Confini invisibili. Cinque serie fotografiche realizzate durante i suoi soggiorni in Medio Oriente, al seguito di missioni archeologiche. Una riflessione sulla situazione attuale di queste terre.
La mostra propone cinque serie diverse di Gatti, realizzate durante i suoi soggiorni in Medio
Oriente, al seguito di missioni archeologiche. In tutte si percepisce una forte volontà a
far riflettere sulla vera situazione attuale in queste terre, prevaricando le nostre
conoscenze limitate e parziali.
La serie Limes – limite, confine – è un’interpretazione personale dello spazio reale. Una
rielaborazione del concetto di soglia, defunzionalizzata per diventare cornice ma
conservando il suo limitare l’immagine nell’immagine. La finestra, divenuta inquadratura,
circoscrive e rende nuovo il paesaggio. Si crea una nuova totalità, delimitando, ma anche
mostrando si ha un raddoppiamento dell’immagine.
In contrapposizione con questo svelare si trova la serie L’invisibile dentro. Qui le finestre si
fanno soggetto, barriere che separano l’esterno dall’interno. Si legge qui una chiara metafora
della nostra possibilità di conoscere le reali vicende siriane. Si può percepire ma
non vedere chiaramente. Per Gatti quella di raccontare la situazione Medio Orientale è
un’urgenza, ma sa farlo con un approccio discreto e uno sguardo delicato. Spinge a riflettere
senza imporsi.
La luce del deserto chiara e splendente irrompe nelle fotografie della serie Rovine dove resti
imponenti e solenni di un passato glorioso catturano gli occhi e la mente tanto da essere alla
base dell’estetica del Sublime. Forme classiche perfette, provate dal tempo e dall’uomo,
testimoniano una prosperità e armonia in netto contrasto con la contemporaneità
frammentaria e violenta. La fotografia è strumento per far memoria del passato che possa
essere nutrimento per il presente. Fotografie perfette, solari, silenziose, non c’è presenza
umana eppure il paesaggio ne è pervaso. Non ci sono testimonianze dirette della controversa
situazione attuale ma sono vissute, impregnano la realtà raffigurata.
Immagini leggere e colorate sono anche quelle della serie Terra Promessa dove piccoli
oggetti personali, che accompagnano Gatti nella sua vita di viaggiatore, sono posati su mappe
colorate del Medio Oriente. La terribilità delle immagini si svela però da una più acuta
osservazione dove si può riconoscere che i confini disegnati non rispecchiano quelli reali. Non
c’è una rappresentazione obiettiva del mondo.
E infine la serie The Dark Side, presentata qui per la prima volta, dove Gatti scandaglia in
profondità l’animo umano fotografando disegni e tracce lasciate sui muri di case proibite
ai margini delle città. Luoghi in cui, nascosti agli occhi della pudicizia sociale, vengono sfogate
pulsioni viscerali, desideri repressi. Le immagini, stampate in negativo, registrano figure
bestiali, annotazioni istantanee, oscure, senza porre un giudizio. Testimoniando solo una
traccia di presenza umana.
Per Gatti farsi testimone della realtà Medio Orientale è un’esigenza, un gesto etico che
evidenzia, nel suo splendido stile rispettoso, la sua intensa e affettuosa tensione conoscitiva
verso il mondo siriano e arabo.
Un nuovo modo di raccontare il Medio Oriente in punta di piedi nella sabbia.
Massimiliano Gatti (1981), laureato in Farmacia e diplomato in Fotografia al cfp Bauer, da diverso tempo
porta avanti numerose ricerche fotografiche sul territorio Medio Orientale. Dal 2008 è fotografo presso la
missione archeologica dell’Università di Udine a Qatna, Siria. Nel 2009 partecipa alla collettiva Piattaforma
Zeronove, Modena, Fondazione Fotografia. Nel 2010 prende parte a un progetto di residenza artistica presso
Stills gallery, centro di fotografia scozzese a Edimburgo.
Nel 2011 espone all’ex Ospedale S.Agostino di Modena il
lavoro realizzato durante la residenza, nella mostra International Departures 11. A settembre del 2011 realizza
Materadio, un progetto fotografico incaricato da RAI Radio3 e dal comune di Matera e curato da Fondazione
Fotografia. Nel gennaio 2012 espone il progetto Peta nella mostra personale Oggetti Quotidiani, curata da Gigliola
Foschi presso la galleria Obiettivo Reporter a Milano, progetto che vince il primo premio del concorso di arte
contemporanea CoCoCo Como Contemporary Contest. Espone presso S. Pietro in Atrio a Como e al Broletto di
Pavia la mostra Proximus Est curata da Gigliola Foschi. Dal 2012 tiene corsi di fotografia Still Life presso Obiettivo
Reporter a Milano e un corso di fotografia archeologica a Dohuk, Iraq. Fa parte come fotografo di scavo del
Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive (PARTeN), una ricerca interdisciplinare condotta dall’Università di
Udine nel Kurdistan iracheno.
Inaugurazione: Giovedì 7 febbraio 2013 – dalle ore 18.00 alle 21.00
Galleria RBfineart di Riccardo Redaelli
Foro Buonaparte, 46, Milano
Orari: dal lunedì al venerdì, 10 – 12.30 / 14 – 18 | sabato su appuntamento
Ingresso libero