Soon we'll be completely fearless. Proiezioni di gran parte delle azioni del collettivo russo, dai primi anni di attivita' (2005) fino ad oggi. Voina assume pienamente una prospettiva 'di parte' opponendosi al regime di Putin & Co con un'attitudine decisamente eversiva. Attualmente Voina e' associate curator della settima edizione della Biennale di Berlino.
Voina (dal russo: Война; trad. ita.: guerra) è un collettivo attivo in
Russia dal 2005. I loro lavori sono stati mostrati in molti paesi ed in
seguito al tentativo di repressione da parte del governo, attivisti di
tutto il mondo (da Venezia a Fukushima, da Zurigo a New York) hanno
compiuto azioni in solidarietà al collettivo.
Attualmente Voina è associate curator della settima edizione della Biennale
di Berlino.
Di Voina abbiamo amato la sfacciataggine e la decisione di assumere
pienamente una prospettiva “di parte”. Possiamo dibattere, ma è indubbio
che il lavoro del collettivo si distacca dall’ipocrisia che spesso
caratterizza artisti e curatori, radicalissimi a parole, ma attentissimi a
non farsi coinvolgere da percorsi di movimento, percorsi che li
porterebbero ai margini del sistema o magari a confrontarsi con temi e
necessità che esulano dalla loro personale agenda artistica. Potrebbero
esserci differenze di metodo e di visione tra Voina e il S.a.L.E., ma ci
pareva possibile produrre un concatenamento proficuo, dando così spazio
all’esempio di una pratica artistica che ha in comune con noi (e con tutto
il movimento che in Italia sta occupando spazi in nome di una nuova
stagione culturale) l’idea che la prudenza dell’arte rischi di tramutarsi
in tristezza. E ci pare che Voina, attraverso le parole dei suoi membri,
condivida questa punto di vista: “ abbiamo fatto sesso in pubblico e la
cosa non ci spaventa più, abbiamo invaso una stazione di polizia e la cosa
non ci spaventa più. Cosa c’è ancora che possa spaventarci? Con la morte
faremo i conti in futuro. Presto saremo completamente privi di paura” (T.
Peter; 2008).
Al S.a.L.E. sarà proiettata gran parte delle azioni del gruppo dai primi
anni di attività fino ad oggi: dal celebre fallo gigante dipinto sul ponte
mobile di fronte alla sede dei servizi segreti russi, fino al sesso di
gruppo celebrato per denigrare metaforicamente il passaggio di testimone
dal presidente Putin al suo erede Medvedev, dall’ironica invasione di un
commissariato da parte di alcuni membri della gang, travestiti da
sostenitori del regime, fino alla saldatura delle porte di un famoso
ristorante moscovita di proprietà di una star televisiva filo Kremlino.
Sebbene Voina conservi un’attitudine decisamente eversiva, la contrarietà
al regime di Putin & Co. ha dato vita negli ultimi mesi ad un ampio
movimento di opposizione che ha attraversato trasversalmente la società
russa e mobilitato centinaia di migliaia di persone, in città come in
provincia. Un movimento nato dallo sdegno per la ricandidatura di Vladimir
Putin alle elezioni presidenziali e rinforzato dal clamoroso ricorso a
brogli ed illegalità durante la tornata elettorale del dicembre 2011.
Putin, più di ogni altro, ha incarnato quella retorica della “stabilità”
che ha imbrigliato la Russia dopo il caos post-sovietico degli anni ’90.
Una retorica che ha dato vita ad un sistema parallelo, da una parte la
corruzione e il clientelismo governativo, dall’altra la nascita di
organizzazioni di stampo mafioso favorite dal grande vuoto istituzionale. È
in questo humus sociale che, nel primo decennio del secolo, si è fatta
faticosamente strada una terza opzione, quella di una new-left russa,
lontana dal Partito Comunista ufficiale e nostalgico, composita e di
orientamenti politici differenti, in cui, oltre agli attivisti classici,
possono essere annoverati intellettuali, artisti e collettivi.
Certo, le grandi manifestazioni dell’opposizione degli ultimi mesi non
hanno risolto l’emergenza democratica in Russia, l’informazione ufficiale
continua ad essere asservita mentre i blog sono censurati, la polizia russa
rimane una delle istituzioni più note per la facilità con la quale ricorre
alla tortura, Putin (anche grazie ai brogli) è stato rieletto presidente al
primo turno. Il movimento stesso pare essere frenato dall’anima più
liberale e da accenti nazionalistici piuttosto spiccati. Ciononostante la
Russia, nell’anno di Occupy Wall Street e delle “primavere arabe”, non è
stata alla finestra e si è sollevata in massa contro quella “stabilità”
putiniana che, nella crisi globale, ci appare come il nome russo di quel
tentativo del capitale finanziario di mantenere saldo il timone del mondo
(pur di fronte ad un crescente dissenso sociale).
Di questo dissenso Voina è da anni uno degli interpreti più radicali. Non è
un caso che su alcuni dei suoi membri penda oggi un mandato di arresto
federale e internazionale e che Oleg Vorotnikov e Leonid Nikolaev abbiano
scontato quattro mesi di prigione a causa della loro militanza artistica.
Artisti e clandestini, i Voina suscitano grande entusiasmo o grande
contrarietà, ciò che è certo è che il loro estremismo estetico richiama la
storia dell’arte moderna russa. Furono artisti e autori (oggi considerati
classici) che, sull'onda della Rivoluzione d’Ottobre, teorizzarono e
sperimentarono, negli anni Venti del Novecento, quella dissoluzione
dell'arte nella vita che divenne il banco di prova delle avanguardie
storiche. Sergei Tretyakov e Sergei Eiseinstein, ad esempio, portarono
letteralmente il teatro in strada, nello spazio pubblico, declinandolo come
strumento di agitazione sociale e perseguendo il sabotaggio
dell'illusionismo tipico delle arti sceniche borghesi.
In tempi più recenti, durante la Perestroika e la contemporanea e peculiare
sussunzione del mercato artistico russo nel sistema globale dell'arte,
artisti underground rifiutavano l'isteria monetaria per concentrarsi su una
critica della transizione. Si pensi a “Mercy” (1991), opera inaugurale
dell'alternativa galleria Trekhpudny di Mosca. La mostra consisteva
essenzialmente nella presenza di due senzatetto all'interno dello spazio
espositivo, il progetto di Konstantin Reunov e Avdey Ter-Oganian è solo uno
dei possibili esempi di un’attitudine alternativa a quella al tempo
dominante, ovvero la riproposizione della simbologia e dell'immaginario
sovietico a scopo di mercato. Al contrario, gli artisti riuniti attorno
alla Galleria Trekhpudny, diedero vita ad un’avventura artistica certamente
aliena da interessi speculativi e caratterizzata da una stimolante
confusione tra la routine della vita comunitaria catalizzata dallo spazio e
il Kairos dell’evento artistico.
Ci fermiamo qui, non vogliamo azzardare discendenze storico-artistiche
prive di fondamento, ci interessava però fotografare una certa attitudine
che, in forme diverse, ha caratterizzato la storia dell’arte russa
arrivando fino a Voina.
Inaugurazione martedi' 24 aprile ore 18.30
S.a.L.E. Docks
Dorsoduro, 265 - Venezia
Dal giovedì alla domenica, dalle 14.30 alle 19.00
Ingresso libero