Mi piego ma non mi spezzo. Un filo rosso associa i protagonisti: il lavoro estetico d'impronta minimalista, d'incorruttibile purezza, di consapevole unione tra passato e moderno, d'innegabile eccellenza. Nell'ambito del ciclo di conferenze per la storia del costume Del FAI.
a cura di Ellen Maurer Zilioli e Michele Venturini
Mostra nell’ambito del ciclo di conferenze per la storia del costume Del FAI (Fondo Ambiente Italiano). Più che essere un gemellaggio tra celebri personaggi la mostra accoppia due concetti tra arte e design di origini lontane e diverse, dal Giappone all’Occidente. Un filo rosso associa i nostri protagonisti: il lavoro estetico d’impronta minimalista, d’incorruttibile purezza, di consapevole unione tra passato e moderno, d’innegabile eccellenza. Tutto ciò si nasconde in un gesto, un movimento delicato – in forma di piega o curva – in stoffa, oro, argento. Issey Miyake, nato nel 1938 a Hiroshima (Giappone), ha fatto delle tradizioni del suo popolo lo strumento per affermare il linguaggio del corpo in una nuova proporzione. Con la moda Miyake ha parlato d'Arte facendo Arte. Primo Fashion Designer ad aver conquistato la copertina della prestigiosa rivista americana “Artforum”. Il corpo vestito da Miyake è divenuto piega e volume in “quarta dimensione”. Issey Miyake ha lavorato su materia, struttura, colore, per dare vita al movimento elastico della casa del corpo, l' “ABITO”.
Elasticità data dai tagli del tessuto e dal tessuto stesso, ma su tutto dalla piega, elemento modularmente proposto in soluzione planimetrica, millimetrica. Tecnologia e tradizione si sposano nelle sue creazioni. L'Aria e la Luce divengono partner di questa soluzione di meccanica scultorea del tessuto e dei materiali, di un corpo veliero. Il messaggio e l’estetica Miyake si sono sviluppati e amplificati nell'interior design e negli accessori con collaborazioni di prestigio quali Ron Arad e Tokujin Yoshioka. Pioniere nella comprensione della moda come fattore culturale si è fatto promotore del dialogo tra Oriente ed Occidente per creare realtà espositive museali nel campo del Costume con il Metropolitan Museum di New York. Le opere di Miyake sono confrontate con l’opera di Ulla + Martin Kaufmann, nati entrambi nel 1941 a Hildesheim (Germania), celebri e premiati orafi tedeschi e quasi coetanei col maestro giapponese. Il mondo dei Kaufmann ruota intorno a una chiara e profonda riflessione che ispira tutti i loro oggetti: “concentrare espressione assoluta in una forma decisa e completa; come visualizzare la perfetta bellezza con una risposta moderna, contemporanea, in un materiale storico e tradizionale”. Gioiello o argenteria, la risposta rappresenta un principio di appassionata sobrietà. I Kaufmann invitano a leggere diversamente lo spirito delle cose, di convivere la loro spiritualità, la loro forza, la loro estetica. Tutto si basa su un semplice nastro vibrante, elastico, che ci avvolge immediatamente, si trasforma in corpo, in ornamento, sviluppando così il proprio specifico vocabolario; per comprimere l’essenziale, per focalizzare il geometrico, per ridurre ed eliminare ogni superfluità, ogni arabesco, ogni ghirigoro. L’arte dei Kaufmann è semplicità calcolata, messaggio programmato, un seducente “understatement”. La loro opera si colloca tra arte, design e oggetto odierno di bellezza eterna e funzionale. La connessione Miyake – Kaufmann è quel + dell'Arte che li rende addizionabili per espressione e approccio alla materia. La loro perfezione, la loro osservazione di luce, movimento, corpo permettono la loro unione, il loro incontro a Mantova.
Inaugurazione 3 febbraio ore 18
Spazio Bernardelli
Mantova Lombardia Italia
Via Umberto I, 27
Merc. – Dom. 15.30 – 19.00