Nell'ambito del Festival 'Via Margutta. L'arte, il luogo, il mistero svelato', tre mostre dedicate a 4 grandi protagonisti dell'arte del Novecento: Nino Franchina, Gino Severini, Johnny Moncada, Gastone Novelli.
Nell’ambito del Festival Via Margutta. L’arte, il luogo, il mistero svelato, un grande evento organizzato in collaborazione con l’Associazione Internazionale di Via Margutta e il Comune di Roma, la Galleria Valentina Moncada inaugura giovedi 19 aprile 2012 alle ore 18.00 tre mostre dedicate a quattro grandi protagonisti dell'arte del Novecento.
a cura di Valentina Moncada
-----
Nello studio Severini Franchina
La mostra Nello studio Severini Franchina, curata da Valentina Moncada in collaborazione con Alessandra Franchina, si inserisce nell’ambito del Festival Via Margutta, l’arte, il luogo, il mistero svelato, un grande evento organizzato in collaborazione con l’Associazione Internazionale di Via Margutta che coinvolge tutte le gallerie e gli antiquari della strada alla scoperta degli atelier dei più importanti artisti che l’hanno animata nel corso della storia rendendola celebre nel mondo. Mostre, concerti ed eventi vanno ad accompagnare la pubblicazione del volume edito da Allemandi, a cura di Valentina Moncada.
Punto di partenza delle celebrazioni in occasione del centenario della nascita dello scultore Nino Franchina (1912-1987), la mostra ricostruisce quello che è stato il suo storico studio al 51A di Via Margutta sin dal dopoguerra ed utilizzato per un periodo anche da Gino Severini, padre di Gina, sua moglie. Lo studio, inagibile al momento, è stato ricreato in uno spazio molto simile, all’interno del cortile del 54, utilizzando gli oggetti originali. La mostra comprende alcune importanti sculture di Nino Franchina (Griglia Sandro, del 1967, Uccello di fuoco del 1960, Ommeno del 1965, un Libro di ferro del 1984), caratteristiche della sua produzione, alcuni disegni e litografie originali di Gino Severini e dello stesso Franchina. Completano l’esposizione alcune fotografie d’epoca che ritraggono i due artisti all’opera nello studio, nonché gli oggetti personali, il tavolo da lavoro con gli strumenti autentici, i cavalletti e i sostegni per le opere, che contribuiscono a ricreare l’atmosfera originaria dello studio.
Lo studio al 51A a cui si accede dal caratteristico cortile con un piccolo giardino annesso venne trovato da Gino Severini per il genero Franchina che vi si trasferì con la moglie Gina Severini e il figlio Sandro utilizzandolo anche come abitazione. Era l’aprile del 1944 e Roma era ancora “città aperta”. Soltanto negli anni ’50 verrà deputato da Franchina esclusivamente a studio, essendo gli ampi spazi particolarmente adatti alla realizzazione delle sue sculture di grandi dimensioni e lavorate con la fiamma ossidrica. Lo studio Severini Franchina è uno degli ultimissimi atelier della strada conservato ancora intatto, come era in origine.
Lo studio diventò da subito un punto di riferimento fondamentale per tutti gli artisti, i letterati, i registi e gli intellettuali che si trovavano a Roma stabilmente o solo di passaggio. Ben tre generazioni di artisti frequentarono lo studio che fu testimone di numerosi momenti di scambio e confronto culturale: passarono di qui Alexander Calder, Emilio Vedova, Mario Mafai, Lionello Venturi, Afro Basaldella, Alberto Burri, Giuseppe Ungaretti, Luchino Visconti, solo per citarne alcuni, tutti in contatto con Gino Severini. Inoltre Renato Guttuso, grande amico di Nino Franchina, Antonio Corpora, Giulio Turcato, Pericle Fazzini, David Smith ma anche Roberto Rossellini, Alberto Moravia, Goffredo Petrassi e Cesare Zavattini, tutti appartenenti all’incirca alla generazione di Franchina e suoi amici. Ancora negli anni ’60 artisti ed intellettuali come Marco Bellocchio Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Mario Schifano, Franco Angeli, Mimmo Rotella e molti altri frequentavano lo studio Franchina come amici del figlio Sandro, regista cinematografico.
Dalla scomparsa dello scultore nel 1987 lo studio è diventato sede dell’archivio Severini Franchina che raccoglie gli archivi con i documenti e le fotografie originali e numerosi oggetti personali, custoditi dagli eredi della famiglia che hanno cercato di preservare il più possibile lo stato originale del luogo.
