alle più
elaborate per veri esperti, di misure che vanno dagli 0.5 mm della più piccola ai 90 cm
delle più grandi. Le trottole possono, a seconda della modalità di utilizzo, suddividersi in
quattro gruppi principali: a rotazione, a sfregamento, a corda, da lancio.
Inoltre si annoverano tra le più insolite anche trottole sonore, o altre, dette “dispettose”,
dall’apparenza astrusa, quasi impossibili da utilizzare.
La trottola perfetta è quella bella da vedere e precisa nel movimento. Nella creazione di un
esemplare di buona fattura è importante il baricentro. I materiali classici sono il legno
d’acero o di corniolo ben asciutti, che tuttavia presentano un divario di peso tra la parte
esposta a nord e l’altra opposta, elemento non trascurabile nella collocazione esatta del
centro di gravità di un oggetto in rotazione.
E’ estremamente difficile comprendere le leggi fisiche che regolano la rotazione delle
trottole; tuttavia possiamo immaginare che il pianeta Terra sia una sorta di enorme trottola,
che ruota perennemente intorno al proprio asse. Ed è interessante che su tale
megatrottola ci siano appassionati che a loro volta ne utilizzano di piccole. Oggi il numero
degli artigiani va via via riducendosi, favorendo la scomparsa di un’arte tanto antica e
tradizionale, la cui promozione sarebbe senza dubbio auspicabile.
Immagine: Trottola con bambolina Teruterubozu (Yamagata, Pref. Yamagata).
Info: Maria Cristina Gasperini/Istituto Giapponese di Cultura 06 3224754 gasperini@jfroma.it
Istituto Giapponese di Cultura
via Antonio Gramsci 74 Roma
orario: lun-ven 9.00-12.30/13.30-18.30 merc fino alle 17.30
ingresso libero