Libre circulation. Uno spazio scenico generato dagli spazi fisici e virtuali delle sculture, delle fotografie e dei video dell'artista - come In tenebris, in cui troviamo una citazione del cinema di Murnau.
A cura di Fabrizio Bonci
“Grido contro la violenza, ma non ho risposta".
Giobbe 19,7.
Nel pannello laterale sinistro il volto umano è ancora riconoscibile, stretto e soffocato nella ragnatela degli strati di nylon sovrapposti. Nella tavola centrale, liberato dal foglio di nylon, esso si manifesta tuttavia in una penombra indistinta come un’apparenza ectoplasmatica, immateriale e sfuocata. Nel pannello destro del trittico il volto si ricostituisce nella sua materialità, ma privato quasi completamente, nell’atrocità dell’asfissia, degli ultimi residui di umanità. In un secondo trittico, a questa articolazione, se vogliamo, wellsiana, dei momenti della negazione, della cancellazione, dell’invisibilità dell’umano, si sostituisce invece la scansione degli stadi di un’altra sofferenza, sempre improntata alla metafora dell’asfissia e del soffocamento, in cui però l’impedimento del respiro, la mancanza d’aria, che sono anche impedimento e mancanza di voce e di parola, si tramutano in un’urgenza di rivolta e di riscatto. Un urlo silenzioso, un richiamo dolente e inaudibile che vuol essere udito nel vuoto dei deserti che ci circondano.
Con Libre circulation la galleria Oblom, giunta alla sua quinta mostra, propone al pubblico torinese una parte dei lavori di Riccarda Montenero già esposti nel mese di maggio dello scorso anno al Museo d'Arte Contemporanea di Genova per la curatela di Sandra Solimano. Mostra e, forse, in un certo senso, anche allestimento teatrale, non solo per la presenza, il giorno dell’inaugurazione, di un attore (Alessandro Mazzilli) nello spazio scenico generato dagli spazi fisici e virtuali delle sculture, delle fotografie e dei video dell’artista, concrezioni di dolore e di infelicità, di abbandono, di morte o di violenza – come In tenebris, in cui troviamo una citazione del cinema di Murnau –, squarci e veli sollevati sul panorama accecante, se guardato senza le lenti protettive di una qualche teodicea, religiosa o laica che sia, dell’ubiquità del male nel mondo contemporaneo, ma anche per l’invito o, come dicevamo prima, per il richiamo pressante rivolto dalla Montenero al visitatore-spettatore a collaborare con il suo sguardo alla formazione del senso della sua opera, a farsi, secondo le proprie modalità interiori, complice di questo senso; o, meglio, a non farsi complice del non senso del male, smarrendosi negli ipermercati, dagli infiniti corridoi, dell’indifferenza.
Lamentazione e doglianza, grido di chi soffre e grido di chi protesta e chiede giustizia. Due diverse possibilità, due diverse reazioni di fronte al male, che nel dittico Vox sine verbo si manifestano entrambe. Da un lato l’indignazione, la rabbia, dall’altro il rictus cadaverico di un dolore irredimibile, eterno e senza speranza di essere sanato. E, poi, una terza possibilità, non presente nelle intenzioni e nelle convinzioni dell’artista, ma che emerge, almeno per alcuni, dall'incontro con le sue opere. Quella possibilità che prende la forma del rimpianto e della nostalgia della negazione estrema, della tenebra che invoca Giobbe sul giorno della sua nascita. Quel desiderio lucido e struggente di non esistere, di non esser mai esistiti.
inaugurazione 21 settembre ore 18.30
Galleria Oblom
via Baretti, 28 - Torino
Orario: mar-ven 16-20, sabato su appuntamento