Stefania Beretta
Katharina Gaenssler
Maria Mulas
Ugo Mulas
Brigitte Niedermair
Annegret Soltau
Aldo Tagliaferro
Giorgio Bonomi
Autoscatti Contemporanei. In mostra artisti che con la fotografia hanno messo in pratica le modalita' dell'autorappresentazione, spesso evidenziando una poetica di 'solitudine'.
A cura di Giorgio Bonomi
In questa mostra, che prende l’idea dal recente libro del curatore Il corpo solitario. L’autoscatto nella
fotografia contemporanea, Editore Rubbettino, si presentano artisti che con la fotografia hanno messo in
pratica le modalità dell’autorappresentazione, spesso evidenziando una poetica di “solitudine”.
Si parte dal proprio corpo come elemento primario di sé e, soli con se stessi, si ricerca una
rappresentazione che può essere “reale” o “possibile”, tragicamente data o felicemente ipotizzata.
Per “autoscatto” intendiamo tutte le forme possibili con cui questo può realizzarsi: dall’autoscatto vero e
proprio (con il temporizzatore, con la macchina fotografica in mano, con il flessibile, con il telecomando) alla
fotografia realizzata da un assistente il cui compito è meramente esecutivo: così possiamo usare molte
definizioni, per le realizzazioni ottenute con questa tecnica che è anche una poetica, come “autoritratto”,
“percezione di sé”, “identità”, “allo specchio”, e molte altre, per quel concetto di “autorappresentazione” che
l’artista, da sempre, ha tentato.
La pratica dell’autoscatto è enormemente diffusa in tutto il mondo, soprattutto negli ultimi anni, qui si
presentano un ristretto, ma significativo gruppo di artisti, in prevalenza di genere femminile – infatti, altra
caratteristica del campo dell’autoscatto è proprio la numerosa presenza femminile – europee che, al di là
delle differenze, anche anagrafiche, hanno tutti un notevole curriculum artistico e professionale di livello
internazionale.
È caratteristica dei nostri tempi l’apparizione di un modo nuovo di riflessione sulla propria identità, sul
proprio corpo, sulla conoscenza di sé. Finito lo “scandalo”, finita la necessità ontologica di una
autodefinizione, l’artista ha cominciato a indagare su se stesso come oggetto di conoscenza, da
un lato, e come soggetto di narrazione, dall’altro: la metodologia dell’autorappresentazione è apparsa la più
funzionale e la più appropriata per simili operazioni; la stessa componente narcisistica, certamente presente,
assume un valore diverso se leggiamo il mito greco non come esempio di futile vanità (Narciso muore
affogato o di consunzione, a seconda delle versioni, perché innamorato di sé) bensì come esemplificazione dell’operazione del conoscere, cioè il percepire l’altro da sé (ciò che sta davanti al soggetto conoscente) e
comprenderlo (che, etimologicamente, significa “prendere insieme”, “afferrare”), per cui Narciso muore nel
tentativo di “afferrare” la sua immagine “riflessa” sull’acqua proprio per conoscere se stesso, cioè con
l’“autoriflessione”, e si consideri che possiamo conoscere la parte più significativa del nostro corpo – il volto
– solo con lo specchio, che ci “riflette”: con il mito di Narciso si evidenzia che il desiderio di conoscere
comporta rischi estremi, fino alla morte, come insegna anche l’altro grande mito sulla conoscenza, l’Ulisse
dantesco.
È evidente che in questa odierna società, sempre più spersonalizzata e basata sull’immateriale, il percorso
di riappropriazione non può che partire da se stessi e dal proprio corpo: l’autorappresentazione, quindi,
permette di evitare mediazioni, funziona come “specchio”. Un altro dato interessante consiste nel fatto che,
come si è accennato, tra gli artisti che usano l’autorappresentazione, sono prevalenti le donne, per spiegare
il fenomeno possiamo ricorrere a tutte le categorie indicanti le caratteristiche femminili: intimità, riservatezza,
immediatezza, pudore, e così via, se non le interpretiamo in modo mellifluo e se accettiamo la lezione del
femminismo più accreditata che prevede non l’uguaglianza bensì l’esaltazione delle differenze di genere.
Infine, ma a rigor di logica sarebbe la prima domanda da cui partire, dobbiamo chiederci: perché proprio la
metodologia dell’autorappresentazione? Riteniamo che, oltre alle motivazioni sopra esposte, questa forma di
rappresentazione/espressione permetta all’artista di unificare soggetto ed oggetto senza mediazioni e di
usufruire di una completa “solitudine” nell’atto creativo. Se, infatti, quando l’artista riprende una realtà altra
con la camera fotografica, abbiamo l’ingranaggio di tre elementi – il soggetto che riprende, la macchina,
l’oggetto ripreso – con l’autoscatto il primo e il terzo si unificano quasi fagocitando, per così dire, il secondo.
Tutto ciò permette di evitare, almeno a livello concettuale e metodologico, ogni interferenza esterna, positiva
o negativa, e l’autore si trova “solitario” e carico di una responsabilità, etica ed estetica, maggiore e con una
dose assai più ampia di rischio: ma la sfida crediamo, come si può vedere anche in questa mostra, ha dato
risultati assai interessanti.
Giorgio Bonomi
GLI ARTISTI
STEFANIA BERETTA, nasce a Vacallo (CH) nel 1957 e vive a Verscio (CH)
KATHARINA GAENSSLER, nata nel 1974 a München, vive e lavora a München
MARIA MULAS, vive a Milano dal 1956
UGO MULAS, nasce a Pozzolengo (BS) nel 1928 e muore a Milano nel 1973
BRIGITTE NIEDERMAIR, nasce a Merano (BZ) nel 1971, vive tra Merano e Parigi
ANNEGRET SOLTAU, nasce a Lüneburg (D) nel 1946, vive a Darmstadt
ALDO TAGLIAFERRO, nasce a Legnano (MI) nel 1936 e muore a Parma nel 2009
IL CURATORE
GIORGIO BONOMI è nato a Roma nel 1946, vive a Perugia. Dopo un periodo di studi e scritti di
filosofia politica, tra cui il libro Partito e rivoluzione in Gramsci, ed. Feltrinelli 1973, la
collaborazione a “il Manifesto”, si è dedicato all’arte contemporanea come critico, curatore di
mostre, saggista e fondando e dirigendo la rivista “Titolo”. Ha diretto il Centro Espositivo della
Rocca Paolina di Perugia dal 1994 al 1999. È stato il Direttore della Fondazione Zappettini
(Chiavari e Milano) che si occupa della pittura analitica, e della Biennale di Scultura di Gubbio.
Tra le circa duecento mostre curate in Italia e all’estero, ricordiamo: Plessi; Beuys. Difesa della
Natura; le Biennali di Scultura di Gubbio del 1992, 1994, 2006, 2008; 3 X Monochrom: Fontana,
Manzoni, Pinelli; Pittura 70. Pittura pittura e astrazione analitica. Dirige la Collana Arte
contemporanea di Rubbettino Editore, presso cui ha pubblicato gli ultimi suoi due libri, La
disseminazione. Esplosione, frammentazione e dislocazione nell’arte contemporanea; Il corpo
solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea.
Inaugurazione: Sabato, 20 Ottobre, ore 18.30
Associazione Culturale Maurer Zilioli Contemporary Arts
Via Trieste, 42b - Brescia
Orari: Orari di apertura: Mer-Sab 15.30-19.30
Su appuntamento: 0039 – 331 331 16 81
Ingresso libero