Martine Della Croce Hofmann
Gabriella Soldatini
Min Kyoung Uk
Park Shin Ae
Baek Jin Ki
Lee Seon Woo
Kim Jae Kyeong
Kim Sung I
Kim Kyoung Ho
Eduard Casademont Perez
John Bizas
Alem Teklu Kidanu
Jaime de Carvalho
Wenndy Sempertegui Paez
Naguib Mohamed Abdelhalim
Mogosanu Petre Virgiliu
Aleksandar Eftimovski
Tommaso Pellegrini
Andrea Rossetti
Elena Colombo
Mario Napoli
Le collettive 'Carpe diem' e 'Solstizio d'estate' propongono i lavori di artisti italiani e stranieri tra cui alcuni coreani. Martine Della Croce Hofmann e Gabriella Soldatini espongono i loro dipinti.
Carpe diem
S’inaugura sabato 16 giugno 2012 alle ore 17:00, nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la rassegna d’arte “Carpe diem” a cura di Mario Napoli, testo critico di Elena Colombo.
Pensando all’arte contemporanea in Corea, vengono in mente le statue di Lee Il-ho che guardano l’oceano, immortalate e rese celebri dal genio del regista Kim Ki-duk: la materia astratta si fonde con la Natura, l’Uomo ritrova la sua serenità e racconta il sentimento, lo spazio e il tempo in maniera personale. Da tempo la Korean Wave è diventato un vero fenomeno di costume che si muove dal pop di successo alla raffinatezza minimale di forme lisce e candide, avvolte dalla luce. Nell’eterogeneo panorama espressivo, troviamo opere che narrano la purezza primitiva dell’energia vitale con le curve sinuose di donne / dee feconde, il mutamento delle linee che sembrano scolpite dal vento e la forza cruda ed elegante dei film di Park Chan-wook. Lo splendore delle trasparenze e le ombre – ruvide o lisce – descrivono il quotidiano che nasce dalla semplicità delle piccole cose: un fiore che sboccia tra le pieghe del giorno o delicati animali cesellati come origami di carta. Una trascendenza quasi religiosa – dalle sfumature panteistiche – si nasconde dietro ciascun lavoro, avvicinandosi al senso originario dell’azione creativa: un impulso povero ma incisivo, essenziale e nutritivo come il pane, modellato nel bianco come una formella di tofu. Si percepiscono divisioni, silenzi e presenze che compongono una musica del cuore. Nella frenesia al neon di Seoul ci sono ragazzi che suonano usando oggetti di recupero, talenti della classica e voci che riprendono le leggende del p’ansori, l’antico teatro cantato il cui nome deriva da “p’an” – luogo d’incontro – e “sori” – suono.
Una mostra collettiva rievoca il significato letterale di questo termine e ne rispecchia la poesia, diventando un “posto di riunione del pensiero”, dove si genera un dialogo profondo tra il mondo, gli autori e il pubblico. L’esposizione invita a fermarsi per riflettere. Non è sufficiente guardare distrattamente e poi passare oltre; bisogna essere in grado di vedere attraverso i contorni, decostruire le sagome e imparare a leggere un nuovo linguaggio fatto di atti suggestivi.
Artisti partecipanti: Min Kyoung Uk; Park Shin Ae; Baek Jin Ki; Lee Seon Woo; Kim Jae Kyeong; Kim Sung Il; Kim Kyoung Ho; Eduard Casademont Pérez; John Bizas; Alem Teklu Kidanu; Jaime de Carvalho; Wenndy Sempértegui Páez; Naguib Mohamed Abdelhalim; Mogosanu Petre Virgiliu; Aleksandar Eftimovski; Tommaso Pellegrini.
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Solstizio d’estate
S’inaugura sabato 16 giugno 2012 alle ore 17:00, nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la rassegna d’arte “Solstizio d’estate” a cui partecipano Virginia Cafiero, Pietro Caridi, Cira D’Orta, Mi. Ti. e Lucia Pasini.
Giugno, il mese di Litha. Nel suo moto apparente, il Sole si trova nel punto più alto della volta celeste. Un giorno in cui ogni cosa si mostra invertita, confini tra i mondi si fanno sottili e le fate si radunano nelle valli per celebrare la Luce allo zenit nell’emisfero boreale, simbolo della bellezza e della creatività. Nel paganesimo questa data non segna l’inizio dell’estate ma il culmine della stagione, il momento in cui la terra diventa tiepida e feconda, pronta a regalare i suoi frutti; per questo i falò accesi nella notte fanno da sfondo ideale allo sbocciare di nuovi amori e prodigiose guarigioni. Nelle feste contadine di San Giovanni, i fuochi che si riflettono nella trasparenza purificatrice del cielo rappresentano la magia della scoperta infantile e la maturazione della coscienza adulta, ma possono diventare l’amara metafora della disillusione e dell’ineluttabile destino umano, plasmato dagli elementi e dalla transitorietà del potere dei re. Sulle Ande i vassalli aspettavano scalzi l’alba e presentavano i loro doni votivi al dio Inti e al Inca, signore indiscusso delle “Quattro Regioni”; dall’altra parte del mondo nelle brughiere inglesi, ci si riuniva tra le pietre trasportate da incredibili Giganti. L’astro appariva, proiettando un’ombra che coincideva col mezzogiorno meridiano ma parafrasando Chuck Palahniuk, la perfezione, anche quando c’è, dura solo per pochi, preziosissimi istanti – iridescenti come gocce di smeraldo; e allora è necessario celebrare l’occasione con la gioia della danza e l’ebbrezza sacra della birra bionda. Soltanto in alcuni luoghi, nella zona dei circoli polari, non c’è tramonto e la mezzanotte passa quasi inavvertita, rischiarata da una stella costante. Sotto i raggi freddi la solitudine diventa inaudita e dickensoniana, le erbe silvestri sono rade e pallide e il mare racconta la storia di mille mitici naviganti dalle bussole del cosmo, mentre nel Vicino Occidente i giardini si vestono di rose, glicini e lavanda profumata.