-----
Nello studio Johnny Moncada
La Galleria Valentina Moncada inaugura la prima retrospettiva dedicata al fotografo di moda e pubblicità Johnny Moncada, protagonista negli anni ’60 di una stagione indimenticabile della moda italiana. La mostra Nello studio Johnny Moncada si inserisce nell’ambito del Festival Via Margutta, l’arte, il luogo, il mistero svelato, un grande evento organizzato in collaborazione con l’Associazione Internazionale di Via Margutta e il Comune di Roma che coinvolge tutte le gallerie e gli antiquari della strada alla scoperta degli atelier dei più importanti artisti che l’hanno animata nel corso della storia rendendola celebre nel mondo. Mostre, concerti ed eventi vanno ad accompagnare la pubblicazione del volume Passeggiata a via Margutta. Cinque secoli di cultura internazionale a Roma, curato da Valentina Moncada di Paternò, edito da Allemandi, che comprende l'unica intervista mai realizzata a Johnny Moncada, a cura di Massimo Di Forti.
Nata come ideale collaborazione tra padre e figlia, con l’apertura dei bauli rimasti chiusi per quasi cinquant’anni, Nello studio Johnny Moncada presenta per la prima volta un’inedita selezione di circa cinquanta scatti, selezionati tra le migliaia di fotografie che compongono l'archivio di Johnny Moncada. Dopo un attento lavoro di archiviazione e restauro dei negativi e degli ektacrome originali, sono stampati per la prima volta quei servizi che il fotografo realizzò per “Linea Italiana”, rivista ufficiale della moda italiana dell’epoca, pubblicati tra il 1967 e il 1968. Per questo come per altri servizi, il fotografo sceglieva lo scatto destinato alla rivista, conservando gli altri, stampati per la prima volta in questa occasione, in apposite scatole. Ed è così che la mostra racconta un viaggio unico ed esclusivo nella moda del tempo, un vero e proprio appuntamento nello studio del fotografo, ricreato oggi negli spazi della galleria, proprio nello stesso edificio al civico 54, come se fosse ancora possibile assistere agli shoot che si rivelano nella sequenza delle pose delle modelle davanti alla macchina.
Valentina Moncada, testimone d'eccezione di queste sedute di posa, ritrovando parte della sua infanzia, ha voluto scegliere in particolare quegli scatti che lasciano intravedere, al di là di memorabili ambientazioni e colorati sfondi - spesso realizzate con rotoli di carta colorata abbinati a vivaci abiti, vistosi make up e vertiginose acconciature - l'interno dello dello stesso studio. Se all'inizio Moncada faceva realizzare gli sfondi dai suoi amici artisti di via Margutta, come la famosa tele di iuta dipinta da Gastone Novelli, è successivamente che lui stesso si 'inventa' artista, creando scenografie multicolorate grazie all'uso di bombolette spray. Come racconta Valentina Moncada, 'è stato molto divertente per me ritrovare, in queste fotografie di moda, oggetti e arredi di casa. Ricordo dei copriletto in pelliccia che mio padre riportò da un viaggio in Africa, uno zebrato e uno leopardato, e oggi li rivedo come sfondi per delle bellissime modelle, da Isa Stoppi a Mirella Petteni! Ci sono alcune foto scelte per la mostra in cui le modelle sembrano fluttuare nell'aria e questo mi riporta agli anni in cui frequentavo le scuole elementari quando, prima di rientrare a casa, passavo dallo studio di papà e lo coglievo a fotografare le sue modelle sotto un tavolo in perspex , lo stesso in cui la sera ci ritrovavamo tutti a mangiare!”
Ad animare questi spazi, oggi come allora, le più belle e celebri modelle del periodo: la famosissima Veruschka, vera e propria icona degli anni ’60, Jean Shrimpton, considerata una delle prime supermodel al mondo, con cui Moncada girò anche un Carosello italiano ispirato al celebre film di Antonioni Blow Up; le italiane Isa Stoppi, soprannominata la “Monroe italiana” e Mirella Petteni, tra le modelle ‘nostrane’ più ricercate negli anni ’60 dai maggiori fotografi del mondo. Inoltre la leggendaria Denise Sarrault, musa ispiratrice di Hubert de Givenchy, e la moglie Joan Whelan.
