Elise, ti voglio parlare. Nella mostra due opere sono state realizzate su progetti della meta' degli anni '80: 'Atopies XVIII, 1986' e 'Petite Suite', 1986. La riflessione sul luogo dell'Arte e' alla base della serie delle opere Atopies. L'artista ha visualizzato questa riflessione in modo 'negativo' (non - luogo), in quanto, da un punto di vista metodologico, una formulazione negativa e' piu' efficace al fine di precisare una cosa 'positivamente', e d'altra parte, da un punto di vista ontologico, non si puo' visualizzare il luogo dell'Arte in modo 'positivo'.
Nella mostra due opere sono state realizzate su progetti della metà degli anni
Ottanta: “Atopies XVIII, 1986†e “Petite Suiteâ€, 1986.
La riflessione sul luogo dell’Arte è alla base della serie delle opere “Atopiesâ€.
L’artista ha visualizzato questa riflessione in modo “negativo†(non - luogo), in quanto, da un punto di vista metodologico, una formulazione negativa è più
efficace al fine di precisare una cosa “positivamenteâ€, e, d’altra parte, da un
punto di vista ontologico, non si può visualizzare il luogo dell’Arte in modo
“positivoâ€.
E’ proprio in questa tensione / in questa contraddizione, che si situa il luogo
dell’Arte / l’Arte.
D’altra parte, l’artista ha concepito la serie delle “Atopies†come
interrogazione concreta sul luogo dell’Arte nella nostra società / nella nostra
cultura contemporanea. Una società / una cultura che vogliono che l’Arte sia
“positivaâ€, cioè che partecipi a una cultura di consumo senza riflessione.
La struttura della serie delle sculture “Atopies†è costruita sempre nello
stesso modo: c’è un camino [ come archetipo di un oggetto che indica il
“luogoâ€], a fianco di questo camino sono posti degli elementi che vengono da un
“luogo fittizioâ€, come dei pannelli di un interno, delle cornici, degli specchi,
ecc.
Questo insieme, come presenza negativa, deve funzionare come interrogazione sul
luogo dell’Arte / sul luogo per l’Arte (come presenza positiva assente).
Nell’opera “Petite Suiteâ€, 1986, dello stesso periodo, ritroviamo il concetto
di luogo dell’Arte, dell’assenza e dell’attesa. Gli oggetti - le cornici non
chiuse nel loro perimetro, la sedia vuota - diventano il luogo, chiuso in se
stesso ma aperto alla nostra memoria o immaginazione, così come le note non
suonate dell’altra opera “Les Paroles (Letto) XVI, (M)â€, 2003, in cui la
scultura, costruita come un severo leggio, contiene adagiata al suo interno una
pagina con lo spartito di una composizione musicale e, per la prima volta, anche
un foglio con delle immagini visuali.
Nelle altre opere presentate, della serie “ Camera Oscuraâ€, “In My Mindâ€, “A
Voyageâ€, Jan Vercruysse riprende l’uso del mezzo fotografico, come già negli “
Autoritratti†dei primi anni Ottanta : la cornice delimita lo spazio e
l’immagine costruita diventa gioco, narrazione, memoria, solitudine, seduzione.
Contemporaneamente all’esposizione viene presentato il portfolio dell’artista
nell’edizione limitata di 43 esemplari contenente 13 “Labyrinth & Pleasure
Gardensâ€, 1994 – 2001, pubblicato da Brooke Alexander, New York, Xavier Hufkens,
Brussels e Tucci Russo, Torre Pellice e prodotto da Yves Gevaert, Brussels.
Jan Vercruysse (1948) vive e lavora in Europa Occidentale.
La sua opera si è vista recentemente a Torino in occasione della manifestazione
''Luci d’Artista'' con la scultura realizzata in Piazza Bodoni “ Fontane
Luminoseâ€.
Questa è la terza esposizione dell’artista presso la Galleria Tucci Russo (1996,
1999, 2003).
Inaugurazione 10 maggio 2003 dalle 18 alle 20,30
TUCCI RUSSO Studio per l'Arte Contemporanea
Via Stamperia 9 Torre Pellice (Torino)
Orari: giov. –dom. 10,30-12,30 / 16 – 19
Lun. -merc.: su appuntamento