Officina Solare Gallery
Termoli (CB)
via Marconi, 2
329 4217383
WEB
La magnificenza e l'utile
dal 13/4/2012 al 28/4/2012

Segnalato da

Nino Barone




 
calendario eventi  :: 




13/4/2012

La magnificenza e l'utile

Officina Solare Gallery, Termoli (CB)

La mostra collettiva curata da Tommaso Evangelista presenta il lavoro di molti artisti in un'indagine umanistica tra magnificenza e moralita' della 'spesa'.


comunicato stampa

a cura di Tommaso Evangelista

Aliaksandra Baraukova, Nino Barone, Maria Grazia Colasanto, Angela Caposiena, Michele Carafa, Pino Caruso, Cleofino Casolino, Giancarlo Costanzo, Gianmaria De Lisio, Francis Desiderio, Augusto Di Marco, Lucia Di Miceli, Nicola Dusi Gobetti, Stefano Mancini, Antonio Marcovicchio, Renato Marini, Enzo Marino, Fabiola Mignogna, Maja Nagy, Hugo Orlando, Michele Peri, Mariangela Regoglioso, Franco Savignano, Mario Serra, Nazzareno Serricchio, Rosa Maria Socci, Massimo Traino, Antonio Tramontano

La magnificenza e l’utile.

