Palazzo Stella
Genova
piazza Stella, 5/1
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WEB
Cinque mostre
dal 4/5/2012 al 18/5/2012
mar-sab 15:30-19

Segnalato da

Satura art gallery




 
calendario eventi  :: 




4/5/2012

Cinque mostre

Palazzo Stella, Genova

Inaugurano le mostre 'L'inafferrabine della bellezza' di Renzo Maggi, 'Risveglio' di Pietro Caridi, 'Donne del mondo' di Ana Maria Garcia Ruiz, 'Tracce di soggetto' di Davide Battaglia e 'Oliosupellesutela' di Tommaso Arscone.


comunicato stampa

Renzo Maggi
L'inafferrabine della bellezza

a cura di Roberto Valcamonici

S’inaugura sabato 5 maggio 2012 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “L’inafferrabile della bellezza” di Renzo Maggi a cura di Roberto Valcamonici. La mostra resterà aperta fino al 19 maggio 2012 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.

Maggi, classe 1944, si diploma nel ’61 all’Istituto d’Arte Stagio Stagi di Pietrasanta, proseguendo il proprio apprendistato sotto la guida di Leonida Parma. Dopo un breve periodo trascorso a Milano, dove incontra e collabora con gli scultori Vincenzo Gasperetti e Gigi Supino, si trasferisce in Svizzera dove si dedica alla scultura e alla pittura. In quegli anni dirige anche un quindicinale di politica e cultura in lingua italiana. Nel 1992 rientra in Italia. Sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in Europa, Stati Uniti, Canada, Australia, e India.

Per Renzo Maggi la sorgente di ispirazione artistica è la Bellezza, e cioè l'armonia e la leggiadria delle forme, l’espressione sublime dell'arte classica che mira alla perfezione assoluta, guardando alla natura. La poetica impregnata del mito greco-ellenista delle sue opere deve molto alla purezza del marmo dalla quale egli fa nascere il suo straordinario virtuosismo espressivo. Nelle opere di Maggi, come nella scultura greca, vi è la ricerca di una bellezza che si compie in fattezze e sembianze di “nobile semplicità” e “quieta grandezza”, tipiche dell’arte classica. Da questo equilibrio perfetto si discosta solo per la presenza di elementi di soggettività che non possono evidentemente mancare nel modo di essere di qualsiasi artista contemporaneo.

Maggi è un artista che opera al di fuori di ogni corrente, in solitudine e con un’energia che ha del prodigioso. Con la sua scultura ci ripropone in maniera decisiva, perentoria e abbagliante, l’enigma della bellezza che ci giunge, come nelle sue Afroditi e nelle ultime opere le “Donne-Luna”, venata da una sottile melanconia, come ogni spettatore sensibile non manca di percepire.

Sottili scaglie di statuario purissimo della Cava delle Cervaiole, la storica cava della Henraux sul Monte Altissimo dove lo stesso Michelangelo si approvvigionava dei suoi marmi, danno origine ai suggestivi “stiacciati” delle sue “Donne-Luna”. Come se soltanto dinnanzi all’amoroso sguardo di Selene l’uomo potesse ritrovare quella giusta disposizione d’animo che gli consente di tornare a contemplare e a riflettere.

Renzo Maggi, che è da poco tornato dall’Alabama (Stati Uniti) dove è stato invitato a tenere un seminario di scultura al “Sylacauga Marble Festival” in quanto delegato dalla città di Pietrasanta a rappresentare la tradizione e la cultura della lavorazione del marmo, è comunemente noto e ammirato per la sua grande versatilità, che dice non solo di come plasma la materia, ma pure dell’abilità di riassumere tutte le fasi che portano al compimento dell'opera, nessuna esclusa. Il suo modo di lavorare fa pensare alla vecchia bottega rinascimentale dove i grandi maestri realizzavano i loro capolavori, con la sola strabiliante differenza che Renzo Maggi vi lavora da solo, riassumendo su di sé tutti i diversi ruoli. L’eredità del sogno di marmo Maggi l’ha acquisita grazie a un’ansia pratica, rubando il mestiere a vista, faticando senza sosta. Egli é tra i pochi che, oggi, scolpisce quasi sempre senza un preliminare studio a tavolino perché, come dice, “è il marmo che lo guida”.

Quando parla degli scultori che ama di più, tra cui annovera tutti i grandi greci e poi Michelangelo, Bernini, Marino Marini, Picasso, Boccioni, è difficile non sentirgli ripetere che per Canova nutre una “rispettosa indifferenza” e che il Bernini gli sta rovinando l’esistenza perché la leggerezza della sua scultura, come Il Ratto di Proserpina e Apollo e Dafne, gli ha rimesso tutto in discussione. E ancora, quando nel parlare dei suoi lavori si capisce chiaramente che non vuole esprimere preferenze perché li considera tutti sue creature; lui scultore, paradossalmente, un legame particolare sembra averlo con i suoi disegni, anche quelli di scuola, perché li considera, come dice, “un po’ le lettere d’amore che tutti conserviamo gelosamente nel cassetto”. E quando spiega che il ritratto, tra le sculture, è per lui il luogo dove può esprimere il “sacro”, perché gli ha dato modo di penetrare profondamente lo studio del volto come centro dell’anima.

