La danzatrice ha vissuto a Bali per piu' di 30 anni, divenendo un'esperta di balli come il Topeng e il Gambuh. La mostra inaugura uno spazio permanente dedicato al materiale da lei raccolto: maschere, costumi, una spada sacra, bambole del Caloranang, foto, video e molto altro.
Cristina Wistari Formaggia fu una importantissima danzatrice italiana. Ha vissuto a Bali per piu' di 30 anni, divenendo un’esperta delle danze balinesi, soprattutto il Topeng e il Gambuh. Ha lavorato per tanti anni con Made Jimat e ha portato avanti tanti progetti di collaborazione tra artisti balinesi e artisti occidentali. Per molti anni ha collaborato con Eugenio Barba ed insieme hanno costruito uno degli ultimi spettacoli di Barba Hamlet, in cui oltre ad artisti provenienti da tutto il mondo vi era un gruppo di 40 artisti balinesi.
Alla straordinaria figura di Cristina Wistari Formaggia è legato il merito di aver fatto rivivere l’ormai dimenticato Gambuh riuscendo proprio con la sua opera di conservazione a fare in modo che tutt’ora vi siano giovani danzatori e danzatrici che si dedicano allo studio di questa danza. La mostra inaugura uno spazio permanente dedicato al materiale raccolto di Crisitina Formaggia durante tutta lal sua attività all’interno del Museo internazionale delle marionette dove verranno esposti 25 maschere, tre costumi completi del open e Gambuh, una spada sacra Kris, copricapi, bambole del Caloranang, foto di Cristina video e molto altro ancora.
Nata in Italia, Cristina Wistari è da vent’anni è una danzatrice di teatro classico balinese. Il suo nome è Maria Cristina (Wistari) Formaggia. Vive a Bali dal 1983, e dal 1983 hacominciato a studiare Gambuh, Topeng e Calonarang con I Made Djimat, uno dei più grandi – forse il più grande – danzatore balinese vivente. Dal 1985 è considerata una danzatrice «balinese» a tutti gli effetti, e poiché le danze balinesi nascono in gran parte come preghiere in danza, lei balla nei templi e non solo nei teatri. Partecipa cioè alla cultura attiva, vivente, della sua nuova patria. Ha danzato al fianco di I Made Djimat per sedici anni. Ha fatto spettacoli e seminari di Topeng in tutto il mondo, dall’Australia all’Olanda, dalla Francia al Brasile alla Svizzera, l’Italia, la Danimarca… Come danzatrice balinese fa parte dal 1995 dell’ensemble del Theatrum Mundi di Eugenio Barba. Questo è il suo profilo di danzatrice, quasi un suo ufficiale curriculum. D ietro ci sono molte altre cose.
Per esempio la curiosità, o l’amore. Dal punto di vista del teatro pratico, forse la caratteristica principale di Cristina Wistari è quella di conservare – al fianco del suo filone principale di danzatrice di Topeng e di Gambuh – fame e curiosità per tutte le forme spettacolari balinesi. Ha lavorato sulla Joged Pingitan, una danza per un solo danzatore, seguita da Ni Ketut Cenik, la madre di I Made Djimat. Ha preso lezioni di canto balinese da una cantante di Arja importante, Ni Nyoman Candri.
Si è occupata anche di altre forme di teatro e di danza, e nel corso di vent’anni ha partecipato a spettacoli «occidentali» (con Ivaldo Bertazzo, con Russel Dumas, con Ralf Raücher, oltre che con Eugenio Barba e l’ensemble del Theatrum Mundi). Ma certamente il filone balinese rappresenta il suo filo di continuità, e sembra nascere da un amore per quella terra e quella danza che ha radici più profonde dei momentanei consensi o dissensi che disegnano le svolte di una vita. Cristina vive a Bali, a Ubud, in una casa molto bella e austera, sontuosamente essenziale, un rettangolo di legno con uno spazio all’aperto sul retro per mangiare ed uno spazio all’aperto sul davanti per danzare. Una casa costruita secondo lo stile tradizionale, usato ormai di rado dai balinesi stessi.
Cristina Wistari Formaggia non si è occupata soltanto della propria carriera di danzatrice. Si è adoperata nel difficilissimo compito di «conservare» tradizioni che – proprio perché sono viventi, e non arte da museo – sono soggette a fertilissime e continue mutazioni, e ad altrettanto continui, e deleteri, snaturamenti. Come si fa a conservare senza irrigidire? Come si fa a trasmettere la memoria di certi dettagli, di certe tradizioni senza renderle morte?
Cristina Wistari, per esempio ha dato vita ad un gruppo di Topeng (una delle forme classiche di teatro balinesi) solo femminile: una novità assoluta. Il gruppo, Topeng Shakti, il primo gruppo di Topeng interpretato da sole donne e accompagnato da un gamelan, un’orchestra, anch’essa di sole donne, è nato ufficialmente nel 1998. Ma ha alle spalle anni di lavoro, di rapporti, di progetti.
