Incontri di luce. Un'installazione di lampadine che dialoga con gli arredi e le pitture antiche della villa.
Una lampadina. Vetro, metallo, un arco elettrico o un filo di tungsteno. Una lampadina campeggia sulla cima di
Guernica di Picasso, simbolo del male e della forza distruttrice delle guerre; una lampadina è segno dei lampi di
genio, delle grandi idee che cambiano la storia.
Tante lampadine. Una via illuminata di notte, con volute di mille colori, durante una festa di paese. Ma anche tanti
cadaveri di lampadine fulminate, bruciate, ormai senza utilizzo, segno del consumismo sfrenato e del grande spreco
energetico in cui ormai siamo immersi. La lampadina di Maria Teresa Gonzalez Ramirez è luce, il piccolo involucro di vetro è solo il contenitore che l’artista utilizza per regalarci un’altra luce, di cui possiamo godere a pieno.
Le tante lampadine di Maria Teresa: di materiali, colori e forme differenti, appoggiate le une alle altre nel suo studio
come a formare un piccolo esercito che si fa strada per portare la luce; lampadine che sbucano dai posti più
improbabili a ricordare che in qualunque tempo e luogo puoi trovare una spinta positiva, che ti aiuta a fermarti e a
riflettere per dare il senso giusto alla tua vita.
Le lampadine utilizzate da questa artista-rigattiera sono incapaci ormai di fare luce nel modo convenzionale, ma
sono portatrici di luce poiché ancora la tengono dentro, come una condizione esistenziale necessaria che non
terminerà mai. Sono lampadine di seconda mano, ormai fulminate, raccolte con passione, sono lampadine
disegnate, realizzate in ceramica, sagomate in metallo; sono lampadine accompagnate da altri oggetti di
recupero con un’operazione allo stesso tempo ecologica ed etica: a niente e a nessuno viene negata la possibilità
di fare prima o poi qualcosa di grande nella propria vita.
Come ogni lampadina, anche noi siamo portatori di luce, anche senza esserne consapevoli: Maria Teresa nel
realizzare le sue lampadine vuole mandarci un segnale, una scossa elettrica che ci porti a sentire che c’è qualcosa
di altro nella nostra vita, che abbiamo una luce da coltivare dentro di noi e da fare brillare per aiutare anche gli altri
a risplendere.
Non è un’imposizione: è un invito a fermarci, a prendere una boccata d’aria, a riflettere e a ripartire più luminosi.
Luminosi come i colori e i vetri delle opere dell’artista, che ti affascinano e catturano lo sguardo, mantenendoti con
il fiato sospeso il tempo necessario per decidere di volere portare un po’ di quella luce via con te, dentro di te.
Il desiderio di diffondere la luce risulta evidente in questo evento, in cui il tempo concesso a queste lampadine per
brillare è davvero esiguo: solo 24 ore per trasmettere al pubblico tutto il loro potenziale.
L’obiettivo dell’artista è di riuscire a instaurare un dialogo proficuo e duraturo con il pubblico; le installazioni
multisensoriali e sinestetiche avvolgono il visitatore e lo circondano di una nuova luce fino a immergerlo
completamente in un’altra dimensione.
La caratteristica principale dell’arte contemporanea è proprio il rapporto con il pubblico, che è parte integrante e
fondamentale del lavoro artistico. Le opere che sono state realizzate nel Novecento si differenziano da quelle dei
secoli passati per la loro necessità di non essere solo immagini fruibili passivamente dallo spettatore: lo spettatore
dell’arte contemporanea partecipa attivamente all’opera e la completa, la sua presenza è necessaria per definirne
il senso. Proprio in conseguenza a questo, l’arte contemporanea si estende nello spazio, ingigantendo le sue
strutture, diventando tridimensionale, investendo gli altri sensi e sfruttando la temporalità, estesissima o ridotta al
momento della performance. La sua estensione consente allo spettatore di entrare direttamente in contatto con
l’opera, di passarle attraverso, di avvicinarsi a godere al massimo della sua inconsistenza o della sua monumentale
materialità: senza lo spettatore l’arte contemporanea non sarebbe altro che oggetti, ritagli, segni o azioni senza un
significato.