Le fotografie di Johnny Moncada sono uno sguardo tra arte e moda in perfetta sintonia con lo stile dell’epoca, una fase cruciale della storia del costume e della moda italiana a cavallo tra i ’50 e i ‘60. Documentano la storia della nascita del Made in Italy che negli anni ’60 trova la sua massima espressione nella tradizione di altissima artigianalità e qualità sartoriale, come le firme Barocco (primissimo nome adottato dallo stilista Roccobarocco), Sorelle Fontana, De Barentzen, Schubert, Balestra.
Johnny Moncada (Giovanni Luigi Moncada di Paternò) nasce a Roma il 1928. Discendente del marchese Francesco Patrizi, la sua carriera come fotografo comincia “quasi per gioco” con una Rolleiflex con la quale realizza i primi scatti per la pubblicità verso la metà degli anni ’50. La svolta arriva dopo l’incontro nel 1954 con Joan Whelan, modella americana della maison de Givenchy, appena arrivata a Roma per sfilare con Emilio Pucci. Di qui i primi contatti con Parigi e il mondo della moda e il primo servizio realizzato per la collezione dello stilista Fabiani. Nel corso degli anni ’50, Moncada afferma la sua professionalità lavorando con i più importanti nomi della moda francese (Chanel, Dior, Balenciaga) e italiana (Simonetta, Fabiani, Roberto Capucci, Barocco, Sorelle Fontana, De Barentzen, Schubert, Balestra, ecc.).
Il suo studio in via Margutta 54 diventa il punto d’incontro per importantissimi artisti, come Gastone Novelli, di cui è grande amico e collezionista, Cy Twombly, Oliviero Toscani e tanti altri. Johnny Moncada pubblica i suoi scatti accanto alle firme di Gianpaolo Barbieri, Ugo Mulas e Oliviero Toscani sulle riviste di moda più prestigiose: “Linea Italiana”, “Harper’s Bazaar”, “Vogue Italia”, “Grazia”, “Annabella”, mentre rifiuta un contratto “fisso” con “Vogue America” per non vincolarsi. E’ Moncada a scoprire e lanciare le bellissime Barbara Bach, futura moglie di Ringo Starr e Ali McGraw, protagonista del celebre film “Love Story”. Contemporaneamente si dedica con successo alla pubblicità realizzando numerosi manifesti pubblicitari, in particolare per Vespa, Agip e per la compagnia aerea Alitalia, ma anche Buitoni, Plasmon, Venus. Apre perfino un’agenzia e proprio quando arriva al vertice della sua carriera decide di lasciare il mondo della fotografia e della pubblicità perché non intende sottostare a certe regole di mercato.
-----
Nello studio Gastone Novelli
Quattro passi nel linguaggio
Nell’ambito del Festival si terrà a Via Margutta, 54 la mostra Nello Studio Gastone Novelli. Quattro passi nel linguaggio, curata da Valentina Moncada in collaborazione con l'Archivio Gastone Novelli, che vedrà esposte quattro opere dell’artista, che qui ebbe il suo studio nel 1962.
Gastone Novelli e via Margutta è una storia di amicizia, quella dell’artista con Johnny Moncada, il fotografo. Un’amicizia che inizia da giovani e che diviene anche sodalizio professionale. Johnny infatti fotografava le collezioni di Luisa Spagnoli e lei, grande collezionista di arte contemporanea, aveva come preferito Gastone Novelli. E così Gastone prepara uno sfondo con un’ampia tela grezza e pochi segni di colore, davanti a cui il fotografo mette in posa le modelle, prima quelle della Spagnoli e poi, per alcuni anni, molte altre. E se non viene usata come sfondo la tela è comunque lì ad arredare lo studio e a testimoniare la stima e l’ammirazione del fotografo per l’artista.
E sempre su invito di Johnny, Gastone si trasferisce a vivere e a lavorare a via Margutta per pochi ma intensi anni, all’inizio degli anni sessanta.
Alcune opere di quel periodo testimoniano come via Margutta, con gli altri pittori, gli scultori, i poeti che vi abitano, insieme ai primi viaggi in Grecia, alcuni dei quali con Johnny, sono fonte di ispirazione per Novelli. I dipinti in mostra: A, B, C, Totolettera, Schema per un linguaggio, House of flowers, sono alcuni dei risultati di questa ispirazione. Quattro opere, quattro passi nel linguaggio che Gastone Novelli compie prima raccogliendo gli elementi più semplici come i segni che compongono un alfabeto, poi attraversando e manipolando simboli storicizzati, ma anche consumati, “testimoni fossili” di miti dimenticati. Ed ecco le lettere dell'alfabeto, la costruzione di un alfabeto, il disporre queste lettere inseguendo un'inverosimile ars combinatoria, mettere a punto uno schema di linguaggio il cui artificio è facilmente smascherabile, prendere atto della trasmutabilità dei simboli come il disco di Phestos, la ruota della fortuna, il gioco dell'oca, una processione greca; tutto assume un'identica forma a spirale e i segni si avviluppano su se stessi con il medesimo movimento rotatorio.