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Martine Della Croce Hofmann
il mio percorso tra analogico e digitale
S’inaugura sabato 16 giugno 2012 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Il mio percorso tra analogico e digitale” di Martine Della Croce Hofmann a cura di Andrea Rossetti.
Spingersi alle fondamenta del linguaggio figurativo per dare forma al proprio universo di ricordi, citazioni, fantasie, attraverso un uso primitivo ed essenziale di linee e colori, seguendo uno schematismo pittorico che è impossibile incanalare in una netta e limitativa distinzione di genere, sempre oscillante tra i frammenti di una realtà riveduta profondamente e l'astrattismo più puro. Martine Della Croce Hofmann esula da ogni ovvia classificazione per approdare ad una pittura fatta di spontanee interazioni tra grafismi e tonalismi, in cui le geometrie di curve, rette e spigoli non danno vita a finti mondi plastici, ma creano veri spazi bidimensionali, tanto percettivamente irreali quanto visivamente autosufficienti, conclusi ambienti nei quali il rapporto tra staticità e movimento è tutto giocato sulla modulazione materico-tonale delle campiture unita all'uso ritmico/a-ritmico delle linee. E il segno lineare diventa oggetto (ma anche soggetto) di continue modificazioni, allargandosi o assottigliandosi, stratificando l'opera con l'energia generatrice di ogni singolo gesto creativo; un'energia che di-segna, che toglie, elimina, asporta materia per originare un moto nervoso che invasivamente penetra nell'opera, incide il colore ad olio ancora fresco e rimette in gioco ogni possibile equilibrio formale attraverso parole o tratti apparentemente irrazionali, frutto di una espressività vera e sincera.
Stesure possenti, ruvide, intensamente corpose, lasciano emergere soggetti dalle molteplici sfumature, “ritagliati” nella monocromia di sfondi che hanno perso l'aspetto di semplici basi pittoriche per assumere quello di attive presenze cromatiche, in grado di dar vita a qualunque elemento compositivo solo circoscrivendone delicatamente il perimetro. Una sub-naturale epifania d'immagini in cui ciascuna tonalità diventa parte integrante ed allo stesso tempo costituente, espressione di un agire che più della mera sovrapposizione cromatica ricerca accostamenti sintomatici della sua fervida vivacità artistica; ogni residua aderenza alla realtà si scompone fino a dissimularsi totalmente, seguendo l'incondizionato dettato artistico di una creatività in continua evoluzione e sempre attiva.
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Gabriella Soldatini
Pensieri semplici
S’inaugura sabato 16 giugno 2012 alle ore 17:00, nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Pensieri semplici” di Gabriella Soldatini a cura di Elena Colombo.
Se si dovesse trovare un titolo per il portfolio di Gabriella Soldatini forse potrebbe essere “Il Soffio di Ariel”. Lo spirito dell’Aria della Tempesta shakespeariana aleggia sui paesaggi di mare che guizzano dinamici, quasi traducendo in colori la sensazione del sale sulla pelle. È un mondo di percezioni soggettive, in cui si muovono figure in controluce, modellate dai raggi del sole che si mescolano alle tinte e regalano inediti bagliori. Le emozioni si trasfondono nelle diverse gradazioni dell’azzurro che sfuma nel verde e si accende di giallo oro. La luce diventa protagonista assoluta del discorso, metafora dell’evoluzione e del passare delle stagioni: è la promessa di un inizio, l’apertura onesta verso prospettive oniriche. L’impatto visivo ricorda le marine post-impressioniste ma le acque, a volte, sono agitate e l’animo sbanda approdando a un espressionismo quasi astratto, denso e vitale, che confina con il linguaggio pop dei graffiti e scompone i soggetti fino a celarli nell’equilibrio reticolo della composizione cromatica. In ogni passaggio, l’invisibile è reso visibile dal pennello: ciascuna variazione risponde a un piccolo cambiamento della scena, un sottile mutamento d’umore e scrive una partitura che testimonia il passare del tempo e l’accumularsi dell’esperienza. Sì, perché non si tratta del tempo universalmente scandito dall’orologio ma di una dimensione intima che plasma uno spazio personale dove ogni riferimento semiotico rimanda ad altro, come in una poesia in cui le parole si legano in catene di significati. E i profili nascosti si modificano man mano che questa narrazione cronologica procede: ci sono sagome infantili nel chiarore del giorno che comincia e ragazze che dondolano nei pomeriggi estivi; mattini chiari e tramonti rosso-violacei. L’artista dipinge una realtà lirica carica di una presenze e di elementi che rimandano ai panorami mediterranei, in uno spumeggiare luminoso. Le vele e i gabbiani che punteggiano l’orizzonte, allora, raccontano la libertà del viaggio, mentre le donne sospese su altalene fatte di nuvola sono la trasposizione di un desiderio, la voglia di esplorare luoghi sconosciuti, oltre i muri del quotidiano.
Inaugurazioni sabato 16 giugno 2012 alle ore 17:00
Associazione Culturale Satura
piazza Stella 5/1, Genova
orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.
Ingresso libero