Per Giulio Einaudi 1912-2012. La mostra e' divisa in due sezioni: la prima parte illustra la produzione libraria della casa editrice; la seconda evidenzia le forme di comunicazione utilizzate da Edinaudi per attrarre l'attenzione del pubblico dei lettori.
a cura di Elisa Rebellato e Maria Chiara Sbiroli
L’anniversario della nascita di Giulio Einaudi rappresenta l’occasione per ricordare uno dei
più importanti editori italiani del Novecento, non semplicemente attraverso la sua biografia,
ma attraverso i suoi libri, l’eredità più grande che ci ha lasciato.
La mostra, organizzata dalla Biblioteca Comunale
dell’Archiginnasio e dalla Biblioteca della Fondazione Gramsci
Emilia-Romagna, intende ripercorrere la prima produzione
einaudiana, dalla fondazione della casa editrice nel 1933 fino agli
anni Settanta, con particolare attenzione alla saggistica
economico-politica e d’attualità. La scelta è stata motivata dalla
tipologia delle raccolte documentarie presenti nei due istituti: la
Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, quando Giulio Einaudi
esordì sul mercato editoriale agli inizi degli anni Trenta, poteva
vantare già un secolo di storia e nelle sue attuali raccolte è
presente la gran parte delle edizioni Einaudi dei primi anni; d’altra
parte, i fondi archivistici e librari conservati presso la Biblioteca della Fondazione Gramsci
Emilia-Romagna sono specialmente votati alla raccolta di pubblicazioni legate alle vicende
storiche, politiche ed economiche italiane.
Il percorso della mostra si divide idealmente in due sezioni. La prima parte del
percorso, che comprende quattro bacheche, è stata dedicata ad illustrare la produzione
libraria della casa editrice: vengono quindi presentate al pubblico le riviste e i volumi
pubblicati da Giulio Einaudi negli anni Trenta, subito dopo la fondazione della casa
editrice. L’attenzione successivamente si focalizza sulle prime collane di taglio politico e
civile, che connotarono l’editoria einaudiana durante gli anni Quaranta. Il percorso si
sofferma poi su alcune importanti iniziative del secondo dopoguerra: la pubblicazione dei
dodici volumi delle Opere di Antonio Gramsci, avviata nel 1947, e la pubblicazione della
Storia del partito comunista italiano di Paolo Spriano, in cinque volumi, iniziata nel 1967.
La storia di un editore, tuttavia, non è fatta solo dei libri effettivamente pubblicati e giunti
nelle mani dei lettori, ma anche di quelli progettati e non portati a compimento: è questo il
caso degli Scritti e discorsi di Tito, che avrebbero dovuto essere tradotti da Valdo Magnani
nel 1945, ma che non furono mai stampati; una vicenda che riemerge, quindi, solo
recuperando preziosi documenti d’archivio.
La seconda parte della mostra è invece dedicata alle forme di comunicazione utilizzate
dalla casa editrice come strumento privilegiato per attrarre e conservare l’attenzione del
pubblico dei lettori. Data l’importanza attribuita da Giulio Einaudi alla veste grafica dei suoi libri,
si è tentato di illustrare alcuni aspetti di rilievo della presentazione materiale dei
volumi, come il logo dello struzzo o l’impiego di caratteri da stampa appositamente
commissionati alla ditta bolognese di Francesco Simoncini. I veicoli principali della
comunicazione erano tuttavia i cataloghi editoriali, che oltre ad informare il pubblico,
costituivano per l’editore l’occasione per riflettere sul proprio operato. Più agili e pratiche,
le pubblicazioni periodiche consentivano invece di coltivare il rapporto col lettore con
continuità e di aggiornarlo in tempi veloci sulle novità che comparivano in libreria.
All’interno di questo progetto di formazione costante del pubblico dei lettori, non possono
essere dimenticate l’ideazione e la costruzione della Biblioteca Civica “Luigi Einaudi” a
Dogliani, nel 1963, per lungo tempo esempio di modernità biblioteconomica. Giulio
Einaudi seguì personalmente la progettazione e la realizzazione della biblioteca, ritenendo
la lettura un servizio pubblico, da incentivare sia vendendo libri sia creando spazi destinati
alla loro diffusione e aperti alla comunità. Infine, si sono voluti ricordare le precedenti
iniziative legate alla persona di Giulio Einaudi che hanno avuto luogo a Bologna, come “La
Settimana del libro Einaudi” del 1954, i “Sabati dell’Archiginnasio” del 1965 e la Festa
dell’Unità del 1984.
