WunderBlack. Forme semplici che si spingono nei territori del monocromo. Nella manualita' e nel tempo stesso dell'esecuzione l'artista trova il principio della storia che vuole raccontare.
a cura di Maria Rosa Pividori
presentazione di Matteo Galbiati
Mauro Patrini
Il principio della forma e della storia.
Una delle cose che maggiormente viene ricusata dalla società contemporanea, che pensa solo alla propria
crescita e rimane concentrata sul proprio progresso, è la storia. La tendenza deplorevole sappiamo essere
quella di dimenticare frettolosamente il proprio passato. Il peso delle tradizioni, del vissuto o delle esperienze
sembra un fardello inutile che pare addirittura, per assurdo, ostacolare il nostro miglioramento. Raramente
viene inteso come terreno fertile su cui seminare il nuovo. C’è qualcuno che, però, di questo legame con il
nostro trascorso non fa un vincolo da sciogliere ma un pregio da alimentare. L’esercizio di quello che è stato
diventa luogo fecondo in cui coltivare un nuovo pensiero, una consapevolezza attenta e sensibile. E se a
fare questo è un artista, si pensa alla manualità d’azione che ne caratterizza l’opera e ne è base strutturante.
Fa ricerca sulla tecnica usata, senza dover per forza di cose guardare solo ai tecnologismi del presente.
Pensa al fare antico, per essere attuale.
Ho da poco conosciuto Mauro Patrini – persona dai modi gentili e diretti, mai frettolosi ma schiettamente
determinati, riservato e al contempo aperto al dialogo – e dalle prime nostre parole spese è emerso subito
chiaro questo suo atteggiamento. Questa innata e sentita disposizione a riconoscersi legato al tempo della
sua/nostra storia. A partire dal suo lavoro. Dal suo strumento...
Ma non è interessante tanto questa tecnica, caratteristica delle nostre zone, quanto come Patrini la abilita a
mezzo espressivo, ad arte totalizzante. Fine a sé, unico mezzo per traslitterare un messaggio dal contenuto
poetico. Non dimentica della storia, ma nemmeno imprigionata nello scopo di farsi solo imitazione, di
strumento asservito alla simulazione. Non mette in evidenza il virtuosismo per mimetizzare lo sguardo, ma
per trovare nel corpo della sua sostanza il senso di un differente guardare. Patrini lavora come un artigiano,
ma parla – nelle opere – come un artista. Senza certificazioni inutili.
Se della scagliola Patrini conosce ogni segreto, proprio per questo, nella manualità e nel tempo stesso
dell’esecuzione trova il principio e la formulazione della possibile storia che vuole raccontare. Dentro questo
sapere attinge la radice del pensiero e della riflessione che si pratica come visione. Riesce a rendere il
mezzo, il tramite, elemento già dialogante oltre la forma in modo così netto e conciso da farsi bastare cromie
contenute, forme semplici che si spingono fino al complesso territorio del monocromo. Spazio mentale,
intimo e interiore che carezza l’assoluto.
In questi termini storia e tradizione diventano, nell’abilità manuale, mezzo narrante ancora attivo e,
soprattutto, attuale. ... (dal testo di Matteo Galbiati)
si ringraziano Guido Galimberti - Opera Art Solutions
Inaugurazione mercoledì 07 marzo 2012 ore 18 - 21
10.2! DIECI.DUE! international research contemporary art ac
Via Volvinio 30 [ passo carraio ] Milano
aperto da martedì a venerdì dalle 15,30 alle 19 e su appuntamento
ingresso libero