"After Diana Vreeland" riflette sul contributo museografico della leggendaria editor (Harper's Bazaar, Vogue) sul fashion curating, tentando di restituire l'incedere di una donna che ha generato uno spaccato d'avanguardia nell'alta moda del '900. Un excursus di storia e stile tra manichini, abiti e fotografie. La mostra "Avere una bella cera. Le figure in cera a Venezia e in Italia" si propone di analizzare un campo poco indagato della storia dell'arte in un percorso che prende l'avvio dal tema del calco e della maschera funebre.
a cura di Judith Clark e Maria Luisa Frisa
Si tratta della prima grande mostra italiana basata sul binomio ‘moda e museo’ dedicata alla eclettica e brillante figura di Diana Vreeland, quale critico di moda, scrittrice, leggendaria fashion editor di Harper’s Bazaar, editor in chief di Vogue (America) e special consultant per il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York.
La mostra DIANA VREELAND AFTER DIANA VREELAND curata da Judith Clark e Maria Luisa Frisa da un’idea di Lisa Immordino Vreeland, riflette quindi sul contributo museografico di Diana Vreeland, sulle folgoranti mostre moda e sul fashion curating. Concetti che furono caratterizzanti per la Vreeland e fondamentali per la nuova installazione che cerca di restituire il magnifico incedere di una donna che ha generato uno spaccato d’avanguardia nell’alta moda del ‘900.
Facilmente riconducibile all’idea della Vreeland, il progetto allestitivo e tematico della rassegna supera la ‘mera’ esposizione di abiti su banali supporti . Per la Vreeland il manichino ha un ruolo fondamentale nell’exhibition design. Gli ‘antagonisti’ per così dire di questa mostra saranno 35 manichini progettati apposta per l’occasione, frutto del sodalizio creativo tra Judith Clark e La Rosa, capaci di coniugare creatività e rigore scientifico, con contenuti simbolici e qualità strutturali. Il preponderante image maker e l’attitude della Vreeland trovano eccellente rappresentazione nelle nuove creazioni ‘La Rosa’, anticipatrice di gusti e tendenze dallo stile unico e intramontabile. Così come i coloratissimi manichini stilizzati esposti in cabinet, ricalcheranno le tonalità delle grafiche utilizzate dalle riviste di moda degli anni sessanta, attraverso i toni del viola, del verde, dell’oro , dell’argento fino al bianco laccato. Un excursus di storia e stile, scandita attraverso straordinari manichini vestiti con abiti di Yves Saint Laurent e Givenchy indossati dalla stessa Vreeland, provenienti dal Metropolitan Museum of Art di New York, oppure alcuni pezzi formidabili di Balenciaga di proprietà del Cristóbal Balenciaga Museum o di Saint Laurent della Fondation Pierre Bergé-Yves Saint Laurent e poi ancora pezzi unici, preziosi e iconici di Chanel, Schiaparelli, Missoni, Pucci e costumi dei Ballets provenienti da prestigiose collezioni private e archivi aziendali.
Un atemporale ‘meltin pot’ di tendenze e stili miscelate con le caleidoscopiche sfaccettature della vita e della carriera di una straordinaria e complessa figura femminile che ha rivoluzionato un secolo di moda e di giornalismo.
La Rosa presenzierà inoltre, al primo convegno internazionale dedicato alla disciplina del fashion curating con la partecipazione dei nomi importanti quali Harold Koda, Akiko Fukai, Kaat Debo, Alexandra Palmer, Amy de la Haye e Stefano Tonchi.
Ufficio stampa - Carlotta Cassani: Carlotta.cassani@larosaitaly.com, 02 99044222
Inaugurazione 9 marzo su invito dalle 12 alle 20
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Avere una bella cera.
Le figure in cera a Venezia e in Italia
La mostra si propone di analizzare un campo poco indagato della storia dell’arte, quello
delle figure in cera a grandezza naturale, soggetto affascinante che in anni recenti ha
suscitato l’interesse di numerosi artisti contemporanei, ma al quale non è mai stata
dedicata una esposizione tematica.
Il progetto dell’esposizione nasce da due felici coincidenze: l’esistenza nelle collezioni
pubbliche e negli edifici di culto veneziani di una serie di ritratti in cera e il centenario del
primo saggio dedicato alla storia del ritratto in cera, Geschichte der Porträtbildnerei in
Wachs, opera del celebre storico dell’arte della scuola viennese Julius von Schlosser, del
quale è uscita di recente la prima edizione italiana, curata da Andrea Daninos.
