Quantobasta. Un corpus di opere scultoree nuove: 11 lavori chiusi in teca, in cornice, ora in campane di vetro di mediterranea e sacra memoria oltre ad una video installazione.
a cura di
Roberta Fiorito
Nico Murri
Francesco Paolo Del Re
La galleria d’arte contemporanea Fabrica Fluxus è lieta di continuare la sua stagione espositiva e inaugurare il 2012 con la talentuosa scultrice Claudia Giannuli. Gli spazi si fanno intimi e “familiari” prestandosi ad ospitare un corpus di opere tutte nuove: 11 lavori chiusi in teca, in cornice, ora in campane di vetro di mediterranea e sacra memoria oltre ad una video installazione curata da Nico Murri.
Rumori caotici di sottofondo, si distingue il tintinnare delle pentole che urtano fra di loro… O forse di piatti… E lo scorrere dell’acqua… Poi un sovrapporsi di voci concitate, urla… il volume sale sino ad occuparmi tutta la testa, e si affastellano memorie, ricordi… la sensazione di qualcosa di familiare venato dal turbamento, una trama di sensazioni contrastanti…
Questo, grosso modo, è quello che pensai quando vidi per la prima volta i lavori di Claudia Giannuli. Il corpus di opere, che consta di 11 lavori chiusi ora in teca, ora in cornice, ora in campane di vetro di mediterranea e sacra memoria oltre ad una video installazione curata da Nico Murri, funzionano all’unisono quasi come fossero singoli attimi di un un’unica storia … Quasi fossero un unico dispositivo. Frammenti o frame, mutuando il termine dal gergo cinematografico che mai come in questo caso trovo assolutamente adatto, che congelano istanti di una narrazione che, procedendo per singoli “episodi”, parlano della crudele banalità del quotidiano, di frustrazioni e fallimenti, di torbidi sentimenti, senza mai cadere nel patetico ma spesso con ironia, disillusione e anche un pizzico di cinismo.
Sculture, dicevamo, o meglio: microcosmi, osservati come da un cannocchiale rovesciato, a cui ci si avvicina con delicatezza e in religioso silenzio, e con la fragilità della ceramica e dei vetri cristallini, con la minuzia, quasi maniacale, con cui ogni particolare è curato, ti sussurrano sotto voce e poi lentamente si insinuano e si sedimentano. Ci parlano attraverso “figurine” fortemente semplificate, cifra stilistica che caratterizza il lavoro della Giannuli, essenziali quasi come se il tempo che è passato abbia attuato una sorta di inevitabile stilizzazione che ha lasciato e fatto ricadere solo l’essenza delle “cose”. E le “cose” possono essere tante e affastellate come sul tavolo di “ Tick Tick Tick ” o sotto la gonna de “La vecchia”, oppure semplicemente un paio di forbici sul pavimento, o una goccia di sangue che stilla da un cuore tenuto a guisa di trofeo. Gesti ed espressioni che n qualsiasi caso funzionano come delle micce che innescano epifanie e rimandi. Catalizzatori di memorie e ricordi che sono dell’autrice ma che parlano un linguaggio universale, riferiscono ad un immaginario collettivo.
Analizzando i lavori di Claudia, figlia di questa età contemporanea cresciuta a pane e internet, salta all’occhio come i numerosi input iconografici, la modalità di composizione e realizzazione dei lavori, attingano a piene mani tanto dalla cultura “alta” quanto da quella “popolare” e dalla cultura di massa senza soluzione di continuità. Recupera un immaginario tradizionale e sacro mescolato a stilemi neo pop derivati dai cartoon e dai manga giapponesi. C’è poi una forte componente “ludica”, a mio avviso non affatto trascurabile. Se già iconograficamente il riferimento al gioco “delle bambole”, dalle classiche casette a Barbie ai più moderni videogiochi, è lampante, non è da trascurare il valore simbolico e metaforico che questa scelta assume. Nel tentativo di risistemare e mettere ordine nella moltitudine di sensazioni e memorie, stereotipi e cliché, l’operazione di “miniaturizzazione” del mondo diventa il mezzo attraverso il quale Claudia riesce a prenderne il controllo, ad impossessarsi di paure e inquietudini rendendole così addomesticate per poterle, poi, liberamente ricomporre.
Il gioco diventa, quindi, un tramite attraverso il quale l’artista dà voce a condizioni emotive e sociali burlandosi dello stereotipo e delle convenzioni con l’ironia di chi si sente, in fondo, chiamato in causa. Il tutto, però, è ben lontano dall’essere assimilabile ad un diario di confessioni autobiografiche o a sfoghi passionali; è un racconto feroce, quello che la Giannuli mette in scena, trattato, certo, con delicatezza, avvolto da delicati toni fiabeschi e onirici che riferiscono ad una sensibilità quasi neo-naive e neofolk, ma giocoso fino in fondo e per questo inevitabilmente crudele.
Opening: sabato 11 febbraio ore 19.00
Fabrica Fluxus
via Marcello Celentano 39 Bari
Orario: Lunedì 17.30-20.30, dal Martedì al Sabato 11.30-13.30 e 17.30-20.30