Hic Manemibus Optime. Uno stile personale, fatto di pitture di grandi dimensioni eseguite su carte geografiche, carte usate, spartiti musicali.
La vita è ricerca. Cercare la parola giusta, il momento giusto, il colore che dona, la nota che non stona, la forma che imprigiona. Se poi chi cerca è un artista, tutta la ricerca assume un significato diverso, come se alla fine non ci fosse un traguardo ma un consapevole punto di partenza. Alcuni di noi credono che aver trovato la strada sia una cosa buona; gli artisti che hanno trovato la strada hanno, forse, appena iniziato a prendere coscienza del loro ruolo nella vita. Manca loro ancora tutto il percorso da fare. Solo pochi raggiungono la meta, alcune mete o addirittura molte mete. Sanno che la strada è una ma che il risultato da ottenere potrebbe essere molteplice.
Walter Davanzo sta percorrendo la sua strada. Negli anni i suoi lavori si sono definiti sempre di più individuando uno stile personalissimo, distinguibile. Uno stile dove sia la composizione nel suo insieme che un piccolo dettaglio possono ricondurre agilmente al riconoscimento della sua mano. Le pitture di grandi dimensioni che fanno parte di quei cicli artistici come la stazione di Berlino oppure la Gente, i lavori eseguiti su carte geografiche, carte usate, spartiti musicali hanno un fil rouge che li tiene tutti sotto una grande luce uniforme. La sua infanzia, i suoi genitori, la classe e gli amici ritratti d'istinto, poeticamente interpretati a partire da una fotografia della quale rimane solo ciò che di interessante ed emotivamente significativo vi si trova. Pulisce il quadro dai dettagli che la fotografia inesorabilmente restituisce, lo svuota dai particolari realistici, dalla loro pesante referenzialità e ci lascia davanti ad un ricordo. Così come quando si pensa ad un volto, conosciuto e amato in un passato più o meno remoto, così i dipinti di Davanzo si dimostrano fedeli all'emozione, infedeli al dettaglio realistico. Ogni sfondo perde importanza dal suo vero contesto e ne può acquisire una nuova, può appunto diventare melodia, può simulare un viaggio che vede nella mappa i suoi possibili snodi e le sue possibili fughe. I suoi lavori partono dall'idea che la mano è molto più vicina al cuore che alla mente: una donna nuda, disegnata con un solo tratto continuo, sicuro, chiuso ma talmente perfetto nella sinuosità delle curve che potrebbe ingannare l'osservatore scambiandola per ombra di un corpo reale. Un'ombra però lieve, fatta di frasi, di parole sussurrate che diventano i titoli dei suoi lavori, brevi poesie, quasi degli haiku che dentro a ogni singolo lavoro amplificano l'effetto estetico nel versante linguistico.
Davanzo ha una strada precisa da percorrere e nelle sue opere sentiamo la consapevolezza dei mezzi e la conoscenza delle strategie per percorrerla. Una strada che lascia da parte il superfluo, non sente brusio, scioglie i nodi dell'interpretazione con parole semplici ma, soprattutto, eleva il ricordo di un momento a protagonista indiscusso di una produzione artistica, di una vita. Una meta.
Chiara Casarin
Inaugurazione 31 maggio ore 18.30
ISENS
Via Roma, 54 - Villorba (TV)