Il percorso della mostra:
Poster A: Presentazione della mostra
Poster B: Vita di Giulio Einaudi
Bacheca 1: Le prime edizioni di Giulio Einaudi editore
Bacheca 2: Le collane d’attualità e politica
Bacheca 3: La pubblicazione degli scritti di Antonio Gramsci
Poster C: Le Opere di Antonio Gramsci
Bacheca 4: La storiografia italiana contemporanea. Valdo Magnani e Paolo Spriano
Bacheca 5: Lo Struzzo
Poster D: Il carattere Garamond Simoncini
Bacheca 6: La comunicazione della casa editrice
Poster E: Un prestito per «garantire nuove possibilità di autonomo sviluppo culturale»
Bacheca 7: Giulio Einaudi e le biblioteche
Bacheca 8: Giulio Einaudi e Bologna
Biografia di Giulio Einaudi (1912-1997)
Giulio Einaudi nacque il 2 gennaio 1912 a Dogliani, in provincia di Cuneo, da Luigi,
economista e secondo presidente della Repubblica Italiana, e Ida Pellegrini.
La sua formazione ebbe luogo presso il
ginnasio-liceo Massimo D’Azeglio di Torino,
dove fu allievo di Umberto Cosmo, Zino Zini e
Augusto Monti, noto antifascista che fu
insegnante anche di Cesare Pavese, Leone
Ginzburg e Massimo Mila. Proprio
quest’ultimo, già studente universitario, fu
incaricato di dare ripetizioni di latino al
giovane Giulio e lo introdusse nella cerchia
degli ex allievi del D’Azeglio, tra i quali, oltre ai
già citati Pavese e Ginzburg, figuravano Franco Antonicelli, Giulio Carlo Argan, Norberto
Bobbio, Vittorio Foa, Ludovico Geymonat, Fernanda Pivano.
A soli ventuno anni, il 15 novembre 1933, fondò la «Giulio Einaudi Editore», con sede a
Torino al terzo piano di via Arcivescovado 7, nello stesso palazzo che era stato la sede del
settimanale «L’Ordine Nuovo» di Antonio Gramsci. Pare che l’idea di fondare una casa
editrice fosse di Leone Ginzburg, anche se non va dimenticato l’amore per il libro,
strumento di conoscenza e al tempo stesso oggetto dotato di una propria materialità, che
Giulio aveva ereditato dal padre, grande collezionista.
La casa editrice venne subito individuata dalla polizia fascista come ricettacolo del gruppo
torinese di «Giustizia e Libertà». Il 15 maggio 1935 Einaudi fu arrestato assieme a Mila,
Ginzburg, Foa, Antonicelli, Bobbio, Pavese, Carlo Levi e Luigi Salvatorelli. Dopo una breve
prigionia, fu inviato al confino. Al rientro, nel 1936, l’attività editoriale riprese, con nuovi
collaboratori come Giaime Pintor e Carlo Muscetta.
L’armistizio dell’8 settembre 1943 portò scompiglio nella casa editrice e ne modificò gli
assetti. Il 1° dicembre morì Giame Pintor, saltando su una mina mentre cercava di
raggiungere Roma per unirsi alla lotta partigiana; Leone Ginzburg venne arrestato e morì
a Regina Coeli il 5 febbraio 1944, in seguito alle torture subite. Giulio Einaudi in un primo
momento si rifugiò in Svizzera, poi rientrò in Italia e aderì alle brigate garibaldine in Val
d’Aosta. Nell’ottobre del 1944 si recò a Roma, dove conobbe Palmiro Togliatti.
Dopo la fine della guerra l’editore diede un nuovo impulso all’azienda, trasferendo la sede
in via Biancamano e coinvolgendo intellettuali del calibro di Italo Calvino, Natalia Ginzburg,
Elio Vittorini, Luciano Foà e Giulio Bollati.
