Negli studi del progetto fotografico presentati in questa mostra il luogo sembra non avere alcun rapporto ontologico con i personaggi che lo percorrono, il paesaggio rimane deserto e la presenza umana e' straniante.
inaugurazione venerdì 11 luglio 2003 - h 18.30
Comunicato stampa in forma di intervista
pinksummer: La serie Rewind, Le tele dei fantasmi, La spada forgiata col
meteorite ferroso, il video in cui Ivano Marescotti si scontra con un'altra
dimensione, i nani e il samurai radioattivo. Guardando all'indietro e in
prospettiva, il tuo lavoro tende a svelare all'improvviso aspetti misteriosi e
in qualche modo inintelligibili della realtà . Tu muovi dal quotidiano per
catapultare in una visione del reale che trascende i canoni di razionalità .
Credi che la realtà sia il ponte per accedere ad altri mondi possibili o
semplicemente t'interessano queste realtà extralogiche per affermare che
nulla è scontato?
stefania galegati: Queste due possibilità non si escludono l'un l'altra. Mi
piace quando la realtà è talmente intensa da collassare su se stessa. Per
esempio, quando ho avuto il meteorite in mano la prima volta mi sono emozionata:
pensavo al fatto che proveniva da una zona fra Marte e Giove, ma quello che
avevo in mano era un pezzo di ferro...
ps: In un epoca in cui l'alterità si afferma prepotentemente attraverso attacchi
spettacolari all'occidente o di virus quali la sars, paure ancestrali tornano a
galla come corpi di annegati. Il tuo lavoro sembra affermare una sorta di
pessimismo nei confronti del progresso e della conoscenza umana. Il mistero
annichilisce il concetto di conoscenza e in qualche modo di difesa: se hai paura
dei ladri metti la porta blindata, se hai paura di Dracula ti devi affidare
all¹aglio o alla croce. Cusano affermava che la nostra conoscenza sta come il
poligono al cerchio in cui è inscritto, tanti più lati avrà il poligono tanto
più si avvicinerà al cerchio, ma non arriverà mai a coincidere con esso.
Conoscere significa fare dei raffronti con oggetti definiti, nel momento in cui
è impossibile fare paragoni ci può ancora essere conoscenza?
sg: Non è nelle intenzioni del lavoro avere un atteggiamento pessimistico nei
confronti del progresso o della conoscenza umana. I riferimenti a cose
misteriose o pericolose hanno sempre una funzione intrinseca ad ogni singolo
lavoro. E comunque non è nelle mie intenzioni fare terrorismo psicologico
attraverso il lavoro, ma piuttosto sfruttare criticamente le reazioni
psicologiche generalizzate di fronte a certe cose: per esempio, il samurai è
radioattivo ma lo è molto meno delle zone bombardate con uranio impoverito; le
storie dei fantasmi spariscono nelle tele, il pezzo di meteorite è stato usato
per costruire un altro oggetto... insomma c'è sempre una sorta di leggerezza e
distanza nel toccare questi temi. Quindi, tornando alla vostra domanda, penso
che la conoscenza sia una tendenza indispensabile. Forse dovremmo essere più
lucidi e informati per riconoscere che gli eventi che producono fobie
collettive, spesso servono a qualcuno molto potente per proteggere ed aumentare
il proprio impero. Se penso ai misteri del mondo in questo modo mi viene voglia
di cercare di conoscere i motivi della guerra in Iraq, della morte di Enrico
Mattei, Moro, la strage di Bologna, Ilaria Alpi, le conseguenze dell'uranio
impoverito... bhè potrei andare avanti un bel po'...
ps: L'installazione del samurai fa coesistere l'idea di piccolo con quello di
potenza e di pericolosità . Nella nostra civiltà quantitativa la forza sta
nell'estensione e non nella concentrazione. Si tratta di una critica al
materialismo?
