Castello di Rivoli
Rivoli (TO)
piazza Mafalda di Savoia
011 9565222 FAX 011 9565231
WEB
Piero Gilardi 1963-1983
dal 29/3/2012 al 5/5/2012
mar - ven 10-17, sab e dom 10-19, la biglietteria chiude 30 minuti prima

Segnalato da

Silvano Bertalot




 
calendario eventi  :: 




29/3/2012

Piero Gilardi 1963-1983

Castello di Rivoli, Rivoli (TO)

I primi "tappeti - natura" degli anni '60 sono accostati a una serie di documenti, disegni, scritti, progetti per manifesti, filmati di manifestazioni politiche e di azioni collettive che sono parte della sua storia. La mostra si chiude con il progetto "Le scatole viventi" in cui opere della collezione del Museo suggeriscono legami e connessioni inediti; in questo caso Gilardi ha scelto lavori realizzati da artisti con i quali ha avuto stretti rapporti di collaborazione.


comunicato stampa

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Quarto episodio de Le Scatole Viventi

A cura di Andrea Bellini

La mostra che il Castello di Rivoli dedica a Piero Gilardi si concentra sui primi 22 anni di attività dell’artista torinese, dai primi “tappeti - natura”, opere che gli procurarono un notevole successo internazionale negli anni Sessanta, fino ad un’ampia serie di documenti che illustrano la sua decisione di uscire dal sistema dell’arte per dedicarsi prima ad un’attività di volontariato “creativo” all’interno di un ospedale psichiatrico e poi alla militanza politica e sociale.

Come scrive Andrea Bellini, curatore della mostra, “Piero Gilardi, attraverso la sue azioni collettive e la sua produzione saggistica incentrata sulla questione delle relazioni umane e sul rapporto tra arte e società, può essere considerato il vero precursore della cosiddetta arte relazionale, cioè di quella tendenza artistica -sviluppatasi negli anni Novanta- che ha cercato di trasformare le opere d’arte in occasione di coinvolgimento umano”.

Figura irregolare del panorama artistico italiano, Gilardi sfiora prima le tematiche Pop con i tappeti natura, poi partecipa attivamente alla nascita del movimento dell’Arte Povera, senza mai identificarsi in un gruppo artistico preciso. Il rifiuto radicale di considerare l’opera d’arte come un bene di consumo lo porta - a cavallo degli anni Settanta - ad abbandonare qualsiasi produzione oggettuale, per un coinvolgimento diretto nel sociale. Come pochi altri artisti, Piero Gilardi è mosso dalla convinzione assoluta che l’arte possa cambiare la vita delle persone e che debba partecipare alla trasformazione della società, migliorando così l’ambiente in cui viviamo.

Il progetto espositivo comprende una rassegna filologica delle prime opere dell’artista torinese, dalla Macchina per discorrere (1963), al Vestito stato d’animo (1964), per passare alle opere in poliuretano come Igloo e Trilite spezzato (1964), fino ad alcuni celebri tappeti-natura, tra cui ricordiamo Mais e Torrente secco (1967). Accanto a queste opere i visitatori potranno scoprire per la prima volta una straordinaria serie di documenti, disegni originali, scritti autografi, progetti per manifesti, filmati di manifestazioni politiche e di azioni collettive. Questa complessa documentazione non ricostruisce semplicemente la storia dell’artista, ma finisce per delineare un pezzo importante della storia recente del nostro Paese.

La mostra si chiude con il progetto “le scatole viventi”: le opere, parte delle quali appartenenti alla collezione del Museo, dialogano con la mostra in corso suggerendo legami inediti e connessioni tra personalità spesso molto diverse tra loro. In questo caso è stato lo stesso Gilardi a scegliere le opere da esporre, tutte realizzate da artisti con i quali ha avuto stretti rapporti di collaborazione nel corso degli ultimi cinquant’anni: Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Claes Oldenburg, Richard Long, Jun Tacita, Michel Blazy ed Eduardo Kac.

Il giorno dell'inaugurazione, alle ore 18, nel teatro del Museo partecipano al simposio dedicato a Piero Gilardi: Andrea Bellini, curatore della mostra, Tommaso Trini, scrittore e critico d'arte, Angela Vettese, docente universitario e curatore, Diana Franssen, curatrice del Van Abbemuseum di Eindhoven e l'artista stesso.

