Cristini anziche' cercare l'essenza delle cose nei corpi la rintraccia negli interstizi; Dragoni Russo ribadiscono la loro predilezione per gli elementi accessori; Giambi si situa sul confine del dentro e del fuori approdando a Casabianca con una macchina; Sarleti applica il linguaggio pittorico all'analisi dei contesti economici e geografici.
a cura di Massimo Marchetti
Domenica 24 marzo, dalle ore 11, si inaugura la settima mostra di Casabianca con gli interventi di Ermanno Cristini, Dragoni Russo, Patrizia Giambi e Angelo Sarleti.
Anche uno spazio espositivo country ha le sue formalità. L’inconsapevole ostinazione a operare in termini di “dentro” e “fuori” - ostinazione del tutto innocua per un’opposizione solo apparentemente soft – deve essere sfidata nel momento in cui si percepisce di avere la responsabilità di incrinare un linguaggio abitudinario. Le abitudini difatti rendono schiavi e vanno tenute a bada. L’interpretazione dell’annullamento di questa opposizione è dunque lo spunto all’origine di questa mostra.
Ermanno Cristini anziché cercare l’essenza delle cose nei corpi la rintraccia negli interstizi, terra di nessuno del tempo e dello spazio. La metastabilità, concetto a cui fa riferimento il suo intervento, indica una condizione di “temporanea instabilità” o “precaria stabilità”: la metastabilità è quindi attesa, intervallo, quella stessa terra di nessuno dove i confini si confondono e nella quale si realizza il superamento del luogo.
Dragoni Russo ribadiscono la loro predilezione per gli elementi accessori, anche qualora si tratti di spazi. Dentro ma fuori Casabianca, è tracciato una proverbiale segno, una dichiarazione intima che affiora dal profondo e viene offerta allo sguardo di tutti con l’ambizione di conquistare una propria eternità. Rovesciando la superficie come un indumento, il sovvertimento del rapporto tra esterno e interno del supporto suggella il senso di quella promessa.
Patrizia Giambi per suo temperamento vive con la valigia sempre pronta, anche perché a volte c'è bisogno di partire senza preavviso. A Casabianca approderà con una macchina, per la precisione una macchina celibe in termini formali, ossimoro retorico che si situa sul confine del dentro e del fuori e che contiene la sua propria fine, prospettandoci come obiettivo del viaggio quello di arrivare alla fine della natura.
Angelo Sarleti applica il linguaggio pittorico all’analisi dei contesti economici e geografici. Anche in questa occasione la sua indagine attorno a un dato che interessa la quotidianità produce un segno che si rivela realista e oggettivo, e che rende il negativo dell’architettura di Casabianca un’indicazione concreta, precisa e misurabile sul qui e ora.
Inaugurazione Domenica 24 marzo, dalle ore 11
Casabianca
Zola Predosa, via Pepoli 12
fino al 14 aprile - su appuntamento 347 2627442