sg: No, il samurai non vuole criticare nessuno. Mi viene chiesto spesso se il
samurai ha delle intenzioni politiche, ma no, a me interessa solo il valore
aggiunto che può suscitare l'idea di radioattività rispetto all'insieme del
lavoro. Anche il fatto che sia piccolo è necessario a se stesso, ad aumentarne
la densità .
ps: Le tue tele dei fantasmi hanno suscitato molte perplessità fra coloro che
conoscono il tuo lavoro, di fatto hanno un che di ingenuo e narrativo che può
infastidire. Una volta hai affermato di non voler scalfire in nessun modo la
storia della pittura, cosa intendi?
sg: Usare la pittura è pericoloso perché ha una storia talmente lunga e compiuta
e intoccabile. Una buona risposta può essere che non sapete se questi quadri li
ho dipinti io o li ho fatti realizzare. Anche le foto della serie rewind sono
ingenue rispetto alla storia della fotografia o i video lo sono rispetto alla
tv, ma lì nessuno si pone il problema. E' stato il progetto ad aver bisogno di
quel tipo di pittura, volevo che fosse come un racconto ingenuo ma schietto,
affaticato e timoroso ma
leggero. Quasi che facesse dimenticare i particolari della storia che, in
qualche modo, racconta.
ps: L'idea di luogo è un concetto intorno al quale ruotano tanti tuoi lavori,
tra cui, il progetto che presenterai da pinksummer. Si tratta semplicemente di
ricercare la location adatta rispetto al progetto o sono i luoghi a suggerire il
progetto?
sg: Mi pare che si aiutino sempre a vicenda. Il progetto è solo simile all'idea
iniziale. E' stato anche un po' un caso girare per una via sterrata, dopo giorni
che andavo a zonzo a cercare paesaggi, e trovare questo posto. Ho capito subito
che era il posto che cercavo.
ps: Negli studi del progetto fotografico che presenterai in galleria, il luogo
sembra non avere alcun rapporto ontologico con i personaggi che lo percorrono,
il paesaggio rimane deserto e la presenza umana è straniante. Perché?
sg: Perché si tratta di una idea astratta di viaggio, e quello è un luogo di
passaggio. I personaggi del resto si adattano a una lentezza e malinconia del
luogo. Non succede niente, nessuno fa niente, però c'è un tempo di lettura,
anche se lento.
ps: Per la realizzazione di quest'ultimo progetto fotografico, quasi una
sequenza filmica, hai utilizzato photoshop. Noi abbiamo un forte pregiudizio nei
confronti dell'elaborazione digitale della fotografia che è stata utilizzata per
ottenere effetti spettacolari e punto. Tu non hai mai elaborato al computer le
tue fotografie perché questa volta hai utilizzato photoshop?
sg: Non bisogna odiare i mezzi. Una volta odiavo l'incisione, poi ho scoperto
alcune incisioni molto belle. Odiavo anche photoshop perché era
ingannevole, pensavo che non avesse un'etica... però credo che nell' 800 anche
la nascita della fotografia abbia provocato sentimenti reazionari. Photoshop mi
serviva per distorcere quasi impercettibilmente la realtà , perché questa è
un'operazione pittorica.
ps: Perché nell'invito hai utilizzato l'immagine di "L'educazione di un
libertino" di Hogart?
sg: Da qualche anno, ogni tanto riguardo un piccolo catalogo di Hogart. Ha un
tempo di lettura molto lento, c'è sempre qualche nuovo personaggio da scoprire e
c'è anche una costante decadenza malinconica. Mi sembrava potesse dare una buona
via di lettura a questo mio lavoro.
Stefania Galegati nata a Bagnacavallo nel 1973 vive e lavora tra Milano e
Berlino, ha vinto lo studio program del Ps1 per l'anno 2003/2004, finalista
all'ultima edizione del premio Furla, nel 2001 ha vinto il premio della critica
al centro per le arti contemporanee di Roma (maxxi).
pinksummer - via lomellini 2/3 - 16124 genova
info +39.010.2543762