Rifacendosi alla teoria di Warburg sul Pathosformeln, il collettivo propone una indagine dei sentimenti nel tempo, dei contenuti emotivi e affettivi, attraverso le formule che le incarnano, i gesti e le espressioni, approdando al concetto di Formelnpathos.
Dopo essersi rifatto a Warburg e alle interpretazioni recenti del suo lavoro in
termini di montaggio, di utilizzo dei materiali più disparati fatti interagire per
accostamento e rimando, come avviene sia nella nostra mente che nella Rete e come
Warburghiana ha proposto in forma di “concerti sinottici” e di “desktop”, il gruppo,
composto da Aurelio Andrighetto, Dario Bellini, Gianluca Codeghini e Elio Grazioli,
passa in questa occasione ad una nuova proposta.
Se l’altro portato più importante e noto di Warburg è quello delle “Pathosformeln”,
cioè della sopravvivenza dei sentimenti nel tempo, dei contenuti emotivi e
affettivi, attraverso le formule che le incarnano, i gesti e le espressioni,
all’arte e alla Warburghiana sembra più pertinente parlare di qualcosa che potrebbe
essere chiamato allora “Formelnpathos”, se il termine tedesco è possibile, comunque
di un pathos, o meglio, di una sensibilità per le forme.
L’arte è in effetti il dar forma a dei contenuti, non solo, ma una forma così forte
che diventa tanto inseparabile dal suo contenuto da diventare “indicativa”, cioè
insieme memorabile e modello di comportamento. Guardate i turisti che assumono le
posizioni dei personaggi delle statue o il reale che imita, come si suol dire,
l’arte. Sono segni della potenza della forma.
Ma la sensibilità per le forme, è chiaro, è anche e soprattutto un modo di stare dentro l’arte, di confrontarsi e
distinguersi dagli altri. In un contesto in cui in arte brillano i contenuti per la
loro enormità, per la loro pretesa di indicare questioni che l’arte non può gestire,
e mostrerebbe il suo fallimento proprio se dovesse farlo, Warburghiana insiste che
il ruolo dell’arte è quello delle forme, non perché esse si applicano a qualsiasi
contenuto, ma perché esse stesse selezionano e danno vita ai contenuti reali.
Dopo aver già mostrato nel “tavolo”, nel “montaggio” stesso, e ancora
nell’“indicare” e nella “sospensione”, così come nell'invito e nell'estensione delle
collaborazioni, nelle pubblicazioni cartacee, negli elenchi e nei programmi di sala,
e in tutte queste modalità proposto e praticato altrettante forme tra loro legate,
del proprio Atlante delle forme,Warburghiana affronta direttamente la questione in
una esposizione ad hoc.
Inaugurazione: giovedì 27 Settembre, ore 18.30
GalleriaMilano
via Manin, 13/ via Turati, 14 Milano
Orario: mar-sab 10-13 e 16- 20
Ingresso gratuito