Eterocronie. Le sue opere tridimensionali degli anni Ottanta sono estensioni spaziali del segno, costruzioni neo-barocche dove le forme proiettano nell'ambiente la virtualita' del loro movimento.
a cura di Franco Cipriano
Con una mostra di Gerardo Vangone, lo Spazio Zero11 del Liceo Artistico de Chirico di Torre Annunziata, continua ad esplorare le versioni della scultura, tra oggettualità e installazione, cercando di rappresentare, in nitide ambientazioni espositive, l’eterogeneità dei linguaggi artistici contemporanei. Un percorso espositivo di respiro culturale delle proposte, indica con tensione progettuale la possibilità di un’attiva presenza sociale delle arti visive contemporanee sul territorio.
Gerardo Vangone, nato a Torre Annunziata nel 1956, negli anni settanta frequenta il corso di scenografia di Toti Scialoia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi nel 1980.
In un periodo di sperimentazioni pittoriche, nela seconda metà degli anni settanta, allontanandosi da una impostazione figurativa, si apre a ricerche polimateriche con l’uso del collage. Negli anni Ottanta il percorso di Vangone sfocia in un intenso interesse per il rapporto tra forma e segno, con implicazioni gestuali che evocano la dinamica neo-futurista dello spazio pittorico. In questo contesto di ricerca, realizza opere in cui le forme (sagomate in legno) sono attraversate da traiettorie di luce-colore, in un’ incrociarsi di energie contrastanti. Da questi risultati è quasi naturale per l’artista approdare alla scultura. Le sue opere tridimensionali degli anni ottanta sono estensioni spaziali del segno, costruzioni neo barocche dove le forme proiettano nell’ambiente la virtualità del loro movimento. Con le opere scultoree in legno partecipa all’esperienza de ‘L’Officina di Scafati’, esponendo ad Arezzo nel 1987 e nel 1999 a ‘Symbola’, con un’opera installata ad Agerola negli spazi pubblici. Dopo un periodo di sospensione, la sua ricerca si riattiva agli inizi del 2000, con opere che sviluppano una attenzione futurologica verso complesse concrezioni materiche di natura polimorfica. Un percorso chiaramente manifestato e in denso sviluppo, come ha testimoniato l’ ultima mostra, ‘Metropolis’, al Museo di Villa Rufolo a Ravello curata da Pasquale Ruocco e con un acuto testo di Ada Patrizia Fiorillo.
Gerardo Vangone, con quest’ultimo versante di ricerca, in modo inedito, svolge - scrive Franco Cipriano nel testo al catalogo della mostra allo Spazio Zero11 - (…) “un racconto delle metamorfosi del mondo, dove frammenti eterogenei - forma e informe, meccanico e organico, luce e segni – si pervadono gli uni con gli altri, generando la ‘meraviglia’ di nuovi corpi eterocronici, che l’arte ‘crea’ come per reinventare la sua stessa natura, come multiforme, trasmutante immaginazione del mondo “che viene”. (…)
Se l’arte nell’ordine delle forme oggettivizza il molteplice e il discordante, per Vangone l’unità temporale dell'opera si rompe in uno ‘spazio’ ininterrotto di frammenti che s’incrociano e s’innestano, in cui la forma si riflette nel de-forme e nell’antiforma di una ibridazione che è mimesi tecno-semica del corpo territoriale post-metropolitano. Nell’opera si compie una ‘geografia di eventi’, territorio di un esploso dis-ordine del senso, in un pluriverso di schegge e fratture che de-compongono i paesaggi dell’umano. Vangone ‘propone’, mostrandone il possibile processo, una riconnessione con il trasmutare delle cose, interagendo con la ‘mostruosità’ del sogno artificiale della visione cibernetica, costruisce ‘macchine desideranti’ che provengono dagli stati più profondi della sensibilità profetica dell’arte, nella quale risuona l’ ibridazione dello spazio umano come destino apocalittico del mondo.”
Inaugurazione 6 giugno
Spaziozero11- c/o Istituto Statale d'Arte Giorgio De Chirico
via Vittorio Veneto, 514 - Torre Annunziata (NA)
Dal 7 al 28 giugno 2012, ore 9.00/14.00
Su appuntamento, ore 15.00/18.00.