'Il fascino delle angeliche vampirelle dei B-movies del regista francese Jean Rollin, ma soprattutto le figure create dal grande David Linch, fanno il resto. Barbara tiene a precisare che non è una fotografa: lavora piuttosto come un fashion editor che prepara uno scatto di moda.'
Pic-nic
Sabato 8 marzo, in occasione della Festa della Donna, lo SpazioZebra inaugurerà Pic-nic, il nuovo progetto artistico di Barbara Barbantini.
Con la presenza dell'artista e delle sue modelle.
''Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave''
La preparazione dell'effimero luccichio delle majorettes, i piccoli riti delle ginnaste prima delle gare, il trucco troppo pesante per il ballo scolastico di fine anno, sono alcuni dei temi su cui si sviluppa il lavoro di Barbara Barbantini.
Le foto ed i video, così come le borse e le collane che Barbara crea, vengono costruiti con la stessa cura che impiegava sua nonna, modista della provincia Emiliana, nel rendere veri i sogni e le fantasie di una sera. Un po’ come bambina con le bambole, Barbara ama vestire e svestire a piacimento le ragazze che sceglie come modelle, creando un rapporto di complicità che sfiora le cavità ombrose dell’universo femminile e dei suoi desideri.
L’esperienza di costumista e scenografa con il gruppo MGZ e la passione per certo teatro italiano contemporaneo (Fanny & Alexander e Societas Raffaello Sanzio) sono alla base della sua consapevolezza di quanto un singolo accessorio o un piccolo gesto possano evocare l’evidenza di un personaggio e, al tempo stesso, crearne il mistero.
Il fascino delle angeliche vampirelle dei B-movies del regista francese Jean Rollin, ma soprattutto le figure create dal grande David Linch, fanno il resto. Barbara tiene a precisare che non è una fotografa: lavora piuttosto come un fashion editor che prepara uno scatto di moda.
La cura del trucco, la scelta di abiti e degli accessori, la giustapposizione dei tessuti, servono a rendere concrete e visibili le sue fantasie nelle immagini come negli oggetti. La tecnica di per sé imperfetta e poco controllabile del polaroid a sviluppo istantaneo vela del mistero di cromie impreviste le inquadrature accuratamente studiate. I risultati sono frammenti di storie appena suggerite in cui la potenziale componente narrativa diventa il motore che sposta l’immaginario di chi guarda ad un prima ed un dopo sconosciuti.
La serie intitolata Pic-nic è composta da stampe digitali tratte da scatti realizzati dall’anno 2000 alla settima scorsa ed è tutt’altro che conclusa. In un vago ambiente campestre, le ragazze si nascondono dietro maschere di animali - metafore di desideri e timidezze - immerse in un'atmosfera lucida e onirica al tempo stesso. Le borse e la bigiotteria esposte sono solo un altro aspetto del piacere di combinare stoffe, forme e colori legato alla pratica della vestizione. Animare di ricchi damaschi l’essenzialità del quadrato in borse ispirate alle forme di Pierre Cardin, del resto, è un gioco formalmente analogo all’inquadrare stoffe colorate nel formato del polaroid: un gioco leggero e serissimo, con tutta la dolce tristezza delle cose che sono destinate a svanire.
Massimo Palazzi
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