Ako Atikossie
Marino Benigna
Andrea Boldrini
Marco Ruffino
Angela Sassu
Ilaria Battiston
Daniela Doni
Francesco Maruotti
Giuseppe Orsenigo
Ivo Stazio
Sonia Zaffoni
Virgilio Patarini
Lavori di Ako Atikossie, Marino Benigna, Andrea Boldrini, Marco Ruffino e Angela Sassu, Ilaria Battiston, Daniela Doni, Francesco Maruotti.
a cura di Virgilio Patarini
In mostra quadri degli artisti:
AKO ATIKOSSIE, ILARIA BATTISTON, MARINO BENIGNA, ANDREA BOLDRINI, DANIELA DONI, FRANCESCO MARUOTTI, GIUSEPPE ORSENIGO, MARCO RUFFINO, ANGELA SASSU, IVO STAZIO, SONIA ZAFFONI
IL CORPO COME PAESAGGIO
Il corpo che si sfalda, che perde la levigata e asettica coerenza, la proporzione, la misura del disegno accademico per rivelarsi carne, sangue, grumo di materia palpitante, groviglio di segni e di senso. Impasto informe di sensi. Apparentemente incoerente, costruito per accumulazione di materiali diversi, spesso non pittorici, dove prevale la pluralità, le parti sul tutto, l’anali sulla sintesi. Eppure questi corpi sono figure umane, esseri antropomorfi. E allora che uomo ci raccontano? Un uomo complesso, plurale, contraddittorio, accumulazione di impulsi e pulsioni differenti, perennemente inquieto, in trasformazione. Di questo perla metà di questa mostra. Di questo parlano i quadri di Ako Atikossie, Marino Benigna, Andrea Boldrini, Marco Ruffino e Angela Sassu.
IL PAESAGGIO COME CORPO
L’altra metà della mostra, con le opere di Ilaria Battiston, Daniela Doni, Francesco Maruotti, Giuseppe Orsenigo, Ivo Stazio e Sonia Zaffoni è il rovescio della medaglia: ci mostrano il paesaggio come corpo. Un paesaggio costruito e destrutturato al tempo stesso a colpi di spatola, fatto di densa matteria pittorica o di stratificazioni di altri materiali. Un paesaggio a volte riconoscibile, urbano o agreste, oppure un paesaggio mentale, onirico, immaginario: in ogni caso un paesaggio che è prepotentemente lo specchio dell’anima e delle inquietudini di chi lo guarda e lo racconta. E anche in questo caso è la materia informe che urge, che spinge sulla forma, preme fino a lacerare, fino a sfaldare i contorni, fino a infrangere i limiti, mettendo in crisi i confini tra il soggetto e l’oggetto.
Il corpo è paesaggio e il paesaggio è corpo. E il confine tra l’uomo e il mondo si fa labile, instabile.
Virgilio Patarini
Atelier Chagall
alzaia Naviglio Grande , 4 - Milano
merc-sab 15-19, dom 11-19
Ingresso libero