Le sue frequenti collaborazioni con il mondo dell'architettura attraverso l’Henraux, lo portano giustamente a sottolineare che per migliorare le condizioni del vivere di oggi, l’architetto e lo scultore devono rendere complementari i loro obiettivi di costruire e di abbellire. Per questo, la sua scultura è diventata nel tempo più leggera, “smaterializzata”, una scultura che, per dimensione, peso e ingombro, può essere meglio fruita negli spazi spesso limitati delle case contemporanee.

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Pietro Caridi
Risveglio

a cura di Elena Colombo

S’inaugura sabato 5 maggio 2012 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Risveglio” di Pietro Caridi a cura di Mario Napoli. La mostra resterà aperta fino al 19 maggio 2012 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.

Pietro Caridi nasce a Levanto, paese porta delle Cinque Terre dove trascorre la sua infanzia immerso nei colori e nella particolare luce che caratterizzano questa zona della Riviera Ligure. E’ proprio da questo contatto diretto con le sfumature del mare, del cielo e dell’entroterra di questo piccolo paradiso che incomincia a formarsi la spiccata sensibilità per il colore anche se la sua propensione per l’Arte non e’ ovviamente ancora matura e non viene colta.

E così dopo una serie di tentativi volti a cercare una certa stabilità nella terra natia, la necessità di superare la quotidianità del paese e l’innata curiosità, la ricerca più netta dell’io uniti al bisogno di abbracciare il mondo intero, lo portano a partire per Londra nel 1988 dove inizierà a produrre i primi lavori.

“È quando penso ai colori e alla loro discreta e instancabile presenza nella mia vita che rinasco ogni volta sempre più grato, forte e consapevole della bellezza che mi circonda".

Nel prepararli sulla tela e farli incontrare cercando sempre il massimo punto per rendere vivo il loro messaggio, che deve emozionare me per primo, penso spesso ad una massima dello Zen: "Con le note non me la cavo meglio di molti pianisti ma gli intervalli tra le note-Ah! È li che risiede l'Arte!".... Ecco, è proprio così anche quando uso i miei colori, anche loro hanno bisogno di intervalli e pensieri più o meno brevi.

Per poter tornare liberi ancora più belli ed emozionanti, fino al compimento dell'opera.

Certo le pause, le sante pause perdute a volte, fatte di silenzi,ascolto e sguardi, in questo mondo di rumori, fretta troppa fretta e ansia da prestazione, sono un eccellente toccasana per mente e cuore.” (Pietro Caridi)

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Ana María García Ruiz
Donne del mondo

a cura di Elena Colombo

S’inaugura sabato 5 maggio 2012 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Donne del mondo” di Ana María García Ruiz a cura di Elena Colombo. La mostra resterà aperta fino al 19 maggio 2012 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.

La malva essiccata o un pezzetto di stoffa color del vino, rimasti nascosti tra le pagine di un libro sono piccole cose che fanno nascere dolci ricordi del passato, questo scriveva Sei Shônagon alla Palazzo Imperiale di Kyôto.

Nelle opere di Ana María García Ruiz si ritrova lo stesso amore raffinato per i dettagli, lo stesso sguardo femminile, delicato e disincantato che descrive un incontro elettivo tra cultura e natura. È un racconto di viaggio che sposta il punto d’osservazione e modifica le scene, mostrando donne di ogni parte del mondo. Ci sono geisha che sembrano assorbire la voce verde e calma del bosco, ragazze africane che, con i loro abiti bianchi richiamano la luce del sole e giovani polinesiane avvolte in morbidi tessuti che riprendono la vivacità rigogliosa della vegetazione. In questo itinerario c’è forse un briciolo di esotismo ma non è il paradiso di un Gauguin in fuga dalla realtà o di un Salgari in cerca di un suo spazio chimerico. Non c’è traccia di una visione coloniale orientalista di Ingres o delle riproduzioni enciclopediche dei romanzi d’avventura. Se in ogni tela resta un pizzico di suggestione romantica, essa deriva dalla sovrapposizione di una serie d’immagini fiabesche e viene espressa in funzione di un sogno nel quale la figura femminile è soggettiva e universale al tempo stesso. Come la cortigiana del X secolo, la pittrice spagnola mette le sfumature al centro di composizioni in cui le tinte e le linee inseriscono i ritratti nello sfondo. È un dialogo continuo e paritetico con un ambiente fortemente emotivo, che riflette i sogni e le sensazioni fugaci di un momento magico e reinterpretato seguendo le orme delle più grandi scuole artistiche occidentali e asiatiche. Nei paesaggi lussureggianti o tra le case di una città incantata (ma assolutamente possibile), le donne racchiudono la tranquillità e la trasformano in movimento e contatto, spezzando armoniosamente gli equilibri grafici, spesso trasformando il discorso cromatico in suono. Tutto può essere ricondotto a una dimensione uditiva, dove il potere delle parole e delle note genera strutture fittizie; ogni cosa si svela nell’atto della lettura di un testo che si fa contesto.