Nel 1993, hacominciato il lavoro sul Gambuh: un lavoro che aveva iniziato anni prima da una pratica di danza, da una conoscenza viva. E che è cresciuto in una forma di opposizione all’apparente naturale disperdersi d’un sapere fuori tempo. Con il sostegno della Fondazione Ford, Cristina Wistari ha creato il «progetto per la conservazione e documentazione del Gambuh». Il Gambuh è la forma di teatro classica più antica di Bali, una delle più antiche tradizioni viventi di spettacolo sul pianeta, forse la più antica dopo il teatro giapponese Nô. Tramite il progetto sostenuto dalla Fondazione Ford si cerca di impedire l’estinzione del Gambuh, o il suo degrado, di impedire che sia completamente sopraffatto dalle forme più «moderne» di teatro-danza balinesi. Nel 2000, questo progetto ha avuto un risultato veramente importante, un libro sul Gambuh (Gambuh Drama Tari Bali), a cui hanno collaborato diversi autori, curato da Maria Cristina Formaggia. E’ un libro ch e tratta di tutti gli aspetti del Gambuh, da quelli religiosi e storico–letterari a quelli tecnici e stilistici, dalla musica (con la spiegazione degli strumenti che gli sono propri), ai passi ai gesti, ai costumi e alle coreografie, in due volumi eleganti, ricchi di immagini. Qui le immagini sono molto più di belle illustrazioni, e sono chiarimenti essenziali.
Il libro, per decisione della curatrice, è stato pubblicato in indonesiano. Una chiara presa di posizione: qualcosa più di una testimonianza, piuttosto una memoria utile per il popolo che, questa danza, può tornare a praticarla. Un libro-danza.
Una scelta difficile, perché limita il numero delle persone che di questo libro possono usufruire. E questo è il motivo per cui ho chiesto a Cristina Wistari di presentare il lavoro collettivo sul Gambuh (la ricostruzione, la storia, il lavoro pratico) su Teatro e storia. Qui si potrebbe concludere, lasciando subito la parola alla curatrice del libro. E invece c’è qualcosa ancora da dire.
C’è il verso di una storia e c’è il rovescio: che è poi semplicemente l’insieme dei piccoli nodi ed incroci che hanno permesso incontri anomali o straordinari, e vicende decisamente fuori dalla norma, come quella di Cristina, oppure quella, testimoniata in questo stesso numero di Teatro e storia, del Teatro Tascabile di Bergamo. L’importante è la storia, naturalmente, il disegno pubblico, che si presenta alla storia. Per molti, è questo l’unico verso che ha senso studiare. Ma il retro è affascinante, imprevedibile. Una storia sotterranea del teatro.
Il retro della storia di Maria Cristina Formaggia è fatto di viaggi e di estremismo, e di tutti gli agganci strani che la combinazione dei due elementi può provocare. Una giovane donna, solo a prima vista una freak tra tanti altri in giro per l’Asia, parte dalla sua città durante gli anni Settanta. L’attività principale della vita di questa giovane donna è viaggiare: mesi e mesi di permanenza nei più sperduti, meravigliosi, intatti, mitizzati luoghi del mondo. Lunghe peregrinazioni in cui uno spostamento sembra l’unico motivo per un altro spostamento. Solo, di tanto in tanto, ci si deve recare per qualche mese in un paese che permetta di lavorare per un po’, giusto quel tanto necessario a mettere da parte un po’ di soldi per viaggiare. Un lavoro qualsiasi: anche umile. Qualche tempo di occupazione per quanto noiosa può ben servire a pagare qualche mese di viaggio in India, se si viaggia in rotte e con modi lontani dal turismo, e se tutta la propria «casa� �, tutto quello che si possiede sta in una valigia di ridotte dimensioni. Se comprare un capo di abbigliamento, anche la più inconsistente maglietta, vuol dire buttarne o regalarne una vecchia. Se ogni libro letto, per quanto amato, deve essere lasciato (perché qualcun altro lo trovi per caso): in modo che non sia di troppo peso nei viaggi. Se ogni incontro, per quanto congeniale, è destinato fra breve ad un congedo. C’è, nella sua dimensione di viaggio, un tipo d’estremismo che colpisce.
Informazioni sul sito www.festivaldimorgana.it
Ufficio stampa Museo internazionale delle marionette Frine Marchese Tel. 3288663774 stampa@museodellemarionette.it
Inaugurazione mostra Lunedì 22 ore 18.00
Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino
piazzetta A. Pasqualino, 5 – Palermo
Orari:
Lunedì>Sabato ore 9.00-18.30
Ingresso gratuito