Latenze Visive. Disegni, volti misteriosi, silenti e mani che sembrano inscenare una sorta di alfabeto privato dei gesti. L'ultima ricerca dell'artista e' un percorso attraverso la traccia come resto di una latenza.
a cura di Giorgia Borrello e Valentina Piccinni
La MuGa Multimedia Gallery è lieta di presentare Latenze Visive, la prima personale romana di Luca Zarattini a cura di Giorgia Borrello e Valentina Piccinni. Giovane artista emiliano che ha fatto del continuo trapasso dalla figurazione alla de-figurazione la sua cifra pittorica, per gli spazi di MuGa presenta la sua ultima ardita ricerca: un percorso attraverso la traccia come resto o emergenza di una latenza. Due serie di disegni, volti misteriosi, silenti e mani che sembrano inscenare una sorta di alfabeto privato dei gesti - le cui eco convergono nel video Drawing 2.13 – dialogano con un trittico, dove l'implosione della forma e la matericità délabré della superficie pittorica dichiarano il percorso creativo dell’autore che si muove tra l'eleganza del segno e la violenza del gesto.
Un monito rigoroso sembra lanciare Zarattini in questo nuovo percorso espressivo, teso a ricordare che ciò che sottende sempre il quadro, la figura, anche nella sua definitiva scomparsa, è il disegno, la traccia, come prima declinazione visibile dell'invisto. Ritratti ignoti e non d'ignoti, identità ideali - e non maschere mortifere tese a restituire vita eterna a qualcuno che è o è stato - originate da un accumulo di memoria e di reminiscenze, e da impressioni prossime ma sfuggenti. Zarattini capovolge così il concetto stesso di ritratto, omettendo la corrispondenza, la contiguità tra soggetto rappresentato e oggetto della rappresentazione, muovendosi, in questa nuova declinazione del suo fare arte, tra il canone (nella forma) e la sua sovversione (nel contenuto), tra il sapere e il vedere. Ad essere invece referenziali sono le mani, dettagli di corpi esistenti che riportano alla memoria l’accademica tradizione degli studi anatomici, carichi di un’emergenza emotiva vibrante che fa di queste parti un tutto, un'opera compiuta. Se queste mani rimandano ad un “fare” che può essere inteso come quello disegnativo, i volti parlano di un accecamento, di un substrato di visioni latenti, di quell'oscurità da cui proviene l’opera. Ma cosa si cela dietro il disegno? La forma è il suo ultimo stadio: prima, all'origine, una riserva di latenze visive che affiorano come ombre, orme, tracce, sedimenti di memoria; un universo frammentario, a-temporale, effimero, che va a suggestionare lo sguardo dall’interno e che muove la mano.
Questo è ciò che emerge dal video Drawing 2.13, dove attraverso un’anti-narrazione si restituire ciò che del disegno finito rimane sempre nascosto: il processo immaginativo, l'enigma della visione.
Immagine: Luca Zarattini, senza titolo, matita su carta, 2012
Vernissage 21.03.2013 ore 19
MU.GA. embrio.net multimedia gallery
via Giulia, 108 - Roma
mar-sab 11.00-13.00 15.00-18.00