Con quella bocca puo' dire cio' che vuole. Nel 1982 Grisa dedico' un'intera giornata a fotografare la bocca di Rossella, la sua modella personale. A cura di Stefano Bianchi.
a cura di Stefano Bianchi
Nuovo appuntamento con la fotografia d’autore, nell’ambito delle esposizioni organizzate da Ponti x l’Arte, con la personale di Maurizio Grisa. Nato a Bergamo nel 1954, inizia a scattare foto a 18 anni entusiasta del bianco/nero e della camera oscura. Nel ’75, svolge la prima mostra personale e tre anni dopo apre lo studio fotografico che gli consente di lavorare per aziende e agenzie pubblicitarie. Appassionato di montagna, Grisa ha percorso i sentieri delle Alpi e dell’Himalaya coltivando progetti fotografici sulla natura e il paesaggio. Ha collaborato con vari pittori e scultori, fotografandone le opere. Da qualche anno, si interessa di fotografia stereoscopica.
Una bocca. Che si apre in un sorriso smagliante svelando denti perfetti, bianchi come perle. Una bocca. Che si chiude e poi riprende a dischiudersi. L’obbiettivo fotografico si stringe sulle labbra. Rosse. Proprio lì, dove convergono il desiderio e la seduzione lasciando affiorare passioni, emozioni, stati d’animo. È la bocca di Rossella, la sua modella preferita. Nel 1982, Maurizio Grisa impiega un’intera giornata a fotografarla. Ride, nei primi scatti, e fa la sboccata, la bocca: schioccando baci, mostrando la lingua, facendo le smorfie, ammiccando consciamente/inconsciamente alla pubblicità e alla Pop Art. Ora dopo ora, però, la bocca di Rossella si annoia, sbadiglia, mette il broncio. Urla, perfino, sentendosi inascoltata. E si arrabbia. Le labbra, a un certo punto, s’increspano fino a diventare fessure piene di rancore, per quella seduta fotografica che sembra non finire mai. Ma continua a scattare, Maurizio. Non vuol perdersi neppure un istante dello spettacolo di quella bocca irresistibile, che da seduttiva si è fatta provocatoria e poi collerica. Il massimo. Trent’anni dopo, quella bocca che può dire ciò che vuole esce dalle diapositive 6x6 per assaporare un’altra vita, supportata dalle nuove tecnologie di stampa digitale. E allora, osservando con attenzione questo zigzagare di bocche singole e bocche in sequenza, il pensiero non solo corre alle labbra della fotografa surrealista Lee Miller che nel 1934 Man Ray fece volare su un cielo gravido di nubi nel quadro “A l'heure de l'observatoire - Les amoureux”, e alla bocca vermiglia che Salvador Dalí “rubò” nel 1937 all’attrice Mae West per poi trasformarla in divano, ma afferra con gusto quella “tongue & lips” che l’illustratore John Pasche disegnò nel 1971 per i Rolling Stones, ispirandosi alla dea Calì con lo scopo di confezionare l’inconfondibile logo della band londinese. Segno che le morbide, seducenti, ondulate, fiammeggianti bocche di Maurizio Grisa hanno colto nel segno. Svelandoci sensi e metafore.
Stefano Bianchi
In mostra la serie LIPS Anniversary 1982-2012, tutte le immagini esposte sono ottenute con stampa inkjet ad alta definizione, su carta Fuji Premium Lustre, montate su supporto Dibond 3 mm. (alluminio + polietilene) e protezione in plexiglas 3 mm
© copyright Maurizio Grisa
Inaugurazione 5 giugno dalle 18
Studio Dr. Guido delli Ponti
via Luigi Vitali, 1 (angolo Piazza Duse) - Milano
Lun-ven 10.30-18.30, chiuso mercoledi' e agosto