Officina Solare Gallery
Termoli (CB)
via Marconi, 2
329 4217383
WEB
Oggetti melanconici
dal 27/7/2012 al 8/8/2012
22-23.30

Segnalato da

Officina Solare Gallery




 
calendario eventi  :: 




27/7/2012

Oggetti melanconici

Officina Solare Gallery, Termoli (CB)

Officine a confronto. La collettiva presenta fotografie che ritraggono diversi soggetti: il paesaggio, il ritratto, la natura morta, la fotografia documentativa, la fotografia naturalistica e lo scatto costruito che racconta una storia.


comunicato stampa

A cura di Tommaso Evangelista

Artisti: Eduardo de Vincenzi, Francesco de Vincenzi, Aldorindo Tartaglione, Carlo Terenzi, Marcella Cicchino, Vincenzo Ciccone, Danilo Veccia, Davide Di Meo, Luigi Fieni, Fernanda Forte, Tommaso Labella, Lorenzo Albanese, Angelo Lubrano, Massimo Palmieri, Sascha Frank Messere, Mario Patrone, Angelo Pescosolido, Angelo Petrino, Francesco Pinelli, Mauro Pizzuti, Sandro Spallone, Vincenzo D'Alessio, Youness Taouil, Angela Zuppa.

Presentazione
Una collettiva è sempre un momento di confronto/scontro poiché nasce per addizione di cause. Confronto in quanto ogni singolo elemento è in rapporto con il resto, scontro in quanto ogni singolarità artistica spinge per emergere e così da senso a se stessa e, per contrasto, alle restanti opere. Quando si propone una collettiva di fotografia questo dualismo è ancor più evidente poiché il mezzo di espressione e di determinazione dell’immagine è unico ma molteplici sono i punti di vista, di “messa a fuoco” del reale. La fotografia ha inoltre un’altra singolarità: è operazione di fissazione del tangibile e non di addizione o sottrazione di materia e ha come oggetto peculiare di creazione, oltre al mezzo tecnico, un concetto ovvero la scelta.

Poiché è attraverso la scelta (di campo, di angolazione, di esposizione) che si esprime la riflessione dell’artista o dell’amatore il più delle volte questo atto coincide con la separazione in quanto si sottrae una porzione di mondo, costruita o “trovata”, al tempo e allo spazio e la si pone isolata e immobile come una sospensione del giudizio. Il titolo della mostra, mutuato da un capitolo del libro Sulla fotografia di Susan Sontag, vuol rimarcare proprio questo stato di interruzione dell’immagine che trasforma la scoperta in assenza poiché indubbiamente ogni scatto, per quanto perfetto, ci sfugge proprio nel momento della sua massima evidenza. Come ha scritto lucidamente Walter Benjamin infatti: “l’osservatore sente il bisogno irresistibile di cercare nell’immagine quella scintilla magari minima di caso, di hic e nunc, con cui la realtà ha folgorato il carattere dell’immagine, il bisogno di cercare il luogo invisibile in cui, nell’essere in un certo modo in quell’attimo lontano si annida ancora oggi il futuro, e con tanta eloquenza che noi, guardandoci indietro siamo ancora in grado di scoprirlo”. La ricerca del senso, che ha solide radici nel nostro “inconscio ottico” e che sfrutta ed esaurisce quasi la possibilità di comprensione, porta con se quindi anche una certa dose di caducità e fragilità ed è da qui che nasce il vago sentimento di tristezza che proviamo davanti ad una foto. Gli oggetti melanconici, allora, non sono gli scatti in sé ma i residui di mondo che si appigliano per una attimo alla bellezza della tecnica, dell’immagine “patinata”, ma che inesorabilmente sono destinati a decadere e ad esaurirsi per mostrare, o svelare, tutta l’illusione della riproduzione.

Ogni immagine, cercata o offesa, diventando rappresentazione si tramuta immediatamente, come scrive Sontag, in un “oggetto d’antiquariato” poiché svanita la sua essenza ne rimane solo lo scheletro muto fatto di luce (phos-graphé, appunto, scrittura di luce) tanto più evidente, oggi, nel passaggio dall’analogico al digitale che amplifica oltremodo il mondo spesse volte superandolo e riducendolo così a pura intensificazione. Ma la fotografia è pur sempre un desiderio, se non proprio un feticcio , forse l’unico strumento per occuparsi di cose che tutti conoscono ma alle quali nessuno bada, e proprio la volontà di cogliere qualcosa che gli altri non vedono la rende probabilmente l’unica arte capace di documentare pienamente un’esperienza che, però, sarà completa e appagante solo per il fotografo. Agli spettatori non rimane allora che rifiutare l’occhio dell’artista e della macchina per iniziare un percorso di scavo nella visione, un percorso che manca naturalmente di una premessa ma che può avere mille orizzonti di senso. Ed essere testimoni oculari è forse l’unica possibilità per uscire da questa percezione malinconica, e anche ideologica, delle “cose vedute”.

La collettiva, attraverso una selezione dei migliori scatti realizzati dal gruppo, testimonia l’attività dell’associazione di fotoamatori Officine Cromatiche attiva principalmente nella provincia di Isernia. La selezione è partita dai singoli scatti e quindi ha evitato una valutazione su temi specifici o su una traccia a priori. Ciononostante nel gruppo si possono rinvenire piccoli sottoinsiemi che abbracciano diversi soggetti: il paesaggio, il ritratto, la natura morta, la fotografia documentativa, la fotografia naturalistica, lo scatto costruito che racconta una storia. Interessante è allora seguire questo minimo percorso tematico per entrare nell’intimità di ogni scatto e riflettere, di volta in volta, su problematiche, tecniche e visioni differenti.
Tommaso Evangelista

Inaugurazione sabato 28 luglio 2012 ore 19.00

Officina Solare Gallery
Via Marconi 2, Termoli (CB)
Orario apertura: ore 22.00 / 23.30
ingresso libero

IN ARCHIVIO [25]
Christo e Jeanne Claude
dal 29/8/2014 al 10/9/2014

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede