Scatola Magica...puntini sospensivi. Pittura. Un caleidoscopio di oggetti riletti sotto una nuova luce: carta, stagnola di involucri di cioccolatini, pezzi di collane e cinture, tappi, gomme.
Se la soluzione a un problema etico ed educativo, la mancanza di attenzione e rispetto verso le cose e la materia, potesse essere rappresentata dalla realizzazione di un'idea sui generis, si potrebbe tranquillamente affermare che i lavori di Giuseppe Panariello sono insieme la voce di una protesta e il mezzo pedagogico per scortare chiunque verso un approccio altro agli oggetti della quotidianità. È così che l'artista napoletano, dopo una lunga fase pittorica in cui ha ridimensionato il ruolo espressivo normalmente riconosciuto al colore, in favore di una ricerca e di una riedizione della materia, o forse si dovrebbe dire dei materiali, sceglie, per il nutrito iter allestitivo della mostra che presenta alla "Sabinalbano Modart Gallery", non solo un supporto inedito, la scatola, ma anche tecniche e materie prime, frutto di uno sperimentalismo avanguardistico e di una dinamica di riciclaggio, entrambi con un significato ben preciso. Nelle opere di Panariello, difatti, la materia, anche quella apparentemente meno 'nobile', assurge a vero e proprio tramite espressivo e creativo. La serie "Scatole" (opere concentrate essenzialmente tra il 2010 e il 2012) e quella "Scatola Magica... Puntini Sospensivi" (propria degli ultimi due anni) costituiscono un corpus espositivo di circa un centinaio di pezzi di vario formato con cui il creativo, da una parte, dà voce al suo rifiuto delle angustie e delle storture del mondo dell'arte contemporanea; dall'altra, spera di fornire una chiave di lettura alternativa delle cose e dei materiali che silenziosamente ci circondano ogni giorno. E ciò, seppur con il rigore di una tecnica matura e accorta, anche con l'estro e la libertà di un atto creativo senza barriere o steccati: non un lessico cromatico limitato, ad esempio, ma aperto a tutte le nuance e le tinte che più si prestano a esprimere un grido di rabbia, così come un momento di allegria e solarità. Se poi il supporto è sempre lo stesso, è da notare che non è mai però un vincolo, dato che spesso anche i bordi esterni sono disegnati, conoscono linee e geometrie, inserti di tessuto (persino polsini di camicie da uomo) o semplice colore. Altrettanto dicasi per il segno pittorico: un pentagramma dell'immagine che varia da opera a opera. Una sintassi della forma talvolta più gestuale, rabbiosa, densa, istintuale, testimone di quella voce fuori dal coro cui si accennava prima; talaltra più distesa e gioiosa, con un tratto live, che si stempera nei contorni dei materiali e degli inserti, chiamati a raccolta per significare l'espressione artistica.
E allora ecco un caleidoscopio di oggetti riletti sotto una nuova luce: carta, stagnola di involucri di cioccolatini, pezzi di collane e cinture, tappi, latta, fiammiferi, targhe d'auto e specchietti retrovisori in frantumi, polveri di metallo, cemento, gomme, gelatine, feltro, ori, guantiere da pasticceria, blister di farmaci 'travestiti' da antichi sigilli, pezzi di legno colorato che ricordano il celebre cubo di Rubik, sassolini nivei, smalti, e così a seguire. La materia, i diversi oggetti, nati a nuova esistenza, sono e rimangono vivi. Infatti, come il colore non è mai stato per Panariello solo elemento decorativo, ma qualcosa di vibrante, di emotivo, alla stessa maniera i materiali vanno salvati dall'oblio, riconosciuti in modo quasi sensoriale, percepiti sentimentalmente e rivisti in una nuova prospettiva pulsante e parlante. Ogni cosa ha una sua storia, un che da dire e raccontare, non solo con le parole, ecco perché si deve recuperare e portare verso una vita altra. Se tutto ciò caratterizza le opere più recenti, quelle dei 'puntini sospensivi' per intenderci, le "Scatole", poi, frutto di una riedizione di imballaggi in cartapesta di apparecchi tecnologici, hanno una veste lunare, una tridimensionalità maggiore, colori ferrigni e della terra, bruni e bruciati, quasi vulcanici, e una geometria essenziale, raffinata ma incisiva che ben si sposa con la concretezza e lo spessore dei materiali.
Artista versatile, napoletano, classe '51, GIUSEPPE PANARIELLO si è diplomato all'Istituto d'Arte sezione Decorazione Pittorica, ha frequentato l'Accademia delle Belle Arti sezione Pittura, si è diplomato in Arte Applicata ad Avellino sezione disegnatori di architettura e arredamento, ha insegnato per lungo tempo e oggi vive e lavora a Napoli. È stato tra i fondatori del movimento degli Eclettici (1969), per un periodo è stato legato al gruppo artistico della galleria la Parete e, sin dagli anni '70, ha presentato i suoi lavori in numerose collettive e personali in diverse gallerie e spazzi espositivi a Napoli, in tutta la Campania, in Puglia, a Firenze, Mantova, Bergamo, Cagliari, Campobasso e Torino, ricevendo vari premi e riconoscimenti. Sua l'iniziativa "Museo Under 14 Arte Contemporanea" e la relativa recente mostra al PAN.
Inaugurazione 7 marzo ore 19
Sabinalbano Modart Gallery
vico del Vasto a Chiaja, 52 - Napoli
Orario: 10-13.30 e 16.30-20
Ingresso libero