Alona Harpaz
Tarin Gartner
Pat O’Connor
Nicola Gobbetto
Monica Carrera
Zapruder filmmakersgroup
Michela Arfiero
La mostra espone un'idea di ritratto che, spesso e inevitabilmente, si trasforma in un autoritratto e viceversa, creando uno spazio vuoto, un GAP dove si colloca la presenza di chi guarda. Invitati a partecipare artisti italiani e internazionali che con mezzi diversi: pittura, scultura, fotografia e video, espongono diversi aspetti connessi alla proiezione e alla visione. Sei artisti provenienti da differenti realta' che concentrano la propria ricerca nel riflesso di un'immagine, di una fantasia, di un progetto e di se stessi. A cura di Michela Arfiero
A cura di Michela Arfiero
VERBO ESSERE Associazione Culturale per le Arti Contemporanee
Tu che mi guardi, tu che mi racconti espone un’idea di ritratto che, spesso e, inevitabilmente si trasforma in un autoritratto e viceversa, creando uno spazio vuoto, un GAP dove si colloca la presenza di chi guarda. Il ritratto è qui un’immagine che invade il suo status, al di là della semplice rappresentazione: un oggetto che mette in evidenza la struttura del soggetto dentro e fuori sé.
Il ritratto, l’autoritratto, il “psico-ritrattoâ€, è quell’approccio che consente di dar voce ai particolari del corpo e a un possibile e istantaneo racconto.
Non una semplice cronaca, ma un insieme di “affinità â€, di convergenze, di interdipendenze con il mondo, l’artista e lo spettatore. Come se fosse possibile semplicemente attraverso l’immagine di un individuo cogliere i segni di una storia e di un’epoca.
Perché in questa visione il ritratto è anche un autoritratto e, perché il ritratto per apparire deve incarnarsi in più persone.
“ Non c’è bisogno ch’egli ci parli, che ci guardi, che si occupi di noi: noi lo vediamo, noi sentiamo il nostro rapporto con lui; anzi i nostri rapporti con lui possono crescere senza ch’egli faccia nulla, senza ch’egli senta di comportarsi con noi come un puro e semplice ritratto.â€
Dal Diario di Ottilia in “Le affinità elettive†di J.W. Goethe
Invitati a partecipare artisti italiani e internazionali che, con mezzi diversi: pittura, scultura, fotografia e video, espongono diversi aspetti connessi alla proiezione e alla visione. Una collettiva di sei artisti provenienti da differenti realtà ma che concentrano la propria ricerca nel riflesso di un’immagine, di una fantasia, di un progetto e di se stessi.
Alona Harpaz - Tarin Gartner - Pat O’Connor - Nicola Gobbetto - Monica Carrera -
Zapruder filmmakersgroup
*Adriana Cavarero, Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Feltrinelli, 1997
Gli artisti:
Alona Harpaz
Nata a Tel Aviv nel 1971, realizza grandi tele di donne o di figure femminili. Sono ritratti dove la figura e lo sfondo si fondono in un’unica immagine enigmatica e contemporaneamente neo-pop; la sua pittura è carica di colori fluorescenti e d’insolite, ripetitive interferenze: donne e decorazione divengono un tutt’uno sulla superficie della tela. Le colature, le esplosioni di colore, la traccia psichedelica (che favorisce l’estrinsecazione della mente) sconvolgono l’apparenza superficiale come possibile indagine dell’essenziale.
Tarin Gartner
Nata a Gerusalemme nel 1974, si autoinvita a giocare con la vita reale e immaginaria. Con un taglio sempre ironico utilizza la parola e, in questo caso, piccoli pensieri sotto forma di disegni come elemento che la collega al mondo esterno. Le sue fotografie sono attimi rubati al tempo, Lei è l’unica protagonista, un lavoro individuale, nel senso filosofico del termine, e proprio per questo in parte collettivo. Un diario che racconta una parte di mondo attraverso la proiezione di se stessa.
Pat O’Connor
Nata a Hertfordshire - Inghilterra nel 1971. L’artista inglese lavora sulle immagini dei mass-media, ricopia e riproduce le fotografie delle riviste patinate, ritratti di un immaginario comune dove il riflesso crea uno sfasamento. La trasposizione attraverso la pittura produce una pausa, tutto è facilmente riconoscibile –la pratica provoca un distacco, forma una nuova visione forse ancora più reale ma anche inedita.
Nicola Gobbetto
Nato a Milano nel 1980, trasforma la propria vita in una favola, nella creazione del suo mondo fantastico anche la realtà prende un aspetto straordinario e si fonde con l’immaginazione. Non crea una favola, semplicemente la vive. L’artista trasporta lo spettatore e se stesso in un’altra realtà , spesso conosciuta e riconoscibile, dominata da un insolita fatalità che governa gli eventi. Sono autoritratti ispirati a Biancaneve, Cenerentola, La bella addormentata nel bosco che raffigurano elementi dell’infanzia e oggetti di desideri comuni, lontani e morbosamente seducenti.
Monica Carrera
Nata a Orzinuovi – Brescia nel 1979. Monica lavora su se stessa o, meglio sulla proiezione di sé creando un meccanismo che dal suo interno si dipana verso il “fuoriâ€.
Spesso i suoi lavori invadono lo spazio fisico occupato dal proprio corpo nell’ambiente e nel mondo; ne trasforma la materia e le caratteristiche, realizzando involucri e volumi di se stessa. Talvolta questi “corpi†possono essere abitati o utilizzati; una forma di autoritratto esteso che nasce dalla percezione del proprio confine.
Zapruder filmmakersgroup
Gruppo di artisti con sede a Rimini (David Zamagni, 1971; Nadia Ranocchi, 1973; Monaldo Moretti 1972). Realizzano film S8/ Dvcam montati quasi senza narrazione, con un’attenzione ai dettagli, agli oggetti, agli ambienti come unica e riconoscibile caratteristica dei personaggi.
Nei loro ultimi video lo spazio si perde in quello che definiscono “La malattia dell’abitareâ€, al centro c’è sempre l’uomo ma non ne riprendono la semplice immagine ma l’indizio che può creare uguali e diversi momenti di percettibilità .
Verbo Essere associazione culturale per le arti contemporanee, è un’associazione no profit indipendente, che dal 2001 è impegnata nella divulgazione, nella promozione dell’arte contemporanea e nel sostegno dei giovani artisti.
Verbo Essere si propone di coinvolgere relatori, curatori, artisti a sostegno dello scambio culturale, mettendo a confronto artisti di nazionalità diverse con la città che li ospita.
Immagine: Tarin Gartner - tu che mi guardi, opzione silenzio 2003
INAUGURAZIONE SABATO 17 MAGGIO ORE 18.30
VERBO ESSERE
Via Betty Ambiveri 17 – 24126 Bergamo
Dal martedì al venerdì 16.00 – 19.30