Il Costruttore di Orecchi. L'artista ha scritto un testo usando cut-up di frasi estrapolate da riviste musicali contemporanee.
"La serie di lavori dal titolo Il Costruttore di Orecchi è un tentativo di mettere
in relazione la percezione del nostro corpo con gli oggetti, lo spazio e l’architettura.
Indagando l’oggetto come elemento sonoro, mi concentro su di esso come ombra
del nostro corpo* creando connessioni fra ciò che accade dietro i nostri orecchi,
ovvero ciò che noi non possiamo vedere con gli occhi ma che possiamo percepire
attraverso la consapevolezza del nostro corpo, con ciò che fisicamente accade
all’interno dei nostri orecchi, ovvero come percepiamo fisicamente il suono.
La sfida consiste nel concepire installazioni sonore senza l’ausilio del suono ma
semplicemente organizzandole spazialmente in modo da poter rendere sensibile
una loro vibrazione interna.
Per Contemporanea #12 nello spazio di Chiara Bettazzi Studio Corte 17 presento una nuova modalità d’intervento legata a questa serie.
Partendo dall’idea iniziale di suonare ispirato solo dagli aggettivi utilizzati per descrivere
la musica su una qualsiasi recensione di un qualsiasi album, ho optato per la scrittura di un testo usando cut-up di frasi estrapolate da riviste musicali contemporanee,
eliminando qualsiasi riferimento allo stile musicale, agli strumenti usati ed al musicista,
dunque ragionando sia sull’impossibilità di definire l’esperienza musicale sia sull’utilizzo
continuo di aggettivi che rimandano ad altri aggettivi e così via senza riuscire a darne una definizione definitiva . Attraverso questa traccia scritta che funziona
da meta-spartito verranno quindi eseguite delle azioni che confluiranno coralmente
nella formalizzazione di un oggetto finale, sintesi sculturea e allusiva di tutto il processo.”
* “- Pensé que podía ser el lecho del habitante, cuya monstruosa anatomía se revelaba así,
oblicuamente, como la de un animal o un dios, por su sombra. -”
“Pensai che potesse essere il letto dell’abitante, la cui mostruosa anatomia si rivelava così, in modo obliquo, come quella di un animale o di un dio, attraverso la sua ombra”
Jorge Luis Borges, There are more Things, El libro de arena (1975)
Studio Corte 17
via Genova, 17 - Prato
22 e 23 settembre dalle 19
Ingresso libero