Papillon. In mostra una quarantina di lavori: opere scultoree polimateriche, istallazioni e grandi teche ispirate all'idea del diorama, 30 modellini di aereo e una serie di dipinti a olio su tela.
A cura di Saskia Neuman
La Galleria Poggiali e Forconi presenta Papillon la prima personale in Italia dell’artista americano Zhivago Duncan (Terre
Haute 1980), reduce dal successo delle mostre Gesamtkunstwerk: New Art from Germany da Saatchi a Londra; Zhivago
Duncan: Dick Flash's Souvenirs Of Thought al CFA (contemporary fine art) di Berlino e Futile a Miami da Fredric Snitzer.
Il titolo della mostra trae spunto da Papillon, presunta autobiografia di Henri Charrière, famoso detenuto condannato nel
1931 ai lavori forzati nella colonia penale della Guyana francese, che racconta le sue drammatiche evasioni per
riconquistare la libertà. Una storia in realtà piena di imprecisioni tanto da far dubitare da anni sulla sua attendibilità. Da
qui Duncan parte per mettere in discussione il tema della memoria storica, della sua precisione e della sua validità, in
particolare quando si tratta di rievocare e di commemorare attraverso la narrazione.
Per la mostra, nei due spazi della galleria a Firenze, l’artista ha realizzato una quarantina di lavori, di cui dieci
istallazioni, due di dimensioni monumentali alcune ispirate all’idea del diorama, trenta modellini di aereo dipinti e
sospesi su uno strato di resina ed una serie di dipinti ad olio su tela.
Si tratta quasi esclusivamente delle ultimissime opere scultoree polimateriche; installazioni che ricordano il concetto del
diorama in cui oggetti tridimensionali sono inseriti in una sorta di micro museo: esposti in teche di vetro alla stregua di
cimeli di un mondo ormai scomparso, come “reperti” quasi fossero reliquie immaginarie di un potere decaduto che,
perdendo l’aura di gloria, ha cercato di rimanere forte “tarpando” le ali della libertà.
Le installazioni dialogano con opere pittoriche che raccontano una società degradata, che richiama per certi aspetti il
mondo catastrofico di Dick Flash (personaggio inventato da Duncan nel 2011 per la mostra Dick Flash's Souvenirs of
Thought) quale sorta di ricordo, flash back e presa di contatto con una dimensione di cui non si ha più conoscenza e
memoria.
L’artista contempla le potenze, buone o malvagie, ormai decadute. Il suo lavoro non vuol formare opinioni o esprimere
giudizi. Per Duncan, l’America è il gigante decaduto per eccellenza. Guardando all’America attraverso i macchinari e la
tecnologia protagonisti del suo corpo di opere, Duncan ne mette in risalto l’atteggiamento da super-potenza e lo
strapotere con cui ha vinto, per esempio, la Seconda Guerra Mondiale.
Lo spettatore viene catapultato da Duncan all’interno di un mondo post-apocalittico denso di riferimenti religiosi e
politici, ma al contempo estremamente poetici riconoscibili nei lavori su tela e nelle installazioni meccaniche in
movimento, che generano collisioni inattese volte a ricostruire, in modo metaforico e grottesco, i simboli del potere che
hanno segnato il nostro tempo.
Come le teche a forma di croce - la cui iconografia è universalmente associata a una simbologia religiosa - bordate da
luci al neon, dentro cui installa pezzi di artiglieria e modellini militari recuperati da e-bay e ridipinti con simboli
estranianti, su cui sono graffiti slogan di quella che si potrebbe definire Propoganda Americana ed elementi che
rievocano le atmosfere di Dick Flash.
L’aeroplano è un altro dei soggetti dominanti della mostra: ci sono aerei che inseguono bombardieri, caccia che
soccombono di fronte a mezzi meccanici, grandi macchine che sono allo stesso tempo simbolo di volo e combattimento,
ma anche di fuga, opportunità e, naturalmente, libertà. Spesso accostati a immagini di volatili e del corpo umano, queste
grandi macchine volanti sono anche una metafora di potenza, di controllo dello spazio, dell’aria.
Prendendo spunto dal modo in cui le farfalle vengono esposte nei musei di storia naturale - fissate in volo, ordinate, le
ali tenute aperte da spilli – Duncan si approccia all’inquadramento di questi ideali che, in un certo senso, sono liberi ed
inarrestabili come lo sono le farfalle.
Scrive la curatrice della mostra Saskia Neuman “Il lavoro di Zhivago Duncan indaga in un mondo anarchico del potere
distrutto, sull'orlo della violenza e della paura. Duncan esorta la gente a vedere la prova di dittature cadute e ci obbliga a
testimoniare la bellezza nella loro distruzione.”
Catalogo edito dalla Galleria Poggiali e Forconi.
Testi in catalogo di Saskia Neuman e intervista all’artista di Flavio Arensi.
Zhivago Duncan, di madre siriana e padre danese, nasce negli Stati Uniti nel 1980, nel 2007 si diploma alla Chelsea
School of Art in London. Vive e lavora tra Berlino e Miami.
Tra le mostre personali: 2012 Futile Fredrich Znitzer Gallery, Miami; 2011, Zhivago Duncan: Dick Flash's Souvenirs Of
Thought, Contemporary Fine Art, Berlino; 2010 The Beautiful and the Damned, Cruise & Callas, Berlino.
Tra le mostre collettive: 2011Gesamtkunstwerk: New Art from Germany, Saatchi Gallery, Londra; 2010 Ein fest fur boris
act 2, Vittorio Manalese, Berlino, Ein Fest fur Boris act 1, Vittorio Manalese, Berlino, Opening show, Joanna Seikaly
Gallery, Beirut, Libano.
Press Office Galleria Poggiali e Forconi
Silvia Macchetto, Tel. +39 338 3429581 Cecilia Collini, Tel. +39 349 6444004 press@silviamacchetto.com
Anteprima stampa venerdi 14 dicembre 2012 ore 11.45
Inaugurazione sabato 15 dicembre 2012 ore 18.30
saranno presenti l'artista e la curatrice
Galleria Poggiali e Forconi
via della Scala, 35/A 50123 – Firenze
Orari: martedì – sabato 10.00 – 13.00 / 15.00 -19.00