Nel settembre 2012 la mostra sarà presentata al Van Abbemuseum di Eindhoven e successivamente, nel gennaio 2013, al Nottingham Contemporary, Nottingham.

Note biografiche

Piero Gilardi nasce a Torino nel 1942. Nel 1963 realizza la sua prima mostra personale Macchine per il futuro. Due anni più tardi realizza le prime opere in poliuretano espanso ed espone a Parigi, Bruxelles, Colonia, Amburgo, Amsterdam e New York. A Partire dal 1968 interrompe la produzione di opere per contribuire con la sua riflessione originale all’elaborazione teorica delle nuove tendenze artistiche degli anni Sessanta: arte povera, land art, antiform art. Intellettuale curioso e instancabile Gilardi viaggia alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti ed in Europa, raccogliendo informazioni su molti giovani artisti divenuti in seguito celebri. Questo suo network e questo sistema di relazioni costituiranno nel 1969 un materiale molto prezioso per l’organizzazione di due mostre leggendarie, When attitudes become form, presso la Kunsthalle di Berna, a firma di Harald Szeemann e Op Losse Schroeven a cura di Wim Beeren, tenutasi presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 1969 Gilardi esce dal sistema dell’arte e comincia una lunga esperienza di animatore sociale e di militante politico, facendosi portavoce di una creatività allargata e collettiva e di una ineludibile commistione tra arte e vita. Nel 1981 riprende l’attività nel mondo dell’arte, tornando ad esporre in gallerie d’arte installazioni accompagnate da workshop creativi con il pubblico. Attorno alla metà degli anni Ottanta inizia una ricerca artistica con le nuove tecnologie attraverso l’elaborazione del progetto Ixiana che, presentato al Parc de la Villette di Parigi, prefigura un parco tecnologico nel quale il grande pubblico poteva sperimentare in senso artistico le tecnologie digitali. Nel corso degli ultimi anni ha sviluppato una serie di installazioni interattive multimediali con un’intensa attività internazionale. Insieme a Claude Faure e Piotr Kowalski, ha costituito l'associazione internazionale "Ars Technica". In qualità di responsabile della sezione italiana di Ars Technica promuove a Torino le mostre internazionali Arslab. Metodi ed Emozioni (1992), Arslab. I Sensi del Virtuale (1995), Arslab. I labirinti del corpo in gioco (1999) e numerosi convegni di studio sull'arte dei nuovi media. Piero Gilarsi ha pubblicato diversi importanti libri di riflessione teorica tra i quali ricordiamo: Dall’arte alla vita, dalla vita all’arte (La Salamandra, Milano, 1981) e Not for Sale (Mazzotta, Milano, 2000, e Les Presses du réel, Dijon-Quetigny, 2002). Nel 2008 inaugura a Torino il suo PAV - Centro sperimentale d’arte contemporanea. Si tratta di un progetto molto complesso, che è molte cose insieme: uno spazio pubblico in una città in trasformazione, un sito espositivo all’aria aperta, un museo interattivo, luogo d’incontro e di esperienze in laboratorio, centro di ricerca attento al dialogo tra arte e natura, biotecnologie ed ecologia, tra pubblico e artisti.

La realizzazione del progetto Le Scatole Viventi è resa possibile grazie al sostegno di Pernod Ricard Italia S.p.A. e al contributo speciale della Fondazione CRT.

Ufficio Stampa - Castello di Rivoli: Silvano Bertalot – Manuela Vasco
T. +39/011.9565209 – 211, F. +39/011.9565231, C. +39/338.7865367 E. press@castellodirivoli.org, s.bertalot@castellodirivoli.org

Inaugurazione venerdì 30 marzo 2012 ore 18
Teatro, simposio dedicato a Piero Gilardi, partecipano Andrea Bellini, Tommaso Trini, Angela Vettese, Diana Franssen e l'artista

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Piero Gilardi 1963-1983

The exhibition is curated by Andrea Bellini, in collaboration with Diana Franssen