La mostra riunirà per la prima volta le poche testimonianze di questo genere esistenti in
Italia, presentandole in un percorso che prenderà l’avvio dal tema del calco e della
maschera funebre. Nella prima sezione saranno esposte una serie di maschere funebri in
cera di dogi veneziani (XVIII secolo), testimonianza pressoché unica dell’uso di “doppi” in
cera nelle cerimonie funebri. Il visitatore potrà quindi ammirare l’unica testimonianza
visiva pervenutaci di figure votive a grandezza naturale, il Libro dei miracoli di Vincenzo
Panicale, manoscritto degli inizi del XVII secolo, che documenta i voti posti nel Santuario
di S. Maria della Quercia a Viterbo.
Seguiranno volti di santi e di criminali, due soggetti ricorrenti nella tradizione cero-
plastica. I primi saranno rappresentati da dodici busti di santi francescani, databili al XVIII
secolo, realizzati in cera con occhi di vetro e capelli veri, opere che costituiscono un
unicum di questa particolare iconografia religiosa. In contrapposizione sarà possibile
vedere una serie di ritratti di criminali, realizzati alla fine dell’Ottocento dall’allievo di
Cesare Lombroso, Lorenzo Tenchini.
La sezione centrale della mostra è dedicata alla tradizione del ritratto in cera in Italia.
Introducono questa sezione due figure-ritratto vestite a grandezza naturale, che
rappresentano due bambini veneziani del Settecento. Le due opere, già ricordate da
Schlosser e da Mario Praz, che le paragonava ai protagonisti del Giro di vite di Henry
James, oggi conservate nei depositi di Palazzo Mocenigo, non sono state esposte al
pubblico da decenni e la loro presentazione costituirà certamente motivo di stupore per la
qualità dell’esecuzione e per l’inquietante realismo.
La scuola bolognese, unica città in Italia dove l’arte del ritratto in cera a grandezza
naturale ebbe vasta diffusione, sarà rappresentata da veri e propri specialisti del genere,
Luigi Dardani, Angelo Gabriello Piò e Filippo Scandellari.
Nell’ultima sezione la mostra presenterà le opere di due artisti che lavorarono fuori
d’Italia, autori di esposizioni di figure in cera. Di Joseph Müller-Deym, misterioso nobile
austriaco, che nel Settecento a Vienna possedeva un celebre museo delle cere, sarà
presentato il ritratto di Maria Carolina di Borbone mentre del piemontese Francesco Orso,
che negli anni della Rivoluzione francese aprì a Parigi un’analoga esposizione di cere,
saranno presentate le opere realizzate per la corte Sabauda.
La ricchezza ed eccezionalità delle opere in mostra è dovuta alla generosità di prestiti
provenienti da chiese, università scientifiche e musei come il Museo del Dipartimento di
Anatomia Umana, Farmacologia e Scienze Medico-Forensi dell’Università di Parma, il
Palazzo Reale di Napoli ecc.
Il catalogo che accompagnerà la mostra, curato da Andrea Daninos, conterrà, oltre alle
schede delle opere esposte, realizzate con la collaborazione di vari studiosi, un saggio
esauriente dedicato al ritratto in cera in Italia.
La mostra è realizzata con il sostegno di
Pandora Old Masters New York
e con il contributo di
ETRO S.p.A. per i restauri
Catalogo
Officina Libraria
Testi di
Andrea Daninos, Guido Guerzoni, Giovanni Ricci, Emanuele Trevi
Informazioni: visitmuve.it
info@fmcvenezia.it
call center 848082000 (dall’Italia)
+3904142730892 (dall’estero)
Vernice stampa:
9 marzo 2012 dalle 10 alle 12
Opening: venerdì 9 marzo 2012 dalle 12 alle 20 (esclusivamente su invito)
Museo Fortuny
S. Marco, 3958 (San Beneto) Venezia
Orari: Tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00 (biglietteria 10.00 – 17.00);
chiuso il martedì e 1 maggio
Ingresso: Intero: 10 €
Ridotto: 8 €
ragazzi da 6 a 14 anni; under 25, over 65; accompagnatori max. 2) di gruppi di ragazzi o
studenti; personale* del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; titolari di Carta Rolling
Venice; soci FAI; residenti e nati nel Comune di Venezia