Galleria Laura Pecci
Milano
via Bocconi 9
02 58430047 FAX 02 58434287
WEB
Keith Farquhar
dal 9/5/2003 al 30/6/2003
02 58430047 FAX 02 58434287
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Galleria Laura Pecci



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Keith Farquhar



 
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9/5/2003

Keith Farquhar

Galleria Laura Pecci, Milano

L’artista ha utilizzato diverse parti dei maglioni, fatti a pezzi e ricuciti in varie forme e con vari colori e, attraversi di essi, ha implicitamente criticato il formalismo scozzese.


comunicato stampa

Inaugurazione e performance sabato 10 maggio ore 20.30

Performance: "A rite of passage : from T-shirt into shirt "
con: Keith Farquhar, Craig Gibson, Creig Stamper, Ryan Doolan, Lee O'Connor,
Emma Butler, Julian Reid
musica: The Smiths


La Galleria Laura Pecci è lieta di presentare per la prima volta in Italia l’artista scozzese Keith Farquhar con una performance.
Keith Farquhar appare sulla scena artistica negli anni ’90 con una serie di lavori astratti, che riproducono copertine di libri pseudo-scientifici e futuristici degli anni ’60, attraverso i quali l’artista inizia un percorso di recupero delle utopie del passato che hanno perduto valore che verrà poi sviluppato nel corso del tempo.

Il ritorno a Edimburgo, dopo un periodo londinese, segna una tappa importante per Farquhar, che sceglie come tematica principale del suo lavoro la Scozia; prima attraverso una serie di attività artistico-curatoriali insieme a Lucy McKenzie e ad altri artisti sotto il nome di “Charisma”, poi con altri artisti o in solo show.
Nelle sue opere viene trattata l’esperienza di vivere in Scozia, criticando, attraverso l’ironia, il sistema dei valori e dei gusti degli scozzesi in campo artistico.
Nel solo show ironicamente chiamato “A pain in the v-neck” (2002) Keith Farquhar espone una serie di lavori creati utilizzando i “Pringle Jumper”, pullover con scollo a V, simbolo dell’identità scozzese, portatori di valori di tradizione e prestigio.

L’artista ha utilizzato diverse parti dei maglioni, fatti a pezzi e ricuciti in varie forme e con vari colori e, attraversi di essi, ha implicitamente criticato il formalismo scozzese.
Modificando e ricostruendo questi oggetti, spesso con l’aiuto della madre, KF cerca di destabilizzare la gerarchia di autorità scozzese intrinseca nella loro fabbricazione, una sorta di resistenza all’omogeneizzazione e un tentativo di ricreare una personalissima linea gerarchica.
Lo stesso con i fuochi d’artificio, altro simbolo forte della tradizione scozzese (i fuochi sono un evento celebrato nel calendario scozzese, per la fine della festa di Edimburgo) e soprattutto dell’élitarismo della società di Edimburgo. Farquhar nell’esposizione “Ball gone with firework motif” (2002) ha presentato una serie lavori in cui i motivi dei fuochi d’artificio venivano cuciti su del tessuto sformato e inelegante. La dissacrazione di un simbolo forte della upper class scozzese, diventa un mezzo per ironizzare lo sfoggio del prestigio, la superficialità e, in generale, tutto il sistema valoriale della classe borghese scozzese.
Contemporaneamente, però, il suo lavoro è carico di elementi nostalgici: la collaborazione con la madre, il recupero dei valori, l’utilizzo di antichi simboli tradizionali, diventano tutte componenti sentimentali delle opere dell’artista.
Mentre si impegna con le nozioni più politiche di identità, Keith Farquhar ci racconta la sua terra e le sue tradizioni, e, se da un lato cerca in continuazione di sovvertire il sistema attraverso l’ironia, dall’altra riesce a trasmetterci e a farci conoscere in modo forte le sue nozioni di “scottishness”.

Nato nel 1969 a Edimburgo dove vive e lavora.
Solo Show: 2002: Doggerfisher Gallery, Edinburgh; BlindCraft, Galerie Neu, Berlin
2001: Mintview, Anthony Reynolds Gallery, London
Group Show: 2002: Gwangju Biennale, Korea;
2001: The best book about Pessimism I Ever Read, Kunstverein Braunschweige (curated by Lucy McKenzie), Germany

Orario di apertura: da martedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00

Galleria Laura Pecci, Via Bocconi 9 Milano
t + 39 02 58430047 f + 39 02 58434287

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