Può apparire fuori luogo in un periodo di crisi economica e recessione dei consumi proporre un discorso sul collezionismo e sull’utilità dell'investimento in opere d’arte. Magari qualcuno, zelante e coscienzioso, potrebbe obbiettare che non è etico spendere soldi per oggetti privi di utilità e di funzione, mentre sarebbe meglio risparmiare aspettando tempi migliori. Il clima di austerità impone (con violenza) rigore e sacrifici ma lo Stato sempre più assomiglia ad un dio inaccessibile, la cui giustizia è ferrea e disumana nella sua rigidità, e pertanto si è ritenuti a scambiare per atto morale le imposizioni di tasse e contributi che più che rilanciare l’economia sembrano impoverire ulteriormente la popolazione. La crisi economica è soprattutto crisi etica e fin quanto si opererà esclusivamente in virtù di meccaniche finanziarie non potrà esserci un ritorno di benessere. Ci hanno tolto il futuro ed ora vogliono toglierci anche la bellezza perché austerità, come intesa dalla politica, non è oggi fermezza e rigidità ma esclusivamente depauperamento. Cosa c’entra questo con l’arte? Giovanni Pontano, maestro dell’Umanesimo napoletano, fu il punto di riferimento della vita culturale di fine Quattrocento e le sue opere hanno toccato tutti gli aspetti della società civile. Tra i vari trattati sulle virtù sociali (De Liberalitate, De Beneficentia, De Magnificentia, De Splendore, De Conviventia) voglio soffermarmi un attimo sul De Magnificentia che riguarda l’opportuno uso del denaro. Richiamandosi all’Etica Nicomachea di Aristotele l’autore considera la magnificenza come una virtù che deve porsi all’interno di una moralità della “spesa” ispirata al principio del giusto mezzo e del dono. Il discorso è rivolto naturalmente ai principi che possono fare spese grandi ma con un criterio di scelta e nella giusta misura; il fine è disinteressato perché è bello in se stesso realizzare cose magnifiche. Ma la nobiltà non basta alla magnificenza se vengono meno l’onestà e la giustizia: senza l’onestà le opere non possono avere la giusta approvazione, parimenti nemmeno se vengono realizzate per pura ostentazione o per cose turpi possono risultare lodevoli. La magnificenza, infine, oltre ad essere impiegata con giustizia e onestà e concorrere all’utilità sociale deve dare anche piacere. Se il Rinascimento ha potuto cambiare l'assetto esteriore delle città lo si deve alla magnificenza dei signori che vollero virtuosamente investire le proprie ricchezze per fare più bella (e utile) la loro capitale e le loro corte. Allo stesso modo senza la committenza patrizia ed ecclesiastica non avremmo oggi le pinacoteche più belle del mondo e le nostre chiese sarebbero spogli contenitori. Spesse volte, infatti, nell’avvicinarci all’arte ci scordiamo del ruolo di questi mecenati che commissionavano opere non solo per il loro piacere ma soprattutto per la gloria di Dio e della propria città. In una recente mostra Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità si sono chiariti i sistemi con cui i banchieri crearono immensi patrimoni spiegando anche come la nascita del mecenatismo moderno ha avuto origine spesso da gesti penitenziale. Se nel Rinascimento Denaro e Bellezza sono stati l’uno al servizio dell’altro nel capitalismo odierno assistiamo da una parte all’invadenza del mercato e dei grandi collezionisti che agiscono sul sistema proponendo non più arte ma solamente nomi, dall’altro invece alla fine di un’edilizia pubblica votata al bene comune dove la funzionalità ha preso il posto dello splendore. E’ in fondo l’etica protestante che ha colonizzato, oggi, anche lo spirito cattolico e che si caratterizzata per la ricerca esclusiva del profitto privo di quella componente etica che, come detto, pur tra mille difficoltà aveva concorso alla realizzazione di opere d’arte magnifiche. Non è un caso, infatti, che la cultura artistica protestante sia sostanzialmente iconoclasta. Dico questo perché oggi, con la crisi in atto, non si agisce per il benessere ma si impongono sacrifici fini a se stessi, rinunce che impoveriscono ma che poi non si tramutano in alcun risultato materiale e spirituale; perduta la bellezza, sostituita dalla tecnologia, ci apprestiamo a vivere in un mondo sempre più triste e spoglio, un mondo che non investe più in arte pubblica e che non tutela le proprie opere. Si parla tanto del fatto che con la cultura “si mangia” mentre nessuno afferma che la cultura, e più in generale l’arte, non dovrebbe avere nessun altro scopo se non quello di offrire una speranza di bellezza e una consolazione. Oggi viviamo in un mondo anestetico e non ci circondiamo del valore delle opere autentiche: il design è illusione mentre stampe e fotografie non sono che riproduzioni tecniche che non hanno la fragranza dell’originale. Parimenti i grandi collezionisti più che mecenati sono broker finanziari e le nuove raccolte che si creano servono solo per esportare marchi di musei (il Louvre di Dubai, gli Uffizi ad Abu Dabhi, etc.) divenuti luoghi disneyani dove strategie di marketing, all’interno di una vuota cultura della spettacolarizzazione, hanno vinto sulla necessità di ricerca. Coltivare il gusto per il sano collezionismo non è allora un momento esclusivamente economico ma deve diventare anche un atto etico, soprattutto quando ci spostiamo nelle piccole realtà. La riscoperta del cosiddetto Genius Loci è un fattore importante che concorre alla valorizzazione degli artisti locali e al rafforzamento di piccole gallerie o spazi culturali che lavorano principalmente per offrire spazi adeguati e liberi dalla “politica”, liberi ovvero dalla grande illusione del consumo culturale. Unica possibilità di resistenza all’appiattimento planetario è il circondarsi di oggetti significanti capaci di forzare con l’invadenza delle forme e delle idee quel limbo grigiastro in cui ci ha condotti la tecnocrazia. Senza addentrarmi nelle particolari dinamiche del collezionismo d’arte, che è mondo particolare e affascinante, strettamente connesso a motivazioni culturali ed estetiche, si può concludere affermando prudentemente come un acquisto di opere in tempo di crisi svolge una triplice missione: mette in relazione il fruitore con una spesa che, per una volta, non ha a che fare con l’utilità o la sussistenza ma esclusivamente col gusto e con la “vanità” (il che può essere anche un atto terapeutico), concorre a far muovere un piccolo mercato interno che è alla base dello sviluppo di una consapevolezza artistica e della crescita del valore, incoraggia la cultura locale dando possibilità agli spazi di promuovere il territorio. Se poi vogliamo metterla sul piano esclusivamente economico l’investimento nel settore artistico rappresenta la sintesi tra diversi fattori: valore, cultura ed estetica col valore che aumenta solo se vi è coscienza estetica e forte motivazione culturale. Carlo Goldoni disse un giorno ad un amico: "L'età in cui si divide tutto è quella in cui non si possiede nulla". Ecco, noi siamo oggi in questa condizione di sussistenza e di sostanziale vuoto non perché siamo privi di benessere ma perché siamo lontani dalle opere d’arte. Un passo indietro non farebbe male.

La realtà artistica molisana è fuori dalle grandi dinamiche dell’arte; priva di gallerie inserite nel sistema nazionale e di grandi collezionisti sembra vivere alla giornata aspettando segnali dalla politica che quando si accosta alla cultura lo fa esclusivamente per motivazioni propagandistiche. Luoghi come l’Officina Solare, pur nell’indifferenza generale, svolgono il difficile compito di offrire uno spazio vitale e creativo ai tanti artisti della regione e contemporaneamente di preservare l’identità locale cercando aperture all’esterno. Le opere proposte, pur distanti da expertise e valutazioni di merito, acquistano un valore oggettivo per il fatto di far parte della storia artistica locale e delle dinamiche espositive della galleria che di per se si inserisce nella vicende del territorio. L’artista e il luogo concorrono contemporaneamente e con modalità diverse alla certificazione della qualità dell’opera. Senza entrare nell’analisi dei singoli lavori quello che si offre è l’opportunità di concorrere a queste dinamiche che coniugano sperimentazione e legame con la tradizione locale
Tommaso EVANGELISTA

Inaugurazione sabato 14 aprile 2012 ore 19.00

Officina Solare Gallery
Via Marconi, 2 Termoli (CB)

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