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Davide Battaglia
Tracce di soggetto

a cura di Elena Colombo

S’inaugura sabato 5 maggio 2012 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Tracce di soggetto” di Davide Battaglia a cura di Elena Colombo. La mostra resterà aperta fino al 19 maggio 2012 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.

L’iperrealismo di Davide Battaglia è sorprendente, così vivido e fotografico da trascendere i confini della finzione. Le sue opere raccontano il quotidiano post-moderno in cui tutti sono connessi ma isolati, vicini senza mai conoscersi (L’inquilino del quinto piano). Stanze minimali che riproducono scene di ordinaria solitudine, soprattutto bagni come punto di partenza di ogni storia possibile. Un ragazzo si lava i denti, forse per iniziare una nuova giornata; una ragazza si trucca per la serata; un’altra prova un top provocante. Gli specchi e l’intimità domestica materializzano o dissolvono le maschere indossate da ciascuno di noi e sono la metafora della scomposizione emotiva. Giovani e anziani, ognuno con un proprio stile – ognuno con la propria malinconia – inscenano una recita, si trasformano in attori. La successione dei fotogrammi rende la totalità dell’azione; riquadri regolari e giustapposti mostrano la contemporaneità di situazioni, lasciando allo spettatore il compito d’immaginare la vicenda. Le diverse angolazioni si sommano restituendo ai personaggi la loro fisica tridimensionalità, i protagonisti si sfiorano senza mai toccarsi, in atmosfere asettiche, i gesti restano sospesi e ambigui, come amputati. Genova, è il racconto di un amore complicato, fatto di sguardi e di sottintesi: un uomo e una donna si guardano senza parlarsi, illuminati e assorbiti della città notturna. Ogni serie è una scoperta di nuove declinazioni della luce, protagonista di un impressionismo istantaneo fatto di ombre, movimenti e flussi cromatici. Chiuso tra quattro mura o immerso nel paesaggio urbano, l’Uomo è sempre in transito, appena consapevole dell’ambiente che lo circonda (By Night). Qualsiasi relazione è filtrata, costantemente mediata dalla tecnologia con i suoi mille schermi ingannevoli. Battaglia analizza gli ingranaggi del meccanismo e ritrae l’insieme della realtà plastificata in cui viviamo. La facciata sfavillante e mondana nasconde la ferocia del rapido consumo, la fredda mercificazione dell’immagine. La tv spenta è testimone immobile della disperazione (Reality) e i cellulari diventano le uniche finestre aperte sull’ansia dell’assenza (Titolo Muto 02).

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Tommaso Arscone
Oliosupellesutela

a cura di Elena Colombo

S’inaugura sabato 5 maggio 2012 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Oliosupellesutela” di Tommaso Arscone a cura di Elena Colombo. La mostra resterà aperta fino al 19 maggio 2012 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.

Tommaso Arscone è una vera rivelazione. Fermandosi di fronte ad un suo lavoro viene da chiedersi se si sta guardando un quadro o una fotografia. Nella serie Olio su pelle su tela, la ricerca costante di nuove tecniche e di materiali innovativi sintetizza un iperrealismo e dissacrante che ricorda la forza degli scatti di Robert Mapplethorpe e l’autoconsapevolezza dei modelli di Charlotte March; mentre l’influenza del fumetto americano d’autore è evidente in Espressioni e sguardi.

L’artista rappresenta una sensualità affascinante e schietta, mediata dal linguaggio pubblicitario, che in alcuni casi si mostra in distorsioni prospettiche ed emotive. Il ritratto e il particolare sono le forme preferite per questa indagine semiotica punteggiata di riferimenti vintage che si esprime in grandi primi piani, istantanee di uno slancio dinamico o l’accostamento pop di volti simili. Il pennello svela il fulcro ingannevole del movimento e rende concreta la presenza fisica del pittore e la solidità dei gesti sulla tela.

La contemporaneità irrompe nella potenza dei messaggi, in un’analisi spietata e disillusa dei nostri tempi. La seduzione come arma o come dimostrazione di uno spaventoso vuoto interiore, messo a tacere da un mondo artificiale. I soggetti rivelano una lucida coscienza di sé: il nudo è una condizione naturale, vicina alla plasticità dei personaggi maschili di Michelangelo, i corpi femminili sono fatti di seriche morbidezze. Gli occhi possono essere lo specchio di una diversità orgogliosa: la negritudine è uno dei temi ricorrenti, partendo dalla rielaborazione di accenti tribali per inserirsi pienamente in un discorso sulla (post)modernità.

Inaugurazione sabato 05 maggio 2012 ore 17

Palazzo Stella
piazza Stella, 5/1 Genova
Orario da martedì a sabato dalle 15:30 alle 19:00
ingresso libero

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