Le lampadine di Maria Teresa irrompono nei saloni affrescati di Villa Rusconi, dialogando con gli arredi e le pitture
antiche ancora presenti. In uno degli ambienti, antico e contemporaneo si fronteggiano e occupano lo spazio con
un gioco di sagome e specchi che richiamano la luce che c’era, che c’è ora e che da questo momento sarà
dentro di noi, pronta a dare una svolta alla nostra esistenza. Negli altri saloni la luce spirituale si spezzetta come in un
prisma e si espande come Respiro di Luce sui tanti piccoli bulbi che l’artista ha raccolto e assemblato con infinita
cura.
Villa Rusconi, distrutta da un incendio negli anni ’90, non è rimasta un contenitore vuoto e inutile, ma ha saputo fare
valere la sua luce e ora ospita, in un gioco quasi di scatole cinesi, altri contenitori apparentemente alla fine della
loro vita, ma in realtà ancora luminosi come le lampadine di Maria Teresa Gonzalez Ramirez.
Gli incontri di luce di questa esposizione sono il modo migliore per entrare in contatto con l’essenza dell’opera
dell’artista: la luce che è in ognuno di noi si manifesta e brilla ancora di più quando incontriamo il nostro
interlocutore e dialogando con lui apriamo la nostra mente verso nuovi orizzonti e verso una migliore comprensione
di noi stessi e degli altri.
Carlotta Cappella
Nota biografica
Maria Teresa Gonzalez Ramirez Nata a Città del Messico nel 1967, ma da anni residente a Varese Italia. La
Gonzalez si è progressivamente distinta negli ultimi anni grazie ad un lavoro in bilico tra la scultura minimalista, le
installazioni site-specific, la fotografia concettuale e la pittura, mettendo costantemente in discussione i limiti e le
costrizioni imposti dalla società Contemporanea. Così l’artista da anni ha fatto della LUCE la sua icona ricorrente in
tutte e cada una delle sue creazioni, diventando il suo simbolo che le permette di trasmettere il suo personale
linguaggio poetico considerato dai giornalisti e critici di grande forza espressiva, e di grande impatto emotivo.
“Le mie opere sono l’essenza di quello che vede il mio occhio, di ciò che sente il mio cuore e
degli odori che cattura l’olfatto. Il mio lavoro non può stare quindi dentro a misure PRESTABILITE,
ma rompe gli argini come un fiume in piena e si spande ovunque nutrendosi di tutto ciò che
incontra per trasformarlo in arte”.
Gianfranco Ferrè diceva: “Voglio proporre la bellezza”,
e io dico nel mio linguaggio poètico: “Voglio proporre la bellezza della “LUCE”.
Nel 2008 è stata premiata nella categoria ARTE Y CULTURA con il prestigioso riconoscimento “EL LATINO DE ORO
2008” dal comune di Milano presso il Teatro Dal Verme.
Selezionata per la Finale del Premio Celeste 2009 nella categoria Installazioni & Scultura, presso Fabbrica Borroni
Bollate, Milano.
Per Informazioni:
Comune di Castano Primo Provincia di Milano Italia - Ufficio Cultura 0331 888038, 0331 888033, www.comune.castanoprimo.mi.it, cultura@comune.castanoprimo.mi.it
Maria Teresa González Ramirez, mategr@yahoo.com, + 39 347 7800072, www.mariateresagonzalezramirez.com
Inaugurazione: sabato 5 maggio dalle ore 17.30 alle ore 20.30
Villa Rusconi
Corso Roma 20022 Castano Primo (MI)
5 Maggio dalle 17.30 fino alle 21.00
6 Maggio dalle 10.30 fino alle 20.00
ingresso libero