Veronica Bronzetti
Roberto Celli
Stefano Cristiano
Rosita Delfino
Romina Dughero
Paola Mischiatti
Un'esplorazione fotografica del concetto di identita' come linea di confine tra se' e l'altro, tra il visibile e l'invisibile, tale da assumere i contorni sfumati di una dimensione sospesa nell'altrove di noi stessi.
“In fondo che cos’è il volto? Sicuramente qualcosa di pirandelliano”
(R. Orio, Identità, 2002).
Prosegue con Identità sospese - in programma dal 5 al 17 Luglio - il progetto curatoriale ideato Daniela Pronestì e Roberta Fiorini - entrambi storici e critici d’arte - nell’ambito delle mostre fotografiche Le latitudini dell’uomo (28 gennaio - 22 febbraio ) e Urban Tales (31 marzo - 14 aprile 2012), entrambe allestite nella sede di Simultanea Spazi d’Arte a Firenze. Tema centrale del progetto è l’identità dell’uomo contemporaneo letta, nel caso dei due eventi succitati, in rapporto alle sue latitudini interiori e geografiche (Le latitudini dell’uomo) e alla sua presenza nello spazio urbano (Urban tales).
La mostra Identità sospese si proprone, invece, di esplorare il concetto d’identità come linea di confine tra sé e l’altro, tra il visibile e l’invisibile, tra l’interiorità e il mondo esterno, tale da assumere i contorni sfumati di una dimensione sospesa nell’altrove di noi stessi. La società attuale, con i suoi ritmi selvaggi e disumani, sembra indurre un dissolvimento dell’appartenenza identitaria per lasciare spazio ad una moltitudine di io omologati, al sovrapporsi di una vita ad un’altra in una commistione selvaggia di esperienze, destini e significati. La città moderna diventa spesso il fondale in cui si collocano figure che non sono protagoniste di nessun evento se non della loro personale esistenza sospesa. Ne deriva un senso di disorientamento e insieme di solitudine che portano l’uomo a riconsiderare il proprio essere nel mondo. A questa lettura rivolta a mettere in risalto gli effetti dell’immensa frammentazione sociale ed esistenziale dell’universo urbano sull’individuo - da cui deriva spesso un sentimento di perdità dell’identità culturale e del radicamento al territorio -, se ne affianca un’altra che focalizza l’attenzione sulla figura umana inserita nel suo contesto abitativo o decontestualizzata per raccontarne il paesaggio interiore, l’immaginario privato, la mutevolezza che rende l’io materia sfuggente. Spingendosi oltre l’aspetto esteriore o restando entro i suoi confini, il ritratto fotografico si confronta giocoforza con l’identità del singolo, tentando di fissarla attraverso lo scatto o, per converso, negando qualsiasi approccio psicologizzante all’immagine. In entrambi gli approcci permane l’impossibilità di definire con certezza l’identità profonda dell’individuo, che di fatto resta, come recita il titolo della mostra, “sospesa”.
I fotografi in mostra - VERONICA BRONZETTI, ROBERTO CELLI, STEFANO CRISTIANO, ROSITA DELFINO, ROMINA DUGHERO, PAOLA MISCHIATTI - esplorano il concetto d’identità come dimensione che si rivela nel sogno, visione allucinata, unità di pensieri e istinti che convivono, non senza conflitti e ambiguità, come presenze plurali dell’essere.
Negli scatti di VERONICA BRONZETTI (Rimini, 1970), l’identità è un riflesso sbiadito e tremante che avvolge la figura e l’allontana nello spazio e nel tempo rendendola simile ad un miraggio. Le immagini sdoppiate, sfuocate, scandite da netti contrasti di luci e ombre sembrano voler indicare il superamento del limite tra interno e esterno, tra essere e apparenza per far sì che ad emergere sia la parte segreta che ciascuno nasconde e in cui si annidano desideri, paure, follie e speranze.
ROBERTO CELLI (Firenze, 1965) propone una serie di scatti in cui l’identità è un’immagine sognata e ritrovata nella realtà del paesaggio, da dove emerge come memoria e visione. E’ il ricordo della donna amata l’invisibile che torna a farsi visibile nei bagliori di un tramonto o nell’azzurro intenso di una distesa d’acqua, non come immagine vera ma proiezione magica dei suoi tanti modi di essere e di amare.
Le “Anime da appartamento” proposte dal giovane STEFANO CRISTIANO (Lamezia Terme, 1989) leggono il concetto d’identità come realtà ambigua in cui convivono volontà e aspirazioni contrastanti che emergono come presenze “altre” o personalità alternative attraverso cui s’infrange il compromesso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere.
Negli scatti di ROSITA DELFINO (Gallarate, 1965) l’identità è un mistero che attende di essere svelato dietro una maschera oppure è una dimensione continuamente cercata e sempre sul punto di disfarsi, sottoposta com’è a mutevoli dinamiche identificatorie; è lo specchio, soprattutto, dei nostri limiti e del nostro enigmatico essere al mondo.
Che sia presenza fantasmatica in fuga dalla realtà o sintesi di più anime che convivono e si sovrappongono in un solo corpo, l’identità, negli scatti di ROMINA DUGHERO (Sestri Levante, 1971), non descrive soltanto il presente dell’individuo ma anche le innumerevoli e possibili vite che ognuno di noi potrebbe vivere se fosse possibile valicare i confini del tempo e dello spazio, per dare corpo e sostanza ai sogni.
Le fotografie di PAOLA MISCHIATTI (Rovigo, 1975) propongono un percorso interiore nei territori della coscienza alla ricerca del vissuto profondo e silente, del non detto, dei frammenti di storia rimossi che ciascuno porta inevitabilmente con sé e dai quali dipendono gli equilibri del fragile e indefinito spazio che chiamiamo identità.
Inaugurazione 5 luglio ore 18
Simultanea - Spazi d'Arte
via San Zanobi, 45 rosso - Firenze
lun-ven 16-19
Ingresso libero