Suoni in formazione (e altro ancora). Lavori ispirati al mondo del fumetto che evidenziano gli aspetti piu' leggeri della realta' e nei quali l'artista rielabora opere di Duchamp e Matisse.
a cura di Carlo Fossati per e/static
Nella storia dell'arte occidentale all'umorismo - e tanto meno al comico - non spetta lo stesso posto importante che ha da sempre nella letteratura, nel teatro, perfino nella filosofia (Aristotele e Bergson, per citare soltanto due nomi, si occuparono di dare una definizione al senso del ridicolo e al riso, rispettivamente). Il lavoro di Patrice Carré (francese, nato ad Angers nel 1957) è in larga parte esemplare di questa modalità, ancora oggi piuttosto rara nell'arte. In esso non si trova infatti mai il senso del dramma, e neppure alcuna ossessione di tipo psicologico, né la perentorietà assertiva propria del dogma, ma piuttosto una certa ironia – sia pure senza snobismi o ammiccamenti intellettualistici di sorta – e una naturale attitudine a mettere in primo piano certi aspetti più leggeri, spesso perfino buffi, della realtà, in senso propriamente umoristico. Ovvero, tutto ciò che viene generalmente riservato ad arti che si tende a classificare come 'minori', come la satira illustrata e il fumetto. E al mondo del fumetto Carré si è ripetutamente rivolto, per trarne elementi da inserire nelle sue opere e apportarvi quel certo senso di giocosità e di leggerezza che le rende tutte piuttosto facilmente riconoscibili, all’interno di un panorama artistico internazionale sempre più occupato dalla serietà (e spesso seriosità) dei temi, fra politica e sociologia, o fra introspezione psicologica e analisi antropologica. Sono molte le opere che Carré ha creato partendo da un'immagine estratta dai fumetti del disegnatore belga Hergé, quelli che hanno come protagonista il celebre Tintin, e una venne presentata nella sua prima personale per e/static, nel 2002.
Quest'uso del d'apres è frequente nel lavoro di Carré, che ne ha realizzati anche molti da artisti 'alti', Matisse soprattutto, e Duchamp. Per quanto riguarda il primo, la fedeltà al modello è sempre pressoché totale, e nella Maquette pour la danse à crans, del 2009, Carrè ha perfino utilizzato le stesse puntine da disegno - o comunque, alcune molto simili a quelle dell'originale - usate da Matisse, identificandosi completamente nel suo approccio molto libero e pragmatico, ché non esitava a servirsi di tutto ciò che aveva a disposizione intorno a sé nel momento della creazione, con una giocosità molto seria (la stessa dei bimbi, ovviamente). Un approccio molto simile a quello che lo stesso Carré manifesta in tutte le sue opere, a partire dalla scelta del soggetto, poi nella realizzazione stessa, e infine nella presentazione.
Quando invece, nel 2008, considera un'opera di Duchamp, Rotoreliefs, del 1935, Carrè diversifica il suo intervento rispetto all'originale inventando una nuova serie di immagini che rappresentano tutte situazioni piuttosto buffe ispirate alle vacanze estive, e così il titolo viene modificato in Rotos de l'été. A rimanere intatta è la struttura dell'opera, consistente in 24 dischi che – come nell'archetipo duchampiano – vengono fatti girare sul piatto di un giradischi, creando particolari illusioni ottiche (una modalità, questa dell'effetto ottico, ricorrente nell'opera di Carré). L'opera, prodotta in quattro esemplari (uno dei quali recentemente acquisito dal Frac-Bretagne) viene riproposta in occasione di questa mostra, insieme ad altre tre nuove o comunque inedite, altrettanti esempi della particolare attitudine di questo artista a creare – quasi sempre con le sue stesse mani, davvero artigianalmente – opere relativamente semplici, dal punto di vista dell'esecuzione, ma che già in questa fase contengono l'essenza del suo approccio: una certa giocosità seria, ovvero praticata con grande cura e precisione, perfettamente in equilibrio fra divertimento e impegno.
Ma l'arte di Patrice Carré, apparentemente 'disimpegnata' e leggera, pullula in realtà di precisi riferimenti culturali e sapienti citazioni iconografiche, e a quelli degli autori già citati, si possono aggiungere, fra molti, i nomi di Le Corbusier, Picasso, Luigi Russolo, Jacques Tati, Alfred Jarry, Christian Marclay.
Patrice Carré ha esposto in spazi pubblici e privati soprattutto francesi (FRAC Languedoc Roussillon di Montpellier, FRAC PACA di Marsiglia, DRAC Pays de la Loire e Musée des Beaux Arts di Nantes, FRAC Bourgogne a Dijon, e gallerie di Parigi, Marsiglia, Villeurbanne, Rennes) ma anche internazionali (Mattress Factory di Pittsburgh, Städlische Museum di Koblenz, Galerie YYZ di Toronto, in Canada). Già molti sono stati i suoi progetti pubblici realizzati negli anni: il Café-musiques Argentine a Beauvais, nel 1998, l'installazione permanente «Les 5 fondatrices» alla médiathèque di Lannion nel 2006, e nello stesso anno, nel parcheggio sotterraneo dell'Aeroporto di Lyon St Exupery, l'installazione permanente di luci e suoni «Les mondes à l’envers» sono fra i più importanti. Come performer, è notevole il suo originale spettacolo Pop Steam – suoni prodotti in diretta con un set di pentole a pressione, con la collaborazione di Mathieu Chauvin – giunto all'undicesima rappresentazione, e già allestito anche a Torino nel 2004, per quell'edizione di visionair.
Immagine: Patrice Carré, "Sports de l'anneé", 2009
Info: 011235140 estatic.it
Inaugurazione: giovedì 31 maggio 2012, dalle ore 18.30
Blank
via Reggio 27, Torino
dal giovedì al sabato, dalle 15.30 alle 19.30; oppure su appuntamento
ingresso libero