Castello di Rivoli, Van Abbemuseum and Nottingham Contemporary have joined together to present an exhibition dedicated to the first twenty-two years of the artistic and socio-political work of Piero Gilardi. A catalytic figure in the Arte Povera movement, concentrated in Turin in the late 60s, Gilardi's utopian and unselfish dedication to connecting neo-avantgarde artists across Western Europe and North America made him one of the most influential artistic figures of the period, albeit not the most famous. His extensive networks and new collective and process-based conception of exhibition making were crucial to two of the defining international exhibitions of art after Minimalism at that time, 'Op Losse Schroeven' (Stedelijk Museum, Amsterdam, 1969) and 'When Attitudes Become Form' (Kunsthalle Berne and ICA London, 1969). While Gilardi's relationship to Turin is of course long and well documented, the exhibition in Eindhoven and Nottingham will be his first in the Netherlands and Britain. 'Collaborative Effects' is unusual in following Gilardi's varied and radical socio-political activity far beyond the contours of the art world: his immersion in the far left in Italy, his involvement in the anti-psychiatry movement, his work with youth groups of various kinds, the inspiration he took from radical street theatre. His overriding concern with interrelationships, with the pursuit of new collective forms of living, on both artistic and social levels, reveals Gilardi as an important precursor of 'Relational' art and theory of the past two decades.

The monographic exhibition is itself tested to the limit by this Gilardi exhibition, as its contradictory title signals. The only singularly authored objects in the exhibition were made in the first five years it covers. These encompass sculptures made of polyurethane faithfully reproducing elements of the natural world, and culminate in his celebrated 'Nature Carpets', which take the form of artificial patches of landscape. But these very early pieces, too, were designed to be used and shared: Gilardi wanted people to lie on them, enter them and wear them. They were soon shown at leading international avant-garde galleries, their successful commodification prompting Gilardi to abandon them, and indeed all object-making, just as the Arte Povera movement that he was instrumental in assembling and conceptualising was on the rise (his and Michelangelo Pistoletto's studios were the nascent movement's principle meeting places in the early days). Although Gilardi shared with many of the Arte Povera artists a concern with combining nature and culture, the Pop-like artificiality and fabricated nature of these extraordinary objects still stand in marked contrast to the plain and active materiality of the work most associated with the movement.
The other half of the exhibition focuses on Gilardi's creative and political work after renouncing object making. It is the first exhibition to consider this work in social and political domains beyond the art world as a radical continuation of his artistic praxis. Seen in this way, Gilardi followed through on his generation's ubiquitous desire to merge art with life, whereas most others fell short. However the consequence of having pursued this course fully and authentically, beyond the support system of art's institutional structures, has, inevitably but paradoxically, resulted in its excision from the reception of Gilardi's career.
This exhibition and accompanying catalogue look to reinstate Gilardi's collaborative activities across these varied social domains within a radically extended understanding his practice. It does so through a wealth of documentary material in film, print and writing.

The exhibition ends just prior to Gilardi's turn to large scale public art initiatives, beginning with the Ixiana Project in Paris, and characterised by a growing interest in the convergence of the fields of art, science and technology, which in recent years has lead to the Parco d'Arte Vivente in the Lingotto industrial district of Turin, the original crucible of the long Italian revolution of the 60s and 70s.

On the occasion of the exhibition, JRP|Ringier is releasing this spring a monograph on Piero Gilardi. It will be the first book to offer a general and documented overview on his outstanding work and practice. Gathering an extensive interview between Piero Gilardi and Andrea Bellini, an essay by Diana Franssen, and an anthology of seminal texts on Gilardi's work (Sonnabend, Restany, Bonito Oliva, Popper, etc.). Published in English, Italian, and French, the book (224 pages, 19.5 x 24.5 cm, ISBN : 978-3-03764-242-9) is designed by Gavillet & Rust, Geneva.

Opening 30 March 6pm

Castello di Rivoli
p.zza Mafalda di Savoia 011 Rivoli (TO)
Orario d'apertura: da martedì a venerdì: 10.00 - 17.00, sabato e domenica: 10.00 - 19.00. La Biglietteria chiude 30 minuti prima della chiusura del Museo.
Biglietto d'ingresso: intero 6.50 euro, ridotto per ragazzi 11-14 anni, pensionati, insegnanti, studenti, disabili, militari, associazioni culturali ed enti convenzionati. Gratuito per i minori di 11 anni.

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