Carte di transito. Mostra personale a cura di Luca Beatrice. Il tema affrontato e' quello dei ponti e il metodo di esecuzione permane quello delle ripetute pieghe impresse sulla carta. La carta da spolvero dipinta di nero sul fronte o sul retro, viene piegata lungo linee distribuite in verticale e orizzontale; le pieghe permettono il passaggio del colore da una parte all'altra del foglio creando un effetto quasi pittorico.
Carte di transito è il titolo della personale di Barbara De Ponti in mostra
alla SILBERNAGL UNDERGALLERY, curata da Luca Beatrice, dal 10 aprile al 4
maggio 2003.
La giovane artista, nata nel 1975 e con un diploma in pittura dell’Accademia
di Belle Arti di Brera ottenuto nel ’99, ha maturato in questi anni una
propria identità artistica riconoscibile attraverso un linguaggio espressivo e
una tecnica esecutiva inediti. La sua ricerca si attua con un rigore e una
semplicità concettuale ed esecutiva che esclude i tradizionali strumenti di
lavoro. Il pennello, la tela e i colori lasciano il posto ai gesti manuali di
ripiegare la carta sulla traccia di un bozzetto a matita.
La SILBERNAGL UNDERGALLERY ha recentemente presentato l’artista ad Arte Fiera
nel concorso riservato agli artisti under 30 e un suo lavoro sarà presente
all’asta Young Art di Porro e C., nel mese di maggio.
Per l’evento Barbara De Ponti presenta una serie di nuovi lavori creati
appositamente. Il tema affrontato è quello dei ponti e il metodo di esecuzione
permane quello delle ripetute pieghe impresse sulla carta. La carta da
spolvero, la sola utilizzata per le sue caratteristiche di resistenza e
povertà , dipinta di nero sul fronte o sul retro, viene piegata lungo linee
distribuite in verticale e orizzontale. L’infiltrazione del colore più o meno
sottile nella carta, che è dato dall’intensità della piega, crea un effetto
quasi pittorico.
Il titolo scelto dal curatore Luca Beatrice, che ha redatto un catalogo,
allude non solo al tema della mostra, ossia ai ponti come rappresentazione di
luoghi di passaggio e di attraversamento, ma altresì alla tecnica adottata
dall’artista. Sono le pieghe nella carta che permettono il passaggio del
colore da una parte all’altra del foglio.
Attraversare di Luca Beatrice
Non puoi attraversare il mare semplicemente stando fermo e fissando le onde.
Non indulgere in vani desideri (Rabindranath Tagore)
Barbara DePonti lavora, su due rotte diverse, all’idea di attraversamento.
La prima rotta ha origine sul retro del suo lavoro e ha come metà l’altra faccia del foglio, a muoversi da parte a parte è il colore, più o meno denso, che filtra dove la carta viene consumata, indebolita dalle pieghe e dalle raschiature di una manualità controllata ma mai prevedibile fino in fondo. Questa casualità nulla a che fare con il trasporto dell’azione artistica, è più simile all’incidente, si dice che tutte le innovazioni nascano da un errore, da un qualcosa di non previsto che, una volta esaminato e rovesciato, sa diventare invenzione. Così DePonti misura e calibra i suoi gesti per quanto le è possibile, ben felice di scoprire come i materiali reagiscono al suo continuo esperimento.
IL risultato di questa manipolazione è lo stesso respiro della carta, la mappa di ostacoli e di vie di fuga che la campitura trova. Alla base della scelta dei materiali vi sono tentativi, studio di limiti e possibilità , come un maestro di bottega in un laboratorio di analisi: per questo tra tutte le carte al mondo, martellate, preziose e fatte a mano, lei ha scelto la carta da spolvero, in quanto la sola capace di tornare quella che era anche dopo le centinaia di risvolti e pieghe ai quali può essere sottoposta, la sola che sa avere memoria di se stessa.
IL ricordo è quello di un’arte che piega ad Oriente, dove nascono la carta, l’artigianato, il più minuzioso degli origami. Là questo gesto non è solo attività ludica: nelle corti giapponesi, dove la comunicazione era diffusa per iscritto, il piegare con raffinatezza una lettera era considerato, oltre che indice di buon gusto, un modo per dire di più: esisteva infatti una codificazione delle pieghe della carta in sintonia con il contenuto del messaggio, lo stato d’animo del mittente e la stagione. I lavori di Barbara sono queste missive dispiegate per la lettura, dove la plissettatura e la ruga sono un messaggio che parla della ricerca di un valico.
Che spettacolo strano e imponente! Campato come in aria, sopra l’abisso, mi sembra di essere diventato leggero… (da una cronaca del 1889 riguardante la costruzione di Ponte San Michele sull’Adda)
La seconda rotta seguita da Barbara DePonti conduce da parte a parte nell’illusoria prospettiva del disegno, congiunge due sponde e due continenti: aerei, ponti e navi permettono un passaggio. Ci trasporta così alle “Esposizioni Universali†di fine Ottocento, alle architetture in ferro che si stagliano come progetti tracciati in nero nel vuoto. strutture titaniche costruite sfidando la gravità , lanciate per chilometri su abissi d’acqua, i ponti da sempre sono capaci con un balzo di congiungere ciò che la natura aveva deciso di dividere. Esiste un periodo di gestazione durante il quale il gigante viene pensato, testato e soppesato fino al punto di prevenire ogni possibilità di errore. Questo progetto, insieme alle centinaia di cavi che si tessono (nei ponti sospesi) e, ancora i Wire Frame della grafica vettoriale computerizzato sono il punto di partenza per i passaggi in nero di Barbara. Ricordano trapunte con i loro “rigonfiamenti†e le linee di cucitura, ma il risultato è geometrico e impeccabile, quasi fossero tessute da mani digitali.
Navi aerei e ponti diventano nei passaggi in nero città sospese, come la Zenobia delle città invisibili di Italo Calvino, sono tutti i progetti di evasione e tutte le linee di fuga della nostra modernità .
Barbara DePonti è una cartografa dei non-luoghi, caratterizzati dal fatto di non fornire identità , di non essere storici, di non essere relazionali (anche se costituiscono il mezzo per passare da una parte all’altra non sono luoghi di incontro). Nel nuovo secolo ci siamo prodigati per aumentare le possibilità di comunicazione nello spazio, attraverso le reti di trasporto, per esempio le autostrade.
Ma la grande rivoluzione è stata quella delle reti digitali: per non inventare oggetti più veloci abbiamo annullato lo spazio stesso. Oggi che abbiamo trasformato i viaggiatori in passeggeri e i collegamenti in connessioni, abbiamo bisogno di un racconto come quello di Barbara DePonti e della sua storiografia.
Inaugurazione: giovedì 10 aprile 2003, ore 18.
Silbernagl Undergallery - Via Borgospesso 4, Milano
Vi aspettiamo da mart. a sab. 10.45-13 e 14.30-19, lun. 15-19. L’ingresso è libero.