La gestione dell’impresa fu sempre collegiale, anche se la decisione finale spettava
all’editore. Celeberrime furono le riunioni del mercoledì, durante le quali venivano discusse
e scelte le opere da pubblicare, e altrettanto importanti per la vita della casa editrice furono
i ritrovi estivi a Rhêmes-Notre-Dame in Val d’Aosta, dove si programmava l’attività
editoriale per l’anno successivo. Peculiare fu sempre l’attenzione di Giulio Einaudi per la
materialità del libro: la carta, le cuciture, le copertine, la grafica interna, dovevano
assecondare il suo gusto ricercato.
A partire dal 1945 l’editore si applicò nello sforzo di sprovincializzare la nazione uscita
dalla guerra, puntando costantemente l’attenzione su ciò che avveniva fuori d’Italia, sia nel
campo letterario che in quello scientifico, con collane che segnarono profondamente la
cultura italiana. Nacquero così le collane “Saggi”, “I Coralli”, “I Millenni”, e poi negli anni
Cinquanta “I gettoni” curata da Vittorini, nel 1960 la “Piccola biblioteca Einaudi”, nel 1962
la “Nuova universale economica”. Negli anni Settanta si puntò al grande pubblico, con “Gli
struzzi” e con “Centopagine” curata da Calvino.
Negli anni Ottanta, pur non mancando la spinta innovatrice data da collane come
“Microstorie” e “Scrittori tradotti da scrittori”, i problemi di gestione della casa editrice si
fecero evidenti. Nel 1983 la casa editrice passò in amministrazione controllata e nel 1987
si delineò una nuova struttura societaria, nella quale Giulio Einaudi mantenne la carica di
presidente.
L’editore andò in pensione il 4 settembre 1997 all’età di 85 anni, dopo 64 anni di attività.
Morì due anni dopo, il 5 aprile 1999, a ottantasette anni, nella sua casa di Magliano
Sabina, vicino a Roma. Fu sepolto nel cimitero di Dogliani, dove era nato e dove aveva
realizzato la famosa biblioteca.
Il valore di un simbolo, il programma di un editore
L’impresa dello struzzo, che sarebbe diventata l’emblema della casa editrice Einaudi,
grazie all’eredità lasciatale dalla prestigiosa rivista «La Cultura» soppressa dal Fascismo
nel 1935, era comparsa per la prima volta in un’edizione lionese del 1559 dell’opera di
Paolo Giovio, Le sententiose imprese, decorata con incisioni realizzate dal cosiddet
to “Maître à la capeline”, artista tra i più abili nella Lione del Cinquecento (in mostra si
espone la seconda edizione – Lione, Guillaume Rouillé, 1561; Biblioteca Comunale
dell’Archiginnasio, 18.Q.II.18 – che contiene le stesse incisioni della prima).
L’immagine dello struzzo era stata ideata da Giovio per “l’impresa” commissionatagli da
Girolamo Mattei romano, capitano delle guardie di Clemente VII, il quale, «huomo risoluto
e d’alto pensiero, e d’animo deliberato» aveva aspettato con pazienza e perseveranza il
momento per vendicare l’uccisione del fratello Paluzzo, ammazzandone l’assassino,
Girolamo Della Valle. Aveva quindi chiesto a Giovio di trovargli un emblema che
dimostrasse «ch’un valoroso cuore ha forza di smaltire ogni grave ingiuria col tempo».
Nell’immagine lo struzzo inghiotte un chiodo, e il motto nel cartiglio – «Spiritus durissima
coquit» – indica che il valore sconfigge anche le avversità più dure.
Molti artisti moderni (tra cui Manzù e Picasso) si sono poi cimentati per la Einaudi con
raffinate variazioni sul soggetto, a testimoniare che l’innovazione della casa editrice
mantiene salda la continuità con la tradizione.
Immagine: Giulio Einaudi negli anni '50
Biblioteca dell'Archiginnasio
piazza Galvani, 1- Bologna
Orario: lun-ven 9-19 e sab 9-14
Ingresso gratuito