Altre tre esposizioni si terranno nel cortile del n.54 di Via Margutta, a testimoniare il fermento e la vivacità culturale che animarono questi spazi nel corso degli anni. Così accanto alla mostra di Novelli, se ne terrà una dedicata alla fotografia di moda “Nello studio Johnny Moncada”, ospitata nella galleria di Valentina Moncada, mentre “Nello studio Severini Franchina”, curata da Alessandra Franchina in collaborazione con Valentina Moncada, dedicata a Gino Severini e il genero Nino Franchina, viene ricostruito con oggetti e opere originali lo studio degli artisti, oggi sede dell'archivio, infine “Madrazo e la colonia spagnola di Via Margutta”, presentata dalla Galleria Francesca Antonacci, testimonia la presenza dei numerosi artisti spagnoli sulla strada.
GASTONE NOVELLI (Vienna, 1925-Milano, 1968)
Gastone Novelli nasce nel 1925 a Vienna; sua madre Margherita Mayer von Ketchendorf è austriaca, il padre Ivan Novelli, italiano. Durante la Seconda Guerra Mondiale partecipa alla Resistenza, è incarcerato nel 1943 e liberato dall'ingresso delle truppe alleate a Roma. Nel 1945 si trasferisce a Firenze e due anni dopo si laurea in scienze politiche e sociali. Inizia la sua attività pittorica, conosce Max Bill, compie un primo viaggio in Brasile e rientrato in Italia, nel 1950, allestisce la sua prima personale al Teatro Sistina di Roma, dove espone una serie di dipinti riconducibili ad una matrice espressionista. Dal 1950 al 1954 risiede in Brasile, dove si dedica a molte e differenti attività. Prosegue la sua ricerca pittorica nell'ambito dell'astrazione geometrica, si dedica alla produzione di ceramica, all'attività nel campo degli allestimenti e all’insegnamento. Nel 1955 si stabilisce a Roma ed entra rapidamente in contatto con l'ambiente culturale della città. Il 1957 è un anno fondamentale: compie molti viaggi a Parigi, dove incontra Tristan Tzara, André Masson, Man Ray e Hans Arp; tiene la sua prima personale alla galleria La Salita di Roma, dove espone delle opere nuove, di ascendenza informale; fonda, con Achille Perilli, la rivista "L'esperienza moderna".
Negli anni immediatamente successivi viaggia molto, in Francia, dove conosce Beckett, Simon, Bataille, Klossowski e inizia una stretta collaborazione con René de Solier , negli Stati Uniti, in Grecia, in Turchia, ecc.; tiene molte esposizioni personali sia in Italia che all'estero. La sua ricerca pittorica va verso un superamento dell'informale in chiave di segno e scrittura.
Iniziano delle collaborazioni con gli scrittori della neo-avanguardia italiana, con i quali condivide la medesima tensione verso la sperimentazione linguistica. Nel 1962 pubblica l’"Antologia del Possibile" e nel 1964 è tra i fondatori della rivista "Grammatica".
Nel 1964 partecipa alla Biennale di Venezia, dove ottiene il premio Gullin. Nel 1965 si allestisce una sua personale a New York alla Alan Gallery, nel 1966 pubblica "Viaggio in Grecia", un volume che contiene scritti e incisioni nati dai precedenti viaggi. Nel 1967 si trasferisce definitivamente a Venezia, dove partecipa attivamente al movimento del maggio '68 e per protesta contro l'intervento della polizia all'interno dei Giardini, si rifiuta, insieme con altri artisti, di esporre, rovesciando le proprie opere contro le pareti e poi chiudendo la sua sala personale. In ottobre è a Milano dove inizia l'insegnamento all'Accademia di Brera. Muore il 22 dicembre per un collasso postoperatorio.
Ufficio stampa: allegraseganti@yahoo.it flaminiacasucci@gmail.com
Inaugurazione giovedì 19 aprile 2012 ore 18.00
Galleria Valentina Moncada
Via Margutta, 54 Roma
Orari: da lunedi a venerdi, 11.00-17.00 (o su appuntamento)
Ingresso gratuito