Rejected works. Un ristretto nucleo di 'oggetti' appositamente raccolti per riss(e), forma un ciclo ibrido a meta' tra readymade e manufatto artistico non pienamente estrinsecato.
Rejected works si compone di un ristretto nucleo di “oggetti” appositamente raccolti per riss(e), formando un ciclo ibrido a metà tra ready–made e manufatto artistico non pienamente estrinsecato; alcune parti di oggetti d’uso rinvenute per strada si ibridano, o soltanto si accostano, a reperti interni allo studio dell’artista: lemmi decaduti, lasciati in disparte o scartati e non utilizzati nell’articolazione di cicli più ampi e omogenei di opere.
Due metà si compongono in un innesto eterogeneo o molto semplicemente si mostrano nella loro isolata presenza di manufatti intenzionalmente rigettati o dimenticati. Non c’è in questo caso da decontestualizzare alcun oggetto e la de-collocazione è già insita nel non essere più parte di un intero originario; rimane la possibilità di rielaborazione per questi resti che vengono assunti all’interno dell’operare, poiché anche nella frammentarietà, nella loro minima sufficienza, essi mantengono una singolarità e un grado di finitezza intrinseco, seppure in forma di relitto.
La de-costruzione, abitualmente praticata a livello linguistico e formale, sembra quindi investire anche il piano più propriamente “stilistico”. Ciò che si scopre in questa mostra appare incongruo con il percorso espressivo dell’artista: un’interruzione imbarazzante; una forzatura che fa abdicare allo stile e alla usuale operatività per lasciar spazio ad un alter ego, ad un altro e più disinvolto bricoleur che prende la mano e conduce il gioco delle relazioni, dove ciò che è rifiutato, rigettato dallo stesso artista, assurge momentaneamente al rango di opera messa in mostra.
Antonio Catelani
Agli esordi fiorentini nel 1985 fa parte di un gruppo che, assieme a Carlo Guaita e Daniela De Lorenzo, con la curatrice Maria Luisa Frisa, propone una articolata e ferma risposta d’impronta minimalista alla precedente corrente neoespressionista: Transavanguardia e pensieri affini. Saldatasi immediatamente con esperienze di rinnovamento simili, operate dagli artisti milanesi gravitanti attorno a Corrado Levi e da quelli romani con Carolyn Christov-Bakargiev, tutti assieme formano una “generazione di mezzo” che prontamente reintroduce un fare arte cosciente delle proprie prerogative in continuità con le esperienze concettuali degli anni Settanta.
Tra le principali mostre personali si ricorda: Galleria Carini, (1987); Pendant, Studio Guenzani, Milano (1989); Compresenze, Studio Guenzani, Milano (1992); Il corpo del colore, Akademie Schloss Solitude, Stuttgart (1995); Antonio Catelani-Partito Preso, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (1996); Madreforma, Galleria Continua, San Gimignano, (1998); Ipercromo, Künstlerhaus Palais Thurn und Taxis, Bregenz (2005): Verbinden, Galleria Maria Grazia Del Prete, Roma (2008) . Tra le collettive: Scultura, Galleria Schema, Firenze (1985); Il cangiante, Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano (1986); Arte nuova d'Italia, Studio Marconi, Milano (1987); Prospect '89, Schirn Kunsthalle, Frankfurt/M. (1989); Una scena emergente, Museo Pecci, Prato/Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig, Wien (1991); Itinere 2, Palazzo delle Papesse, Siena (1999); Continuità 1990-2000, Museo Pecci, Prato (2002); Are you sensitive?, Museo Marino Marini, Firenze (2006); ITaliens, Botschaft der Italienischen Republik, Berlin (2010). Ha partecipato inoltre alla 43° Biennale di Venezia, Aperto ’88, e alla XII e XV Quadriennale d'Arte di Roma (1996 e 2008). L’artista, che dal 2008 risiede stabilmente a Berlino, ha in passato curato alcune mostre, scritto testi per altri artisti ed è stato cofondatore di BASE progetti per l’Arte a Firenze.
http://www.antoniocatelani.com/
Inaugurazione 31 marzo ore 18
Studio di Ermanno Cristini
via San Pedrino, 4 (cortile interno) -Varese
Su appuntamento, tel 335 8051151
Ingresso libero