Galleria Arte e Pensieri
Roma
via Ostilia, 3a
06 7002404
WEB
Paolo Martellotti
dal 5/6/2003 al 19/6/2003
06 7002404

Segnalato da

Cinzia Beccaceci



approfondimenti

Paolo Martellotti



 
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5/6/2003

Paolo Martellotti

Galleria Arte e Pensieri, Roma

Il segno dell'aria della scrittura e del corpo sono gli elementi strutturali, che ci accompagnano in questo viaggio tra mito e contemporaneita'. I due linguaggi: pittura e architettura, cari all'artista, dialogano in questa esposizione. In mostra saranno esposte 22 opere tra collages, tempere, acrilici e un'opera tridimensionale.


comunicato stampa

L'Aria, la Scrittura e il Corpo

Nella Galleria Arte e Pensieri si inaugura il 6 giugno la mostra personale di Paolo Martellotti.

La mostra è presentata in catalogo con testi di Achille Perilli, Francesco Moschini e dello stesso Paolo Martellotti.

Il segno dell'aria della scrittura e del corpo sono gli elementi strutturali, che ci accompagnano in questo viaggio tra mito e contemporaneità.

I due linguaggi: pittura e architettura, cari all'artista, dialogano in questa esposizione.

In mostra saranno esposte 22 opere tra collages, tempere, acrilici e un'opera tridimensionale.

Nel giorno dell'inaugurazione sarà possibile visitare lo studio dell'artista ubicato sopra gli spazi della galleria.

Testo di Paolo Martellotti
Se perseguite una sensazione di assoluta solitudine e di silenzio, allora i vostri pensieri sull'architettura potranno inseguire l'immagine di un mare molto freddo dove affondano lentamente i grattacieli.
Manhattan che diventa Venezia. La roccia si immerge nell'acqua e con lei i cieli verticali dell'architettura di New York, senza sussulti; l'immagine doppia del riflesso nell'acqua; Narciso accoglie i bagliori della luce riflessa su strutture di vetro e di acciaio. L'architettura d'aria, l'architettura del mito della conquista del cielo, si confonde lentamente e inconsciamente col mare, in un viaggio all'indietro, fino a prima dell'architettura, fino a prima ancora della creazione: quando il mare e il cielo non erano ancora stati divisi.
E' un modo di fare sparire New York, un modo silenzioso, senza polvere, che si addice alla sua rappresentazione, alla sua iconografia sprovvista di materia, alla qualità della sua architettura dall'orizzonte in su.
Manhattan conquista il cielo mimandolo con i suoi segni di aria più che con l'altezza. Con le sue materie, il metallo e il vetro, simbolo del vuoto, con la mancanza assoluta di nodi, con il suo riferimento al numero che esclude ogni dimensione di racconto, con il suo non saper ripetere che il numero Uno del suo segno verticale e il numero Infinito delle sue partiture. Adesso che lo vedo così nitidamente, con le nuvole serigrafate sulle sue superfici specchianti, confondersi con il mare, ne afferro le qualità di sfida per la conquista dell'Olimpo e ne colgo contemporaneamente tutte le differenze con quelle architetture che ripercorrono il mito di Babele.
La conquista del cielo con l'architettura d'aria, è definitoria, astratta, assiomatica, tautologicamente inconfutabile, trasmette l'idea di essere comunque destinata al successo. La conquista del cielo che vedo rappresentata dal mito di Babele, è la conquista attraverso elementi della architettura di terra; il continuo, folle innalzamento di basamenti terrestri fino al raggiungimento del cielo. Anche nella iconografia pittorica della Torre di Babele prevalgono le terragne architetture di scavo od archivoltate (e quelle categorie del casuale, del disordine, del non numerabile che lasciano presagire la confusione delle lingue). L'assunto di questa conquista è per definizione impossibile: una volta arrivati alla copertura, in un continuo e scomposto alternarsi di tipologie formali, questa si trasforma in basamento di una nuova architettura e il raggiungimento del cielo è comunque destinato all'insuccesso. E' un processo che termina con un crollo; un grande rumore, tanta polvere, e l'unico risultato è la catarsi di questa grande catastrofe. Quando ciò non avviene, quando il lavoro si è dovuto concludere in un momento qualsiasi, si è costruita una lanterna là dove poteva nascere un nuovo basamento, il mito di Babele si chiude con il suicidio dell'architetto.

Dal paragrafo: "La sfida all'Olimpo e la torre di Babele" in Paolo Martellotti, Arianna (Modelli e miti dell'architettura), Rubbettino Editore, Marzo 1995.

Paolo Martellotti: Via S. Francesco di Sales, 88 - 00165 Roma.
Via Ostilia,3 - Roma

Inaugurazione: venerdì 6 giugno 2003 ore 18.00

Periodo:dal 6 giugno al 19 giugno

Orario mostra: dalle ore 16.00 alle ore 21.00

Catalogo in galleria

Galleria Arte e Pensieri
Via Ostilia 3/a
00184 Roma
tel. 06/7002404

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